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Giuseppe-Nicola-Emilio-Pasquale-Felice SURIANI

Giuseppe-Nicola-Emilio-Pasquale-Felice

SURIANI

Figlio

 di Luigi Suriani e Teresina Lembo

Lupara 14 Aprile 1830

Tenimento di Miranda – Ponte dello Sterparo    

 5 Ottobre 1860

Trucidato per un’Italia unita

 

A cura di Gennaro Trivisonno


                                                                                         

Giuseppe Suriani nacque a Lupara il 14 aprile 1830 da D. Luigi Suriani – proprietario (consigliere d’Intendenza) e da Donna Teresina Lembo (Gentildonna).

Donna Teresina di Lupara, madre di otto figli di cui tre morti in tenera età, perno della sua famiglia, educò i figli negli ideali liberali, spingendo alla lotta armata l’unico figlio maschio ardente d’entusiasmo e fermato solo dalla angosciata opposizione della giovane moglie Luisa Bucci di Larino che ne dovette piangere l’uccisione dopo pochi anni di matrimonio. Unica consolazione che lascio Giuseppe a sua moglie fu il figlio nato il 28 maggio 1857 a cui diede il nome di Luigi Francesco.

La tragica morte del figlio, portò poco dopo alla tomba Donna Teresa, consumata dal rimorso. Il nome di Giuseppe Suriani trovò poi risonanza letteraria grazie al cognato Vincenzo di Lisio (intellettuale di Castelbottaccio) marito di Virginia Suriani che sarà padre del pittore Arnaldo, dopo circa 80 anni, grazie alla penna di Francesco Jovine che in una frase lapidaria del capolavoro meridionalista “Signora Ava” (1942) sintetizza il sacrificio del giovane.

da Signora Ava

“La guerra era perduta; c’era stata una grossa battaglia a Isernia; i galantuomini di tutto il contado erano stati presi in un’imboscata dai contadini e dai soldati di Re Francesco ed erano stati massacrati. A Don Giuseppe Suriani di Lupara un colpo di falce fienaia aveva spiccato di netto la testa. Di Guardia non tornò il giovane Calnori; gli altri ritornarono a piccoli gruppi sbandati, emaciati, stanchi del lungo cammino; rientravano senza canti e senza rumore.

La Guardia Nazionale che era rimasta a Guardialfiera una sera ripartì perché Civita era minacciata da bande di soldati e di briganti che venivano da Trivento.

Voci d’incursioni nei paesi vicini, violente, con sparatorie incendi e morti, si facevano frequenti: si diceva che i galantuomini che s’erano messi la camicia rossa se la toglievano per via per non farsi riconoscere.

Un pomeriggio un drappello di contadini e soldati a cavallo fece irruzione nel paese. Passarono con strepitio rovinoso di zoccoli, sparando contro le finestre delle case più ragguardevoli. Si fermarono davanti al portone di Calnori e lanciarono nell’interno il cappello del figlio morto a Isernia.”

Si nota chiaramente che Jovine cita il Suriani in modo chiaro e preciso, senza trasformarne il cognome come ad esempio fa per Caluori trasformato in Calnori.

Questo è dovuto certamente alla vicinanza di Jovine con i discendenti del povero Giuseppe che gli ha permesso senza remore di citare in chiaro il nome.

Citazioni:

Domizio Tagliaferri, di Matrice, all’epoca dei fatti domiciliato in Bojano, fece parte della spedizione del Tenente Colonnello Nullo a Pettorano con la qualità di Ufficiale farmacista nella Legione del Matese.

Egli, con molti altri, fu fatto prigioniero. Il suo racconto venne pubblicato nel Giornale La lega del bene, di Napoli n. 26 del giugno 1889 sotto il titolo “ Ricordi di un garibaldino”.

Testimonianza di Domizio Tagliaferri riportata sull’effimeride Molisana di Alfonso Perrella  pag. 199:

Malconci e pesti, ci condussero alle carceri d’Isernia. Colà un’orribile quadro straziò il mio cuore. Sull’edificio della fontana pubblica, sita nel largo della chiesa della Concezione, riconobbi dalla simpatica barba alquanto lunga e bionda, fra le diverse teste recise dai rispettivi busti, e colà allineate, appartenenti alla spedizione De Luca, pochi giorni prima, quella del mio parente il bravo Giuseppe Suriano di Lupara (Molise), con gli occhi vitrei e spalancati ancora che pareano chiedessero vendetta a noi poveri inermi, con la bocca socchiusa quasi volesse dire:

<< Son morto, ma vendendo cara la vita; ma gridando: Viva la Libertà, Viva l’Italia una e indipendente, Viva Garibaldi il vincitore dei due mondi!…  imitatemi!… >>

Lo spettacolo era atroce. Faceva rabbrividire!.. Noi,  rassegnandoci ad una sorte altrettanto infelice e raccapricciante, seguivamo gli sbirri.

 

Tratto da “STORIA D’ISERNIA di Antonio M. Mattei –Volume III Dai Borboni alla II Guerra Mondiale – Documenti Inediti

“CAPITOLO XXX

LA SPEDIZIONE DE LUCA IN UN MANOSCRITTO INEDITO

RIVELAZIONE SCONVOLGENTI DI UN TESTIMONE OCULARE.

 

 

pag.180-181

Quei che rimasero vittima, e propriamente sotto il comune di Miranda furono: D. Giuseppe Suriani, figlio del Sotto-Intendente D. Luigi, giovane onesto ed ardente di libertà. Questi, mentre a briglia sciolta su di un cavallo attraversava alcuni vigneti, colla speranza di raggiungere la colonna, trovo innanzi ai passi un profondo torrente impossibile a saltarsi: il perché deviò percorrendo la sponda di sopra in sotto. Ma qui, o che vi erano passati degli insorti o che vi fossero accorsi non appena l’ebbero veduto, una scarica di archibugio al petto il fé precipitare di cavallo; e poscia un colpo di scure al fianco gli tolse quasi interamente la vita. E come ciò non bastasse alla vendetta di quei barbari, gli spiccarono il capo dal busto, e messolo su di un palo, lo recarono in Isernia, come segno del loro trionfo e d’inaudita barbarie.

E qui mi sia lecito riflettere, come certi casi contribuiscono alle volte ad accrescere la superstizione del volgo; quantunque gli eventi futuri, allorché dipendono da liberi contingenti, non possono mai esser preveduti da mente creata.

Il Suriani fu per molti anni alunno nel collegio Sannitico di Campobasso, ed ivi mostravasi affetto da sonnambulismo: e ciò faceva che anche i suoi sogni regolari avessero dello strano, e quasi della fissazione.

Laonde ci raccontava, e spesso lo comunicava anche nell’atto del sonnambulismo, di essere assalito dai nemici, di essere da questi bastonato, maltrattato, infine ucciso, e straziato. Infelice! L’animo suo par che molti anni prima presentisse la tragica fine che gli era riserbata nell’infausta spedizione d’Isernia!!!

Per una strana coincidenza ho avuto l’onore di conoscere in modo diverso due personaggi di questa vicenda; Il patriota Giuseppe attraverso le ricerche d’archivio e bibliografiche e l’ultimo Giuseppe di una genealogia ormai estinta per il ramo maschile.

Giuseppe Suriani classe 1953 è stato mio compagno di classe nelle tre classi della scuola media “I. Petrone sez. A” nella prima metà degli anni sessanta ed a Lui “ Giusi” è dedicato questo lavoro con rammarico per la sua prematura scomparsa avventa nel 2008.

Per una mia sensazione e per qualche riscontro oggettivo ritengo ci sia una sorprendente somiglianza tra le due figure sia caratteriale che fisica, sembrano quasi sovrapponibili. La descrizione fisica degli atti del processo, il racconto da alunno nel Regio Collegio Sannitico uniti a tre anni di relazione scolastica con Giusi con la sua ardita esuberanza ed estro, che gli sono costati tre giorni di sospensione,il collegio, ne fanno la figura di due ragazzi dall’ irrequietezza benevola e simpatica.

Ritengo inoltre che ci fosse in comune anche la passione per i cavalli, questo sicuramente per Giusi.

Genealogia di Giuseppe Suriani

 

Archivio di Stato di Campobasso – Processi Politici – b.125/1-2 e 126/1-7

               L’orribile notte  di Castelpetroso                tra il 17 e 18 Ottobre 1860

Storia raccontata attraverso gli atti giudiziari

PROCESSI POLITICI

Archivio di Stato di Campobasso – buste 125/1-2 e 126/1-7

Trascrizioni

Cosmo Armenti, Fiore Arcaro e altri sono accusati di cospirazione, furti, arresti arbitrari e uccisione di garibaldini – Castelpetroso 1860

  1. Vol 1 – Elenco di tutti gli atti contenuti in questo procedimento

rif. pag.141 Busta 125/1/a

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso.

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa citazione, è comparso-

Giuseppe Cielli  fu Costanzo (Ciello)

di anni 66, contadino qui domiciliato, l’indifferente dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato, analogamente a ‘ risposto

Il mattino del 18 ottobre 1860, spinto da curiosità andiedi  sulla strada nuova, per vedere il massacro de’ garibaldini che diceasi fatti il dì precedente, e difatti osservai che circa 33 cadaveri giacevano nudi-  Non potendo resistere a tale vista mi restituì in paese, ma giunto innanzi la cappella  di S. Giuseppe, osservai un’altro che giaceva ferito in testa, circondato da gran calca di popolo-

In tal mentre sopraggiunse Domenico di Francesco S. Antuono, il quale dando spietatamente due colpi col  codarcio del fucile a quell’infelice lo fece alzare da terra- Questo perì esinanito di forze cadendo si rovesciò dalla strada nel sottoposto fondo, ed  allora il di Francesco, tirandogli un colpo di fucile in petto lo fece mancare ai vivi. c’era in mezzo a quella calca, anche Beniamino Astore, armato di fucile, ma non so se anch’egli avesse preso parte in tale uccisione.

Altro non conosce-

Rif. pag.3 Busta 125/1/a

L’anno 1861, il giorno sedici Febbraio, in Campobasso

Innanzi a Noi Giovannantonio De Gennaro giudice del circondario di Cantalupo, assistiti dal Cancelliere Signor Morelli, previa cedola è comparso-

Michelangelo Notte fu Domenico

di anni 19 (15), contadino, nato e  Dom to in S. Angelo in Grotte-

Avvertito a norma del rito, e analogamente richiesto, ha risposto;

Nel giorno in cui successe l’attacco fra la colonna comandata da Nullo, ed i soldati borbonici unitamente ai contadini armati di molti comuni, ho veduto da sopra una vetta denominata Colle di Cifelli in tenimento di Castelpetroso uscire dalle falde della medesima, vicino alla strada nuova Domenico Bertone di Tobia con un fucile in mano a circa le ore ventidue  e mezzo mentre i soldati della detta colonna Nullo fuggivano fucilati dovunque scappavano dagl’      d………  appollaiati dietro le macerie, ed i sassi. Dal luogo donde usci Domenico Bertone si sentivano de’ colpi do fucile, che producevano la morte di parecchi garibaldini, e siccome …….altro era nel punto dove si trovava il Bertone in aguato, cosi egli e non altri era l’uccisore de’ detti Garibaldini. Ho veduto pure il Bertone in mezzo alla strada  nuova vicino ad una carrozza i cui cavalli erano stati uccisi nella mischia e vicino ad essa vidi molti cadaveri

Busta 125-2-b

125/2

Nicolamaria  de Sanctis es Guardia di Onore di Campobasso – 400 ducati – Quartier mastro pagatore suocero Giuseppe d’Onofrio Ufficiale pagatore della colonna comandata da Campofreda

Rif. Pag. 26

Al Signor Procuratore Generale presso la Gran Corte Criminale in Molise

Giuseppe d’Onofrio legale a Campobasso rispettosamente espone,

Che nella infelice spedizione del 17 ottobre ultimo per reprimere i ribelli d’Isernia sotto il comando del Colonnello Garibaldino F. Nulli, e del Capitano Campofreda di Portocannoni, vi era D. Nicolamaria de Sanctis ex guardia di Onore, suocero del supplicante il quale non ha fatto più ritorno, e dicesi pubblicamente dagli stessi compagni d’arme, di essere stato ucciso e sepolto nel tenimento di Castelpetrosso lungo la strada rotabile, e propriamente nel luogo denominato limiprete; il di cui  cavallo sellato preso da un tal Giovanni Vecchiarelli di Castelpetroso, è stato non ha guari  (alquanto, molto, assai) restituito alla famiglia per mezzo del Sotto Governatore  d’Isernia-

Espone  che fra i dieci contadini di Castelpetroso , i quali trovansi arrestati in questa Carcere Centrale,  evvi Alessio Cicchino di Nicola , il quale nel verbale di cattura redatto dalla Guardia Nazionale di qui , ha deposto che un tale Celidonio Giancola di quel comune abbia ucciso un galantuomo a cavallo, del qual cavallo s’impadronì il sopradetto Vecchiarelli obbligato di poi  a presentarlo al Sottogovernatore. Soggiunse esso Cicchino che ai diversi cadaveri colà rinvenuti fu data sepoltura nel luogo dicasi Limiprete dal Sacerdote D. Giovanni Armenti di quel comune aiutato dal nipote Luca.

Il supplicante nel denunziare questo fatto alla giustizia implora le più energiche misure per lo scoprimento e punizione dei rei prendendo di mira  non meno il Cicchino arrestato  coi  nove altri suoi compagni , che il Giancola, e specialmente il Vecchiarelli il quale se ha restituito il cavallo ha dovuto appropriarsi il valiciotto che conteneva molto contante destinato per la Colonna, di cui il de Sanctis era ufficiale pagatore.

Vi è qualche altro che imputa la uccisione anche ad un tal Pietro Cifelli del detto Comune. Tutti costoro saranno probabilmente autori principali,  o complici di quell’eccidio.

Gli elementi sulla identità dell’ucciso S. de Sanctis sono i seguenti

Statura giusta,

Età di anni 50,

aveva soli mustacci senza barbette

Vestiva al di sotto della giacca di velluto il piccolo uniforme di guardia di Onore con coppola coverta da incerata-

Era armato di sciabole (sciabla), e due pistole da arcione-

Si riserba il supplicante dare altri lumi a misura che li avrà raccolti.

Campobasso 14 Novembre 1860

Giuseppe d’Onofrio

Busta 125/2 – rif. Pag. 29

Foglio di lumi che presenta Giuseppe d’Onofrio legale a Campobasso  al S. Regio Procuratore Generale  della Gran Corte Criminale  di Molise sull’assassinio commesso dà reazionari di Castelpetroso in persona del di lui suocero D. Nicolamaria de Sanctis ex Guardia di Onore.

1° Il  de Sanctis partì da Campobasso  nel dì 16 ottobre 1860 in qualità di ufficiale pagatore della  Colonna capitanata da Campofreda portando seco ligato alla sella del suo cavallo un valiciotto ad  uso di Guardia di Onore , dentro cui  eravi la somma di D 400.00 da servire per la  detta Colonna, oltre altri D 100.00 di sua particolar moneta-

Cominciato lo attacco nel 17 ottobre, il de Sanctis verso sera mentre a cavallo si agirava  nella contrada Lintiprete di Castelpetroso per far ritorno in Campobasso cadde vittima in uno di quelli aguati. Possono essere intesi come testimoni gli individui al margine notati

2°  Pochi giorni dopo lo avvenimento D Gaetano Fazio da Carpinone avendo interrogato Pasquale Vecchiarelli  di Castelpetroso sul destino della Guardia di Onore D. Nicola de Sanctis, il Vecchiarelli gli rispose che questo Guardia di Onore verso sera del 17 Ottobre era caduto dal cavallo in seguito di un colpo di fucile , e fu finito di uccidere mentre implorava soccorso i che il cavallo rattrovavasi presso di lui pronto a restituirlo a chi si conveniva , ma senza volersi compromettere , nel qual caso avrebbe fatto in modo di far restituire anche la sciabla, conoscendo l’individuo che se n’era impadronito-

La medesima cosa il Vecchiarelli ripeteva al S. D. Ruggiero Fazio avvocato di Campobasso  il quale reduce da Isernia  transitava per la di costui taverna in Castelpetroso-

3° Nel 5 Novembre seguente la Guardia Nazionale di Campobasso procedeva allo arresto di dieci individui di Castelpetroso  i quali transitavano sospettosi per Campobasso , nonchè ad un reparto di armi , rimettendo gli atti al Regio Giudice di Campobasso – Tra questi individui un tal  Alessio Cicchino depose che il suo compaesano Celidonio Giancola uccise un galantuomo a cavallo, del qual cavallo si era impadronito Pasquale Vecchiarelli anche di Castelpetroso, e che il cadavere era stato in quella contrada Limiprete sepolto dal Sacerdote D Giovanni Armenti aiutato da suo nipote  Luca

4° Dopo lo arrivo del vittorioso Generale Cialdini e del nostro Re Vittorio Emmanuele in Isernia  Pasquale Vecchiarelli a consiglio di D Domenico d’Uva  presentò al sottogovernatore in Isernia un cavallo sellato, che poscia riconosciuto si esser precisamente quello del S. de Sanctis veniva a me inviato in Campobasso per mano del S. D. Pasquale Cerio –

5°  Per mezzo di un tal Cesarino Scarsella agente del Duca di Castelpizzuto , che può essere interrogato, ho saputo che uno degli autori o complici dell’assassinio fosse Pietro Cifelli  anche di Castelpetroso

Quanto al Vecchiarelli se presentò al sottogovernatore il cavallo sellato, o è egli l’autor principale dell’assassinio, o complice non potendosi supporre che fosse stato freddo spettatore di sanguinosa scena, o infine uno dè testimoni sotto i cui occhi fu consumato il reato-

Per le quali cose s’interessa vivamente la giustizia del S. Procuratore Generale disporre che nell’istruirsi una regolare processura al riguardo il Regio Giudice Istruttore d’Isernia tenga presente gli elementi raccolti fin dal 5 Novembre dal Regio Giudice di Campobasso circa lo arresto di dieci individui di Castelpetroso, onde scoprire i veri autori dell’assassinio-

Campobasso 5 Dicembre 1860

Giuseppe d’Onofrio

1° D. Nicola Campofreda

2° D. Achille Campofreda

3° D. Antonio Campofreda

            di Portocannone

4° D. Gioacchino Occhionero

             di Ururi

5° D. Giacomino Zarrelli

6° D. Giuseppe Zarrelli

             di Monacilioni

Busta 125/2/b – Rif. Pag. 32

Al signore

Il signor Procuratore Generale presso la Gran Corte Criminale di Molise

Signore

Fin dal Novembre scorso anno 1860 il Giudice Istruttore d’Isernia compilava una processura intorno all’assassinio commesso in persona del mio S. suocero D. Nicolamaria de Sanctis dai reazionari di Castelpetroso nel 17 Ottobre detto anno-

Or siccome son decorsi circa cinque mesi senza che il processo fosse stato a Lei rimesso ,  e molto mena o meno si è proceduto allo arresto di Pasquale Vecchiarelli taverniere di Castelpetroso, che predò il cavallo del disgraziato con la valigia contenente cinquecento docati; interesso, Signor Procuratore Generale, la di lei giustizia prender conto da quel  S. Giudice Istruttore del ritardo dello invio del processo non mieno che della persona del Vecchiarelli –

Campobasso 22 Marzo del 1861

Giuseppe d’Onofrio

Busta 125/2/b – Rif. Pag. 34

Al Signore

Signor  Procuratore Generale presso la G. Corte Criminale in Molise

Giuseppe d’Onofrio di Campobasso l’espone che avendo fin da Novembre scorso presentato alla di lei giustizia un foglio di lumi intorno all’assassinio commesso in persona di D. Nicolamaria de Sanctis dai reazionari di Castelpetroso, e vedendo ora ritardata la processura,  prega la di lei giustizia  prenderne esatto conto, ordinando ancora che il Giudice Istruttore tenghi presente gli atti compilati  in Campobasso intorno allo arresto di dieci contadini di Castelpetroso, uno dei quali e propriamente Alessio Cicchino depose fatti circostanziati, che risguardano l’assassinio sopraindicato

Campobasso 2 del 1860

Giuseppe d’Onofrio

Nota: D. Nicola de Sanctis Guardia Nazionale di Monacilioni- 400+100 ducati di sua proprietà-partì da Campobasso il 16 ottobre-

Nota istruttoria – Rif. Pag. 71

Nel dì 16 ottobre ultimo una colonna di Guardia Nazionali, comandata da Colonnello Nulli giungeva da Campobasso in Pettorato per quindi recarsi a reprimere la reazione che ferveva                 in Isernia, Però aggredita da una massa di rivoltosi venne battuta e dispersa, e molti della stessa rimasero uccisi. Fra coloro che incontrarono la morte vi fu la Guardia d’Onore D. Nicola de Sanctis del detto Comune di Campobasso . Il di costui genero D. Giuseppe d’Onofrio con diversi esposti ha dedotto alla giustizia-

Che il Sig. de Sanctis partì da Campobasso nel di 16 ottobre 1860 in qualità di Ufficiale pagatore della colonna Capitanata da Campofredi portando seco ligato alla sella del suo cavallo un valiciotto ad uso di Guardia d’Onore , dentro cui eravi la somma di Ducati 400 da servire per la detta colonna oltre altri Ducati 100 di sua particolar moneta-

Indicava per testimoni di tal fatto il d’Onofrio i nomati D. Nicola, D. Achille. E D. Antonio Campofreda, di Portocannone, D. Gioacchino Occhionero di Ururi, D. Giacomino Zarrelli e Giuseppe Zarrelli di Monacilione. E perciò e pregato il Giudice Istruttore del Distretto di Larino   raccogliere le deposizioni degli individui sopra nomati  = Isernia 10 Gennaio 1861 = Il Giudice Istruttore = Manfredi

Rif. Pag. 84

Testimonianza di D. Gioacchino Occhionero nato a Ururi domiciliato nel Comune di San Giuliano di Puglia (circondario di Bonefro) come da dichiarazione del sindaco di Ururi C o G Musacchio

L’anno 1800sessantuno il giorno cinque Aprile in Bonefro-

Innanzi a Noi Salvatore Evangelista Giudice del Mandamento di Bonefro, assistiti dal Cancelliere Sostituto D. Ippolito de Laurentis-

Previa citazione è comparso

D = Gioacchino Occhionero fu D. Emmanuele di anni 65  proprietario domiciliato in San Giuliano  di Puglia-

l’indifferente

ha giurato di dire tutta la verità, null’altro che la verità-

Analogamente interrogato, a’ dichiarato quanto appresso-

Signore – Ricordo che nel 15 e 16 Ottobre ultimo D. Nicola de Sanctis quale ufficiale pagatore della Colonna Mobile destinata per Isernia, ebbe dal Ricevitore di Campobasso ducati quattro, o cinquecento tutti in moneta d’argento _ Il denaro fu posto dentro una valigia rossa da Guardia d’Onore, la quale venne collocata nella carozza dove trovavami io in compagnia di lui, e di Nicola Campofreno – Pervenuti sotto Cantalupo smontammo per ordine del Colonnello Nulli, ed il de Sanctis prese la valigia contenente il denaro, e la ligò sulle sella del suo cavallo- Nella sera susseguente lo stesso venne ucciso nelle gole di Castelpetroso, ed è naturale che gli assassini i quali lo massacrarono, depredarono anche tutti gli effetti, che asportava-

Ignoro perfettamente se il detto de Sanctis portava in quella circostanza altro denaro di sua esclusiva spettanza-

Lettagli l’à confermata, e si è sottoscritto

Gioacchino Occhionero

       Il Giudice

S. Evangelista

I de Laurentis Sost

Onesta Cifelli fu Giuseppe, d’anni 44, contadina domicilata in Castelpetroso

Interrogata sul motivo del suo arresto, ha detto ignorarlo-

Fattale noto di essere stata arrestata  perchè si sono rinvenuti in sua casa un fucile militare e due baionette intrise di sangue, e dimandata opportunamente sul modo come dette trovansi sporcate di sangue,

Ha dichiarato

Signore = Nei principii del mese di Ottobre ultimo molti mie paesani, e fra questi mio figlio Domenico Cicchino , vennero qui in Isernia provvedersi di fucili, che si dispensavano da queste Autorità- In tale occasione detto mio figlio ricevette un fucile militare con la corrispondente baionetta, e che è appunto quella che io stessa consegnai a’ Carabinieri Reali – Detto fucile non è stato affatto adebito da quell’epoca, e si conoscxe dalla rugine, la quale per essere è stata giudicata essere sngue – (Dopo tre o quattro giorni …..) cancellato – La baionetta alla paesana, anche rinvenuta in casa mia  non è de’ miei figli, ma si appartiene a Luca Armenti  nipote di D. Giovanni Armenti, che da molto tempo diede a tenere al mio figlio Domenico per l’amicizia che tra essi vi passava – A conoscere che la mia famiglia abborre dal sangue, le manifesto, che in quella sera in cui restò disfatta la colonna Garibaldina, venne in mia casa a rifuggiarsi un giovanotto di circa anni 18 per nome Carmine, ed io lo tenni nascosto per tutto il corso della notte, anche col consenso de’ miei figli, anche a pericolo di vita

Fatto giorno passo una catena de’ Garibaldini arrestati, ed io fui obbligata consegnare detto giovinotto per scampare dal pericolo- Detto individuo è vivo e non ha guari s’incontro con mio figlio verso Lucera di Puglia e mi mandò a ringraziare per averlo scampato dalla morte- Un’altro Garibaldino che fuggiva unitamente a quello da me ricoverato,  dubitò di ricoverarsi anch’esso in mia casa  temendo qualchè tradimento-

Ad altra domanda ha dichiarato- In quel giorno in cui avvenne lo attacco mio figlio stava a lavorare sulla strada consolare  e non faceva parte de’ contadini armati, perchè il fucile gli venne consegnato dopo quello attacco-

Ad altra domanda, ha dichiarato, che essa non conosce chi erano coloro, che conducevano arrestati i prigionieri per non conoscerli-

Da tale lettura di questa dichiarazione, ha detto contenere il vero, e di non saper scrivere per cui l’abbiamo segnata noi e di nostro segue firma + altr due firme illegibili

5.4 Castelpetroso

Il  Municipio, sentite le autorità distrettuali e provinciali, accetta di fatto il governo dittatoriale.

Processo verbale dell’interrogatorio del sindaco di Castelpetroso Tommaso Forte davanti al giudice istruttore del distretto di Isernia

Castelpetroso, 19 aprile 1861

Riproduzione a stampa della cc. 100 r.

A.S. Campobasso, Atti sul brigantaggio e processi politici

n.95/2

Rif. Pag. 100

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno diciannove Aprile in Castelpetroso Innanzi a noi Michele Carbone Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia è comparso previa citazione D. Tommaso Forte di Domenico, d’anni 52, Sindaco del Comune di Castelpetroso

Dopole debite avvertenze di rito, e fatte assicurazioni di non avere rapporti colle parti, interrogato convenevolmente

Ha dichiarato = Nel giorno nove  Settembre (forma abbreviata) 1860 ci fu partecipato il telegramma della istallazione del Regno Dittatoriale  nel Regno delle Due Sicilie .

Il Municipio di cui era Sindaco accettò di fatto il Governo Dittatoriale essendosi posto in relazione colle Autorità Distrettuali Provinciali che erano emanazione di quel potere- Nel giorno prima 8  (abbr. mese) Isernia fece la sua reazione che si propagò presso tutti i comuni del distretto- Il mio Municipio però si mantenne saldo sino alle 6 del dì mese di S. bre, quando ………………………………….

Di Giovanni Armenti armato di fucile coll’assistenza di Michelangelo Cifelli, già arrestato nelle distrettuali, Fiore Armenti, Giovanni  di Stellante Valentino, Felice Cifelli fu Addolorato, Angelo  D’Uva fu Giovanni, ed Angelo Martella armati del pari di fucile, e tutti senza far parte della Guardia Nazionale, e senza il debito permesso della polizia, proclamò reazione adducendo di aver ricevuto carta bianca. Gli atti di reazione furono i seguenti. Disarmò in compagnia dei predetti il Supplente D. Domenico D’Uva,  D n Serafino Cifelli, D n Giuseppe Ferrara,  Domenico Fabrizio Nicola Palumbo, Geremia Paolelli, D Ferdinando Cifelli, Giovanni Pugliese, ed altri e me ancora-

e  p io         ad     sc nare             Il grido di viva Francesco 2, che però non venne acclamato da questa popolazione. S’impossessò del quartiere della Guardia Nazionale e tenendovi i quadri borbonici che erano stati abbandonati nella Cancelleria Comunale- Istallò una guardia a suo talento, e nominò Sindaco a vita Nicola Palumbo, il quale pigliò possesso principiando a fare una perquisizione in casa del locandiere Giovanni Martella nel dì 7 del…  …., e dopo tale operazione diede un pranzo in casa D’Innocenzio Ferrara a Giacomo Armenti, e compagni- Per evitare che la canaglia diretta dal detto Armenti non eccedesse in strage e saccheggi prendendo esempio da  ……., il supplente Sig. ?  D’Uva, il Ca.. D. Serafino Cifelli ed il Parroco Dn Giuseppe Giancola fecero direttamente una dimostranza personale presso il maggiore Landi, il quale dispose che il Supp (abbr di supplente) ex  Ca                                                            a comandare La Guardia di pubblica sicurezza, e dispose che l’Armenti fosse arrestato-  Il di costui arresto fu eseguito la sera de’ sette, egli si trovò in dosso un uff. ? che Landi aveva diretto al Sindaco pel disarmo, ed un pezzetto di carta, che egli spacciava per carta bianca, il quale non conteneva altro che  un foglio di via

segue fino a pag. 104

pag. 151 stralcio

giunti vicino al camposanto  colà viena un’altro Garibaldino ferito che si disse essere un medico di Sparanise. Domenico di Francesco Santantuono

Rif. Pag. 200

Ill.mo Signore

Ill.mo Signor Regio Procuratore presso Il Tribunale Circondariale di Isernia

Signori

Fra le vittime di quel tremendo disastro piombato sulla Colonna del Nullo tra Pettorano e Castelpetroso il 17 Ottobre 1860, lo assassinio del mio Sig Suocero Nicolamaria de Sanctis ex Guardia di Onore  di Campobasso richiami la giustizia di diversi Giudici Istruttori, i quali accapparono come il disgraziato fu barbaramente ucciso a colpi di scure, derubato di oltre quattrocento ducati che aveva nella valigia in qualità di Quartier mastro pagatore; Del cavallo; delle armi; spogliato dell’uniforme, e per una terribile ironia gittato il pesto suo cadavere su dal ponte che resta nella strada di Castelpetroso , la ove furono commessi e consumati altri inauditi crimini..

La processura istruita dal primo Giudice di Carpinone verso il Maggio 1861 Dietro replicati fogli di lumi da me presentati, liquidava i fautori del reato, e l’ex  Procuratore Generale dell’abolita Gran Corte Criminale di Campobasso confirmava i mandati  di deposito contro

Amodeo Zappitelli,

Cosimo Giancola,

Addolorato Folliero di Antonio,

Diamente Giancola,

Fiore d’Uva,

Addolorato Vecchiarelli,

Martino Forte,

Isidoro Notte,

Vincenzo Vecchiarelli,

Domenico Zappitelli,

Marino Zappitelli,

tutti di Castelpetroso

Posteriormente poichè non si vedeva arrestato alcuno dè sopradetti imputati per futili motivi addotti dal Capitano della Guardia Nazionale di Castelpetroso, lo stesso Procuratore Generale trasmetteva direttamente all’arma de’ r. Carabinieri di Isernia nuovi mandati di cattura per gli enunciati imputati i quali a scherno quasi della stessa giustizia si vedevano nel proprio paese attendere alle domestiche faccende.

Siccome volge il terzo anno, il processo tutto è che compiuto, non vedesi rimesso alla Sezione di accusa, dovendo io costituirmi parte civile in giudizio, ne interesso vivamente la giustizia della Signoria Vostra per sollecito invio, e per le pratiche dell’arresto degli altri imputati che finora non sonosi costituiti nella Carcere

Da campobasso addì 3 maggio 1863

Giuseppe d’Onofrio

Riferimenti:

Pag. 201   26/6/1863 – Richiesta di scarcerazione di Domenico di Francesco

Pag. 202   20/6/1863 – Richiesta di scarcerazione di Domenico di Francesco da parte della giunta comunale di Castelpetroso

Vari appelli

Pag. 210 ——————-Riscontro pendenze penali su 110 indagati sia sul circondario di Campobasso ed  Isernia

Pag. 260 ——————- Istruttoria per 108 imputati di :

Cospirazione ed attentato per cambiare la forma del Governo, di eccitamento alla guerra civile, di arresti arbitrari a 6 ottobre 1860-

Di grassazione con omicidi nelle persone di molti Garibaldini, di arresti arbitrari su di altri Garibaldini , avvenuti la sera e’ 17 ottobre dello stesso anno 1860 in Castelpetroso / Molise/

Fatto

Nel giorno 6 ottobre 1860 Giacomo Armenti fu Pasquale, reduce da Isernia nella sua patria di Castelpetroso affermò di aver colà ricevuto dal Potere Militare Borbonico Carta Bianca per la quale proclamando il ristabilimento del Governo de’ Borboni alle grida di Viva Francesco II° si accinse al disarmo della Guardia Nazionale armandovi i suoi complici, rimossa dalle cariche municipali coloro che le occupavano.sostituendovi altri, e segnatamente all’ufficio di Sindaco un tal Nicola Palumbo  –

In unione di altri complici lo Armenti arrestò i germani D. Ernesto ed Ettore Forte, e D. Giuseppe Ferrara, che dopo un giorno libera. In uno, immutando lo stato precedente,  assunse a se il potere e la somma dell case-

Era il paese in tale stato di disordine ed incertezza di avvenire, quando in sulle ventitre ore italiane del giorno 17 ottobre 1860, alla nuova dello sbandamento e della rotta presso al vicino paese Pettorano della colonna de’ Garibaldini  capitanata dal Colonnello Nulli, che una voce si sollevò in Castelpetroso, All’armi all’armi a riunir gente, furono sonate a stormo. Presti si trovarono all’invito molti contadini,  armandosi chi di fucile, chi di scure, e chi di picca.

De’ Garibaldini che per quella volta aveano cercato un scampo  fu il primo a subire gli orrendi eccessi dell’immane ferocia di quella gente il Sig. Nicola De Sanctis di Campobasso che barbaramente venne sacrificato, e poi derubato, e denudato fin della camicia e delle scarpi-

E  proseguendo quella turba  le tragiche scene di sangue fino a circa tre ore della notte si fece a percuotere chi con la scure, e chi esplodendo il fucile su i Garibaldini che transitavano l’adiacente strada che mena a Campobasso; si che spense quarantaquattro Garibaldino, quanti il di seguente ne numerava Giuseppe Procaccini -/ vol. 2 del processo pag. 20/-

Come le vittime cadevano estinte, cosi tosto erano dagli assalitori  denudate-

La sopravvegnenza della notte non isminui la furente ferocia di quei popolani; e novelle vittime venivano al di seguente riserbate-

Il Garibaldino Sig. (abbr) Salvatore Caropreso di Visciano di Calvi era condotto arrestato per la via d’Isernia il mattino de’ 18 Ott e quando presso il cimitero di S. Giuseppe in Castelpetroso raggiunto da Domenico Di Francesco fu Antonio fu da costui con un colpo di fucile ucciso-

Nella notte precedente e nel mattino de’ 18 Ott. molti Garibaldini per più favorevole fortuna, campata la vita, erano stati arrestati e condotti al Posto di Guardia – Di essi al numero di 18 spediti in Isernia per la via di Carpinone sventuratamente pervenuti in questo paese furono con irresistibile violenza strappati a’ condottieri, e fucilati-

Attesocchè il fatto savvaci pasto per quel che concerne la uccisione de’ Garibaldini travasi genericamente comprovata essendosi mercè la  disumazione verifato il fatto permanente delle ossa?      spolpate di varie di quelle vittime sepolte qua e la ne’ campi prossimi a Castelpetroso; e d’altronte in via suppletoria con lo esame di molti testimoni si è costatata la uccisione e lo spogliamento di quarantaquattro Garibaldini -/ Vol. I pag 118, 190,191 – Vol. 2 ? 173, 174, 20-

Attesocchè dall’istruzione risultano sufficienti indizi per ritenere Giacomo Armenti autore, e gli altri imputati segnati sotto il numero secondo fino al nono inclusivamente complici nel reato de’ 6 ottobre 1860 costitutivo dell’attentato per cangiare la forma di governo, nell’arresto dei fratelli Ernesto, ed Ettore Forte-

Del porvi sufficienti prove ed indizi gravano a peso degl’imputati segnati ne’ numeri dieci e seguenti a tutto il numero cinquanta inclusivamente che li designano autori delle uccisioni e grassazioni de’ Garibaldini= e di essi imputati i tre notati sotto a’ numeri 10,11, e 12 Cifelli Arsenio cioè, Cifelli Nicolangelo di Salvatore, e D’Uva Giovanni; oltre a fatti di uccisioni e grassazioni avvenute a 17 Ott.e di cui ora si è cennato, presero eziandio parte nella reazione del 6 dello stesso ottobre-

Per Salzilli Teodoro e da osservare che comunque il processo non somministri indizi pur ritenendolo  autore o complice nelle uccisioni avvenute a Castelpetroso il 17 ottobre, pure è provato che egli era un celebre reazionario, che durante la reazione d’Isernia e Castelpetroso e’ seguiva le bande Borboniche,e fu in Isernia; di che da colà dispose l’arresto di D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi che trovasi per esser liberale nascosto in Castelpetroso-

Quanto ad Armenti Innocenzio, per cui da Pubblico Ministero domandassi un proseguo d’istruzione rilevasi che quantunque giovi disporre ed eseguire il proseguo pure gl’indizi raccolti sono bastevoli ad autorizzare la cattura per essere interrogato- Oltre alla voce quasi pubblica che correva nel paese, e che lo designava autore dell’uccisione d’un garibaldino, fu precisamente veduto dal testimone Giuseppe D’Uva quando esplose il suo fucile ed uccise il Garibaldino-/ V. 2 fas. 93, Vol.1 fas. 138.

Anche sul conto di Giancola Agostino fu Pasquale pesano sufficienti indizi di reità per disporre la cattura- Già egli stesso chiamato come testimone /Vol.1 fas. 151 confessò di aver arrestato de’ Garibaldini; ma oltre a questo fatto vi è l’altro che in unione del fratello Ginesio, e di Domenico Di Francesco Santantuono depredava i Garibaldini e distribuiva il prodotto- /Vol.7  fas. 49/-

Attesocchè a carico degl’imputati notati a’ numeri cinquantuno e seguenti a tutto il numero sessantuno l’istruzione preparatoria non somministra prove che abbiano i medesimi contribuito alle uccisioni e grassazioni de’ Garibaldini ne’ di 17 e 18 Ott.e 1860- Il fatto che è loro imputabile è di avere partecipato all’arresto de’ medesimi Garibaldini. Per tale reato gl’indizi sono sufficienti per tutti gli undici imputati nominati sotto a’ numeri sudetti.

Ma oltre a questo  nessun fatto preciso è certo desumersi che accennasse a reato maggiore- Ed in vero nello stato attuale dell’istruzione non potrebbesi aver tale elemento da ritenere che Domenico D’Uva fosse stato complice di Giacomo Armenti nella reazione de’ 6 ottobre- La sola nomina a Capo Urbano non basta a convincerlo; poichè quella nomina trova spiegazione nella diversa condizione dell’Armenti, ed in quella del D’Uva- Giacomo Armenti era un contadino, e D’Uva proprietario principale ed influente del paese; benissimo l’Armenti potea ritenersi e di far cosa grata al primo proprietario del paese, al quale forse era soggetto per altre cause, nominandolo Capo Urbano; e bene anche, e forse con certezza D’Uva accettò il carico per l’ utile del paese- Di fatto dopo pochi giorni il D’Uva intollerante degli eccessi dell’Armenti si cooperò ed arrestò costui- Non può con fondamento considerarsi complice di Giacomo Armenti colui che non solo vi fu unito in alcun fatto (stop a trascrizione, continia ancora per 13 facciate)

SECONDO FASCICOLO Busta 125/2/a

Rif. Pag. 26 testimonianza di D. Nicola Santoro fu Salvatore d’anni 60 proprietario di Pettorano – l’indifferente

Citato e comparso

Rif. Pag. 58 testimoniannza di D. Giuseppe Giancola fu Biase d’anni 60 Arciprete qui domiciliato- l’indifferente

Interrogato analogamente ha risposto-

Per evitare che Giacomo Armenti, il quale si era messo alla testa  de’ rivoltosi, non avesse commesso eccessi, io D. Serafino Cifelli, e questo supplente D. Domenico d’Uva, peniammo di bene andare in Isernia dai Superiori Militari- Di fatti giunti colà: il Maggiore Sardi, dispose che il detto d’Uva avesse preso il comando  della Guardia di Pubblica sicurezza,  e si fosse proceduto all’arresto dell’Armenti, come fu eseguito_

Ad altra dimanda, risponde

Al mattino del 18 ottobre 1860 pei o prei, vidi molta gente assembrata innanzi la Cappella di S. Giuseppe, ed in qual che distanza? fui chiamato correre in quel luogo- Vi andiedi, e rinvenni un’individuo esananito o esanunito di forze, e quasi prossimo a rendere l’anima a Dio per le ferite riportate_ Lo stesso, a richiesta venne da me confessato, e gli somministrai delle uova, che feci portargli da una donna, che non ricordo, che stava colà vicina_ Confessato che si ebbe, venni fatto chiamare, dopo che avevo dato pochi passi, e l’infelice mi scongiurava, mi fossi impegnato farlo qui rimanere, che non si fidava più camminare, e di non farlo fucilare_ Siccome vi era un gendarme , da cui credevo dipendesse il destino del misero, che mi si disse  essere andato da Martino Forte a rilevare un cavallo, pensai parlare collo stesso, al ritorrno che abrebbe fatto; ma poi chiamato dalla moglie di Domenico Zappitelli per far dare la benedizione ad un suo ragazzo, lasciai quel luogo, e non potei mettere in esecuzione il mio disiramento _ Altro non vidi in quel giorno_ Il mattino seguente poi venni dalla vice pubblica accertato, che quell’individuo era stato finito di uccidere_

Ad altra dimanda,  risponde

L’uno che comprai da Amideo Zappitelli un binocolo, che mi disse aver ritrovato,  ed è pur vero che lo stesso venne rimesso al Sotto Governatore Venditti_

Precedente lettura e conferma a’ sottoscritto

Giuseppe Arciprete Giancola

di Giuseppe  (Giuseppe di Giuseppe)

Morelli (Cancelliere sostituto)

Nota : molti dei paesani interrogati sostenevano di aver  ricevuto dai comandanti borbonici  in Isernia carta bianca procedendo al disarmo di tutti i nazionali nemici dell’ex Re Francesco II°

21/11/1860 Castelpetroso

Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli

Rif. Pag.89

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Germano Armenti

Fu Berardino, di anni 26, contadino qui domiciliato_ L’indifferente-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Analogamente interrogato, a’ risposto-

Il dì seguente al deplorevole fatto di Pettorano / 17 Ottobre 1860 / , io, mio fratello Antonio, e Martino Forte di Innocenzio, noi due armati di fucile, commiliti della Guardia Nazionale, ed esso mio fratello inerme, ci recammo sul luogo di orrore, ed osservammo, che molti giacevano nudi cadaveri stesi al suolo- In tal rincontro ci fu dato imbatterci con un individuo, che disse chiamarsi Giuseppe di Martino di Vitulano, ferito in testa, spoglio nelle vesti, e con una sola pezza di lana che copriva la ferita_ Il misero in vedendomi armato di fucile, cercò soccorso- Non potendo praticare verso lo stesso altra opera di pietà, m’ indussi chiedere dal Sacerdote D. Agostino Cifelli, che colà si trovava, affinchè avesse somministrato al detto di Martino, che diceva essere pure musicante, una camicia, onde covrire le carni_ Il Cifelli tosto si prestò alla mia richiesta, e mandò a prendere nella sua masseria degli abiti, e rivestito fu da un gendarme, con altri garibaldini provenienti da Cantalupo avviato per Isernia_ Ignoro quale sorte fosse spettata all’infelice_

Altro non conosco_

Prendente lettura e conferma a’ sottoscritto_

Germano Armenti

di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 90

Testimonianza di Antonio Armenti sulla stessa riga del fratello

Rif. Pag. 91

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Innocenzio Forte

Fu Giuseppe, di anni  64 contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato convenevolmente, a’ risposto

La sera del 17 Ottobre 1860 a circa le ore 24 si ritirò in casa mio figlio a nome Martino, portando un cavallo sellato, che disse aver rinvenuto sulla strada nuova, che conduce a Campobasso ligato vicino ad una pietra- In sulle prime esitai tenere l’animale, ma poscia, meglio pensando, lo feci mettere sull’aia, che si resta vicino la mia casa al Villaggio Le Camere, e la sella la conservai in detta casa, per quindi mettere l’uno, e l’altro a disposizione della Giustizia_ Il mattino seguente poi nel mentre mi tratteneva a governare sulla detta aia il ridetto cavallo che stava ferito nelle natiche, vennero circa dieci villici armati con un gendarme_  Fra costoro eravi Andrea Cicchino, il quale dicendo chel ( apostrofo prima della l) cavallo a lui si apparteneva, per averlo guadagnato nel combattimento, dietro un colpo di fucile tirato allo stesso, rimanendone ferito, e lo prese, e cogli altri in un colla ulla che gli restituì, lo portarono via _ Ignoro a’ chi si apparteneva l’animale, non avendo manifestato in quel rincontro il Cicchino, e che i suoi compagni, come pure cosa  siccure fatto.

Ad altra domanda risponde_

Tommaso Armenti, e Raffaele Cifelli di Agostino possono somministrare lumi alla giustizia in tale avvenimento, essendo venuti in compagnia del Cicchino, e collo stesso ripartiti

Altro non conosco,_

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato-

di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 92

Nello stesso dì

Citato è comparso

Alessio Ricci

Fu Giovanni, di anni 40, contadino qui domiciliato – L’indifferente

Dietro le avvertenze di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

E’ vero, che ‘l mattino del 18 ottobre 1860 sendomi (o essendomi) recato nel mio fondo detto la Chiusa in poca distanza dalla mia casa sita nel Villaggio Limprete, vidi un cadavere ignudo, ed ignoro chi si era e che chi ucciso_ Solo mi costa che lo stesso venne il  dì seguente rilevato da quel luogo, e seppellito nel fondo del Cancelliere Comunale D. Serafino Cifelli de’ germani Ginasio wd Agostino Giancola_

Altro non conosco_

Precedente lettura conferma a detto essere illetterato-

idem

Rif. Pag. 93

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Giuseppe d’Uva

Fu Cosmo, di anni 27  contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

La sera del 17 Ottobre 1860 stando sulla finestra della mia casa di abitazione, posta nel Villaggio Limprete, vide un galantuomo che fuggiva per la consolare inseguito da gran calca di popolo, il quale nel ponte Casarini raggiunto da un mio paesano Innocenzio Armenti, venne ucciso con un colpo di fucile che gli scaricò d’appresso, mentro l’infelice cercava difendersi con la sciabola che armiva o armava_

Ad altra dimanda, risponde

Il mattino seguente poi Fiore d’Uva mi manifestò che in quella medesima sera, dopo aver disarmato un galantuomo di cognome de Sanctis innanzi la casa di Giacomo de Francesco, lo avea col suo compagno Amodio Zappitelli privato di vita con colpi di scure_

Altro non conosco

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 94

Nel dì stesso

Citato, è comparso

Vincenzo Giancola

Di Antonio, di anni 23, proprietario qui domiciliato- l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

La sera del 17 Ottobre 1860 dopo le ore 24 nel rientrare nel Villaggio Limprete, ove abito, vidi il mio paesano Addolorato Vecchiarelli, che seco conduceva un cavallo con sella, e de’ panni

Sopra- Ignoro a chi si apparteneva il detto cavallo, e come fosse capitato nelle mani del Vecchiarelli-

Ad ogni altra dimanda è stato negativo-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere analfabeta

  1. di Giuseppe

?  Morelli

Rif. Pag. 95

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Matteo di Francesco

Fu Cosmo, di anni 50, proprietario qui domiciliato l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito.

Interrogato convenevolmente, a’ risposto

Non è affatto vero, che mi trovai presente alla uccisione del nomato de Sanctis, e nettampoco che nella divisione del danaro rinvenuto allo stesso mi toccarono due piastre; mentre il colpo di fucile ricevuto in quel giorno, lo fu, purchè stavi a travagliare nel mio fondo vicino la consolare, ove successe l’avvenimento-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

di Giuseppe

?   Morelli

Noi Giudice

Atteso che vi è fondato motivo a ritenere, che il testimone mentisce il vero alla giustizia

Ordiniamo

Che sia sperimentato facendolo stare in questo posto di guardia-

di Giuseppe

?    Morelli

Nello stesso dì

Citato è comparso

Diamante di Francesco

Di Benedetto, di anni 21, contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto-

Verso le ore del mezzogiorno del 18 Ottobre 1860 stando a travagliare nel mio territorio alla contrada Bottone in quest’agro, intesi in poca distanza un colpo di fucile- Mi avvicinai, e vidi colà i due miei paesani Domenico di Francesco, e Genasio Giancola armati di fucili, e di scure, e sulla strada  semivivo un garibaldino,- Avendo detto ai ripetuti individui, perchè lo aveano sparato, mi minacciarono di vita, e quindi dando de’ colpi di scure all’infelice lo privarono di vita, e gli venne in poca distanza data sepoltura dall’altro mio paesano Cosmo Giancola, il quale altri colpi di scure non mancò dare al ridetto garibaldino-

Ignoro ogni altro fatto consumato in quel giorno

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

di Giuseppe

? Morelli

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventidue Novembre in Castelpetroso-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli;

Volendo risentire il testimone in  esperimenta Matteo di Francesco, lo abbiamo fatto tradurre alla nostra presenza in questa Casa Comunale, scortato da ‘questa Guardia Nazionale-

Dietro gli avvertimenti

Interrogato analogamente , a’ risposto

Quando mi trovo aver dichiarato precedentemente è il vero, non avendo altro ad aggiungere, o variare alla prima diposizione-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

?   Morelli

di Giuseppe

Noi predetto Giudice

Poichè il testimone seguita a mentire alla Giustizia

Dispone

Che sia ulteriolmente esperimentato in questo posto di guardia-

  1. di Giuseppe

? Morelli

N.B. Morelli è Cancelliere sostituto

Ciarimenti su divergenze di testimonianza tra D. Serafino Cifelli e Michele Messere sul luogo da essi di notato sotto il nome di Camposanto, e di Cappella di S. Giuseppe, e lo stesso ed identico, appellandosi con doppia denominazione

Nello stesso giorno

Cittato, è comparso

Giovannantonio d’Uva

Di Giuseppe di anni 12 contadino qui domiciliato. L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Nel giorno 17 Ottobre 1860, il Sindaco D. Tommaso Forte, con bastone in mano mi obbbligò andare a suonare le campane af arme, co’ miei paesani Lonardo Ferrara fratello di D. Giuseppe Ferrara, e coll’ultimo figlio di Geremia Paolella, di cui ignoro il nome- Mi è altresì ignoto il motivo pel quale Forte fece suonare le dette campane; ma certo si è che tutto il popolo era in rivolta pel passaggio de’ garibaldini-

Altro non conosco-

Precedente lettura,  e conferma a detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe

?    Morelli

Rif. Pag. 117

Test . di D. Domenico D’Uva sulla questione del cavalo e del valigiotto

Rif. Pag. 122 Tommaso Armenti sulla questione cavallo

Rif. Pag. 123 Raffaele Cifelli Idem

Rif. Pag. 128

Nello stesso dì

Citato, è comparso-

Salvatore Palumbo

Fu  Bonifacio, di anni 65, proprietario qui domiciliato- Padre dell’imputato Nicola Palumbo

Dietro gli avvertimenti di rito.

Interrogato analogamente, a’ risposto-

Nel mattino del 18 Ottobre scorso anno andai con Geremia Paolella a curiosare sulla strada nuova pel deplorevole avvenimento del giorno innanzi-  Li osservammo, che lungo la strada giacevano un circa 33 garibaldini stesi al suolo, nudi cadaveri, uno ferito in testa, ed un’altro immune da ferite- Intando la plebaglia inveiva contro i due che avea a’ campata la vita, ed un gendarme si sforzò salvarli, e quindi con altri tredici che erano nelle masserie de’ Cifelli mandati in Isernia per la volta di Pettorano- Un’altro poi, che avea cercato salvarsi salendo su di una quercia, venne dalla canaglia scoverto, e fatto calare, con i predetti ligato e spedito pure in Isernia- In mezzo a coloro che circondavano la quercia in parola, mi ricordo, avea distinto il solo Beniamino orfaro- Vi era anche in quel luogo, forsi pure per curiosare, il Sacerdote Agostino Cifelli, il quale alla mia presenza, non commise atti di violenza contro i ripetati garibaldini-

Dimanda risponde-

Non fidando più vedere quella scena, ci ritirammo in paese, e giunti vicino la Cappella di S. Giuseppe, osservammo, che giaceva a terra ferito un’individuo, circondato da molta gente –

In tal mentre, dalla parte della Madonna della Libera venne Domenico di Francesco S. Antonio ? con altri compagni armati, portando prigioniero il Sacerdote D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi, e due altri garibaldini- Il Santantuono consegnando ai suoi compagni i tre ridett’individui si avvicinò, ov’era questa gente, ed avendo visto l’infelice che giacea a terra, gli disse” chi viva” Il misero, rispose “ Vittorio”- i allora il detto Domenico di Francesco, gli diede un calcio. Sendosi però alzato, alla chiamata de’ ridetti due altri garibaldini, onde si fosse seco loro associato, il di Francesco, col codurcio del fucile, dandogli altre colpi lo fe cadere da sopra un muro a secco, che guarda la strada, nel sottoposto terreno, e quindi scaricandogli contro un colpo di fucile, lo tolse ai vivi-

Ad altra dimanda, risponde-

Non avvertii, in Beniamino Orfano (Astore), avesse preso parte in quell’avvenimento e se avesse maltrattato con parole l’estinto-

Ad ogni altra dimanda, è stato  ripetitivo

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato

Idem

Rif. Pag. 129

Nello Stesso dì

Citata è comparsa

Concetta Vacca

Fu Giacomo, di anni 49, contadina qui domiciliata – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto-

Il mattino del 18 Ottobre 1860, gran calca di popolo si vedea dal paese innanzi la Cappella di S. Giuseppe fuori l’abitato- Mossa da curiosità vi andiedi colle mie paesane Maria d’Uva moglie di Pasquale Forte e Giacinta Cifelli- Giunta sul luogo osservai che un individuo stava seduto a terra, grondante sangue per effetto di ferita ricevuta in testa- In tal mentre, dalla volta di Cantalupo vennere altri due individui col Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, questo fu dato in consegna a D. Domenico d’Uva, ed i primi venivano spediti in Isernia- Domenico di Francesco Santantuono, che con altri portava costoro, ordinò che il primo si fosse ligato cogli altri due, e mandato in Isernia; ma poi nell’atto l’infelice si avvicinava pel suo destino, cadde dalla strada nel sottoposto fondo, e quici dal di Francesco venne privato di vita con un colpo di fucile scaricatogli in petto, dopo averlo lorchè si alzava da terra per obbedire ai suoi ordini dato due colpi col codurcio del detto fucile- Intimorita dall’esplosione del colpo ne andiedi via ed altro non vidi-

Precente lettuta, e conferma a’ detto essere illetterata-

Idem

Rif. Pag. 130

Nello stesso dì

Citato è comparso

Giacinta Cifelli

Fu Giacomo di anni 50 contadina qui domiciliata – L’indifferente-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogata analogamente , a’ risposto-

Gran calca di popolo si vedea la mattina del 18 Ottobre 1860 innanzi la Cappella  di S. Giuseppe, che si resta in poca distanza dall’abitato- A vedere di che trattavasi, mi spinsi andarci, e  mi accertai che un individuo ferito in testa, e con colpo di fucile alla coscia, era guardato da quella  calca, in mezzo alla quale, conobbi il solo Gioacchino Cifelli, non ricordo se armato di fucile, o di scure-  In tal mentre dalla parte della Madonna della Libera giunsero altri due individui e ‘l Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, accompagnati da Domenico di Francesco Santantuono, ed altri che non conobbi- Allora il di Francesco, dopo aver mandato sul paese il solo Sacerdote Rizzi, dandolo in consegna a D. Domenico d’Uva, ordinò, che quello che giaceva colà seduto, dovea cogli altri due essere scortato in Isernia, e quindi consegnato all’infelice due colpi col codurcio del fucile che armava, lo fece alzare da terra – Il misero carpone cercò obbedire agli ordini del malvaggio, ma sfinito di forze o forza cadde e si precipitò da un muro a secco, che guarda la strada  nel sottoposto terreno- Lungi il di Francesco dall’essere commosso dallo stato dell’infelice gli scaricava una fucilata  in petto e così lo privò di vita, dopo avergli detto “ apici bassi  Fatti la Croce “- Presa da spavento mi ritirai in paese, ed altro non vidi-

Posteriormente appresi che al detto individuo fu in quel medesimo luogo data sepoltura da Pietro Forte, dopo averlo spogliato della camicia e giacca, che sole avea, mentre così fu  da me visto, non avendo calzone, ne scarpe ai piedi-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere Illetterata-

Rif. Pag. 132

Nello stesso dì

Citata e comparsa

Maria d’Uva

Di Giovanni di anni 60, contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente a’ risposto-

Avendo il mattino del 18 Ottobre 1860,  visto, di innanzi la Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, erasi riunita molta gente, spinta da curiosità, vi andiedi in unione delle mie paesane Concetta Vacca e Giacinta Cifelli- Giunta colà, osservai che un galantuomo, come si sembrò dal volto, giacea seduto sopra d’un sasso, ferito in testa, intriso di sangue- In quel momento sendoci avvicinate all’infelice, cerco da mangiare, dicendo che stava da tre giorni digiuno, allora Annantonia Ferrara, che colà si trovava, andiede in casa, e gli portò delle uova e delle salsicce- Dopo che il misero ebbesi rifocillato,  sopragiunse il nomato Domenico di Francesco Santantuono, portando con altri il Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi e due individui arrestati dalla volta di Cantalupo, in vedendo quell’infelice, dandogli due colpi col codurcio del fucile, lo fece andare a terra, ed ordinò si fosse agli altri due ligato per esser menato in Isernia, mentre il Rizzi fu dato in consegna al Sig. Domenico d’Uva- Nell’alzarsi quell’individuo, gli mancaron le forze, e cadendo si precipitò nel fondo sottoposto alla strada- Lo snaturato di Francesco, lungi dall’esser commosso dalla posizione dell’infelice, più fiero delle belve stesse, gli scaricò contro il suo fucile, e lo fece cessare ai vivi-

Altro non conosco

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterata

Idem

Rif. Pag. 133

Nello stesso dì

Citata è comparsa

Annantonia Ferrara

Fu Feliciano, di anni 26, contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogata analogamente, a’ risposto

Allorchè il mattino del 18 ottobre 1860 venne da Domenico di Francesco Santantuono, con colpo di fucile ucciso un galantuomo vicino la Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, io corsi a curiosare, e quell’infelice, dicendo che stava da tre giorni digiuno, chiedeva di mangiare- Mossa da pietà gli somministrai delle uova non solo, ma anche della salsiccia,  dell’acqua- Cio fatto se o ne andiedi via e d’altro non conosco dell’avvenimento-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterata-

Nello stesso d’

Citato, è comparso

Salvadore Vacca

Fu Biase, di anni 43, prpprietario qui domiciliato

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

Dopi i deplorevoli fatti del 17 e 18 Ottobre 1860, Domenico Giancola e Domenico Notte, il di seguente, dopo che i garibaldini prigionieri erano stati spediti per la volta di Carpinone in Isernia, mi dissero, che D. Tommaso Forte avea loro somministrato della munizione la sera dell’avvenimento incoraggiandoli andare sulla strada nuova di dove passavano fugenti i garibaldini-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a firmato

Salvatore Vacca

Idem

Nello stesso dì

Citato è comparso

Dionisio Paolella

Di Geremia, di anni 29, sarto domiciliato in questo comune- L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto

Dalla sola voce pubblica venni informato, che Nicola Cifelli fu Generoso co’ figli Arsenio, e Felice, non che Giovanni Cifelli fu Giuseppe presero una parte attiva nel massacro de’ garibaldini, avvenuto la sera del 17 Ottobre 1860 lungo la Consolare che da Pettorano mena al Villaggio Limprete, mentre io non mi ci trovai presente- Giuseppe Procaccino ed Angelo Ranallo di Pettorano nel volgere di questo anno mi manifestarono Chel (apostrofo tra la e e la l ) detto Giovanni Cifelli si era vantato seco loro di aver ucciso sei o sette garibaldini, mentre il Ranallo affermava pure lo stesso pel detto Nicola Cifelli- La stessa voce pubblica mi fece venire a conoscenza chel (idem) Sacerdote D. Agostino Cifelli il mattino del 18 stesso mese sendosi recato sulla cennata consolare s’intratteneva a ligare i garibaldini ch’erano stati fatti prigionieri, altri a spogliare, altri a vestirne-

Ad altra dimanda, risponde-

Verso i principi del detto mese di Ottobre, Giacomo Armenti, accompagnato dai nipoti Luca Armenti, nonche da Felice Cifelli fu Eduardo, Giovanni Orfano, Arsenio Cifelli di Nicola , Nicola d’Uva fu Francesco, venne in mia casa per disarmarmi, come infatti l’ultimo, vidi il d’Uva si fece consegnare il mio fucile-

Dimandato, risponde-

La sera del 17 stesso mese di Ottobre, sendomi recato nel posto di guardia, osservai che Michele  Ciello condusse arrestato un garibaldino, che lo sitrovò  (siltrò) (sitrò) cogli altri che si erano trattenuti, fra quali un Inglese, ed un’altro di Bonefro- Dalla calca fui espulso, dal Posto di Guardia, e d’altro ( o daltro) non vidi- Il mattino seguente furon gl’infelici con altri spediti in Isernia per la volta di Carpinone, ove posteriormente appresi, essere stati sagrificati (con la g) –

Ad ogni altra dimanda è stato negativo-

Precedente lettura, e conferma a’ sottoscritto

Dionisio Paolella

Idem

L’aano milleottocentosessantuno, il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso_

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig: Morelli, previa citazione, è comparso_

Giuseppe Ciello fu Costanzo

Di anni 66, contadino qui domiciliato_ L’indifferente, a’ risposto

Il mattino del 18 Ottobre 1860, spinto da curiosità, andiedi sulla strada nuova, per vedere il massacro de’ garibaldini, che diceasi fatto il dì precedente, e di fatti o d’fatti osservai che circa 33 cadaveri giacevano nudi _ Non potendo resistere a tale vista mi restituì in paese, ma giunto innanzi la Cappella di S. Giuseppe, osservai un’altro che giaceva ferito in testa, circondato da gran calca di popolo- In tal mentre sopragiunse Domenico di Francesco  S. Antuono, il quale dando spietatamente due colpi col codurcio del fucile a quell’infelice lo fece alzare da terra- Questo però esinanito di forze, cadendo si rovesciò dalla strada nel sottoposto fondo, ed allora il di Francesco, tirandogli un colpo di fucile in petto lo fece mancare ai vivi- Vi era in mezzo a quella calca, anche Beniamino Orfano, armato di fucile, ma non vidi se anch’egli avesse preso parte in tale uccisione-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterato-

Idem

Nello stesso d’ì

Citata è comparsa

D.a  Diamante Perna   pag. 142

Fu Michele di anni 40, gentildonna qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente, a’ risposto

Verso la sera del 17 Ottobre 1860, andiedi in Chiesa, perchè si dicea essersi esposta la Vergine per gli avvenimenti di quella fatale giornata

Eravi molta gente intenta alla preghiera e di un tempo entrò il Sacerdote D. Agostino Cifelli, il quale sentendo le grida frammiste a d’rotto di pianto disse” Statevi quieti, che ci siamo quietati”

Altro non ricordo

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterata

Idem

L’anno milleottocentosessantuno il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli-

Volendo conciliare la contradizione che emerge delle dichiarazioni di Angelo Giancola, e Matteo di Francesco sirtenti ai fogli 142 V.l’e 95 Vol 2° abbiamo fatto novellamente venire alla nostra presenza i ripetuti Giancola, e di Francesco-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogati analogamente-

Il primo a’ risposto, che non per scienza propria  conosce il fatto delle due piastre, che disse innanzi al Sig. Giudice Istruttore aversi guadagnato il di Francesco nel parteggio (purtuggio-pentuggio) del denaro, che si vuole preso all’ucciso D. Nicola de Sanctis, ma sibbene pur detto dall zio di esso di Francesco a nome Domenico di Francesco fu Antonino.

Il secondo si è tenuto fermo nella sua primitiva dichiarazione, sostenendo non aver affatto ricevuto le due piastre cui accennava il Giancola, mentre non si trovò presente all’avvenimento, c’l colpo di fucile lo riceve nel mentre stava a travagliare nel suo fondo in confine colla strada nuova, ove successe il deplorevole fatto.

Di tutto ciò si è formato questo verbale che letto ai dichiaranti, an’ confirmato ciascun per la parte che gli riguarda, e quindi è stato sottoscritto dal solo Giancola, essendosi l’altro asserito illetterato

Angelo Giancola

  1. di Giuseppe

?. Morelli

Al Signore

Al Signor Giudice Regio di Carpinone

Signor Giudice

Tra i non pochi misfatti consumati in Castelpetroso la sera del 17 Ottobre 1860 il più atroce senza dubbio si fu quello perpetrato in persona del mio Signor Suocero D. Nicolamaria de Sanctis ex Guardia do Onore, il quale seguendo la Spedizione del Colonnello Nulli, con lo incarico di Quartier Mastro Pagatore, cadde vittima delle scuri fraticide di quei naturali barbara genia sitibonda di sangue, e di spoglie umane-

Il di lui cavallo sellato con vali’’’ di color amaranto contenente quattrocento ducati che rimaneva in potere di un tal Pasquale Vecchiarelli di Castelpetroso istesso,  che dopo lo arrivo di Cialdini in Isernia si vide obbligato a consegnarlo al Sottogovernatore d’allora  S. Venditti, dal quale io l’ebbi, forniva alla giustizia indagatrice sicuro mezzo allo scoprimento de’ carnefici-

Oppure, non si sà per qual fiero destino dopo i diversi lumi da me sommessi al Procuratoire Generale presso la Gran Corte Criminale fin da Novembre del passato anno, dopo alcuni elementi somministrati dal Regio Giudice di Campobasso di seguito allo arresto di 10 contadini di Castelpetroso, volge ormai un anno senza che fossero stati assicurati alla giustizia gli autori indicati nel rapporto fatto dal di lei predecessore, e tra questi più di ogni altro il soprannominato Pasquale Vecchiarelli col suo ben tristo figlio Addolorato, i quali attendono pacificamente alle loro cure-

A lei però cui fu commessa specialmente dal Regio Giudice Istruttore la istruzione di questo processo io presento la mia istanza, a Lei il cui zelo al disimpegno della carica, ed accuratezza nello accapar le pruove mi sono pur troppo noti, onde voglia nella Sua giustizia procedere in seguito alle raccolte pruove ad assodare un ingenere col reperto del cadavere che mi si fa credere asseverantemente essere stato sepolto, separatamente dagli altri, nella contrada  Intiprete di Castelpetroso presso un Ponte della Stada Nuova-

Potrà, quanto al rinvenimento e per procedere con tutta accuratezza sentire e servirsi di guida di  Berardino Tammaro di Bojano, il quale mi si dice, che transitando pochi giorni dopo lo avvenimento per quella Strada Nuova presso al ponte riconobbe il cadavere del disgraziato a lui troppo noto, e si fece la carità cristiana di meglio covrirlo di terra onde non fosse rimasto preda di cani come quei tristi l’aveano lasciato dopo avergli derubato e cavallo, ed armi, ed orologio d’oro con catena ed abiti, ed un 500.00 ducati circa-

Dopo che la di lei giustizia si sarà servita del cadavere per stabilire lo ingenere, nel caso fosse possibile il rinvenimento, sarà mia cura ed obbligo dargli una convenevole sepoltura

Non conoscendo da ultimo se tra i testimoni abbia Ella inteso un tal Michele Messere di Castelpetroso le rimetto qui annesso un foglio di lumi tal quale mi venne da lui consegnato, onde ne faccia Ella quell’uso di giustizia

Carpinone 14 Ottobre 1861

Giuseppe d’Onofrio

Notamento degli uccisori del Guardia D’onore D. Nicola de Santis

Il primo che le menò (miccò)  un colpo di pietra fu Isidoro Notte di Cosimo, il secondo fu che le pigliò la briglia del suo cavallo Fiore D’Uva fu Filippo, il defunto diccea a Fiore D’Uva fu Filippo per carità non mi uccidete che sono un Guardia di onore, e vado Pescalangiano presso del mio Capo Plotone (plutone), e per combinazione mi trovo unitamente con questi, per carità non mi uccidete-

Giunse Cosimo Giancola di Giovanni li diede un colpo di accetta sul collo, e si abbandonò sopra al collo (del) cavallo, in questo indefinito tempo giunse Amodeo Zappitelli che li tirò un colpo di accetta sul capo- Addolorato Vecchiarelli strappo la briglia dalle cura ??? mani di Fiore D’Uva, e portò sopra al paese il cavallo, e lo consegno al suo padre Pasquale Vecchiarelli venditore di sale, nella presenza di D. Domenico D’Uva il Pasquale Vecchiarelli diceva a D. Domenico vi sono molti danari nella balice, e lo baciava . Come ancora fu preso il p u l(?) di castoro, ed il cappotto-

Diamante Giancola figlio di Celidonio ebbe le pistole del defunto D. Nicola de Santis, e li presero altri danari che portava alla cintura , quando fu spogliato da questi uccisori furono pigliati da circa sessanta piasre, li pigliò Amodeo Zappitelli circa dieci piastre e l’orologio furono pigliati da Addolorato Follione o Follicone altre sei piastre, furono pigliate da Matteo de Francesco l’occhialone di avolio (avorio) a due registri, fu pigliato da Amodeo Zappitelli li stivali che portava ai piedi , furono pigliati dal più carnefice uccisore Vincenzo Vecchiarelli figlio di Pasquale venditore privilegiato, dietro fatto lo spoglio fu strascinato da tre manigoldi cioè, Marino Zappitelli figlio di Amodeo, Cosimo Giancola, Domenico di Costanzo, e questi tre lo portavano lungi circa un tiro di fucile sopra un ponte lo menarono a basso. Dei quali tre furono veduti da Antonio Forte; dietro di questo i medesimi uccisori del defunto de Santis ne uccisero altri due Signori che non si rilevano da me chi fossero-

Io Michele Messere di Castelpetroso-

Si aggiunge altre due persone_

Alessio Bini

e Liberato Bini

Notamento dei sparatori della sera del giorno 17 Ottobre 1860

 

Primo capo Compagnia militare Giovanni Ruoti guidava esso come militare-

Giovanni Giancola con due figli Cosimo e Addolorato-

Giuseppe Giancola fu Donatantonio e suo figlio Vincenzo

Celidonio Giancola e suo figlio Diamante-

Domenico Tamburro fu Nicola-

Antonio Forte di Luigi x

Martino Forte-

Giuseppe Ruoti-

Liberantonio Notte fu Gaudenzio-

Arcangelo Notte di Lionardo-

Benedetto Notte di Raffaele  Sartore x

Carmine Forte di Felice sergente di milizia-

Cosimo Ruoti fu Giulio x

Il figlio di Ascanio x

e Domenico di Francesco Santantuono non contento di quelli della sera, ma nel far del giorno la mattina andava per la campagna dove fuggivano quei poveri nazionali per il corso della giornata ne uccisero altri due; dippici alle ore venti del giorno 18 ne uccise il medico di Sparanise al pubblico. Ed ignoro altre quantità di gentaglia che portavano unitamente con esso il Domenico de Francesco fu Santantuono-

Io Michele Messere di Castelpetroso-

Busta 126/1/a

Tribunale del Circondario di Isernia

Contenente  Deposizioni dei testimoni escussi nel processo

Contro

Cosmo Armenti e gli altri individui indicati nel notamento annesso al vol: 1°: e nell’indice annesso al Vol. 3°

Imputati di (2)

Cospirazione ed attentato diretto a cangiare e distruggere la forma del governo e di altri reati, giusta il suddetto notamento annesso al Vol. 1° = avvenuti in Castelpetroso dal 6 al 18 ottobre 1860

————————————————————————————————————————

1b

Tribunale del Circondario di Isernia

Volume contenente i’ salvacondotti accordati dalla già Corte crim. Processo

Contro   idem come sopra

Imputati di    Idem come sopra

——————————————————————————————————————–

1c

Tribunale del Circondario di Isernia

‘’’’’’co di Carpinone                                                                 Mandamento di Carpinone

Processo

Contro

Cosmo Armenti ed altri di Castelpetroso giusta il notamento annesso al volume 1°

Imputati di

Cospirazione ed attentato diretto a cangiare e distruggere la forma del governo e di altri reati, giusta il suddetto notamento annesso al Vol. 1° = avvenuti in Castelpetroso dal 6 al 18 ottobre 1860

Ben sei crudel se tu già non ti duoli

…………………………………………………

E se non piangi di che pianger suoli ?

Dante

Fatto storico

“ Moviamo taciti e rispettosi, orme leggiere stampiamo, giacchè umana polve in questo suolo calpestiamo !

“ Chi son desti ?

“ Seguaci del prode di Montevideo, del Varese, Marsala, Milazzo, Capua……..

“ Come moriano e qui insepolti rimanevano ?

“ Il fratello da’ tristi sedotto

“ Il fratello infelice svenò !

“ E perchè ?………. e quando ?……..

“ ed……. in………qual modo?

“ Sperarono quelli un caduto trono rialzare e la sera del 17 Ottobre 1860

“ i secondi a colpi di pietra, o scure

“ o fucile massacrarono ed uccisero.

Tale dolorosa storia narravaci amica voce, ma ben più funesta tragedia approfondimmo dalle seguenti pagine.

Si avvanziamo mesti, si orme leggiere stampiamo, chè troppo di questo suolo biancheggia di ossa di fratelli ! Si una lagrima ed una prece di riposo a quelle anime sorelle a cui è amor tomba la valle, al par del calvario santificata, dal ruscello fiancheggiata e dalla solitudine circondata: la Valle che atteggiata a dolore non più produce la mesta viola, non più rallegra col canto dell’usignuolo, non più imparadisa coll’azzurro del cielo; il ruscello che non più mormora quasi a rispetto del riposo degli estinti, la solitudine che non più risponde colla dolente eco! Possa cittadina carità di gentile anima fare in modo da additarti ai lontani nepoti con modesta pietra ed umile croce! Chè, se il vederli ancora insepolti fa dispetto, anzichè attribuirlo ad umana neguizia, facciamolo dipendere dagli altissimi voleri di Dio che forse nell’avello medesimo non vuole uniti e l’uccisore e l’ucciso.

Ma i prodi di colui che fece rivivere gli Argonauti sotto Giasone, i 300 alle Termopoli, il pugno di Normanni sotto  Guaimario e che riputavano tai cose o esagerazioni dell’antica favola, o finzioni del fervido intelletto de’ Greci, o slancio della delicata  poesia italiana sino a tanto che non vedemmo ciò possibile colla spedizione de’ mille, com’erano sopraffatti in queste contrade? Vi furono Eroi che li superarono? No. Mirate gli sciagurati sedotti, vedeteli appiattati e dietro la quercia e dietro la rupe: aggrediscono l’inerme, son sopra a chi non ha compagni, ed uccidono e spogliano,e spogliano ed uccidono con aguato e prodizione!

Infelice de Sanctis! Sventurato Caropreso! I vostri carnefici son noti: la notte non ricopria col suo denso velo le mani che si rendeano impure col macchiarsi dello innocente vostro sangue! D’Uva Fiore, Forte Martino, Giancola Cosmo, Notte Isidoro, Vecchiarelli Addolorato e Vincenzo,

Zappitelli Amodeo, Carmine e Marino, di Francesco Domenico ed altri risponderanno alla Giustizia della vostra vita; ma voi cento altri a noi ignoti, e che pur mesti avete fatti o genitori o figli, o madri o spose, ed in mancanza di tutto noi vostri fratelli, la Patria, Deh sorgete, almeno per poco, ed additate di chi cadeste vittime, poichè a stento la giustizia potè liquidare Armenti Innocenzo, Bertone Domenico, Cicchino Fiore Michele, Cifelli Giovanni, Cifelli Nicola, D’Uva Giovanni, Follieri Giovanni, Follieri Celidonio, Follieri Nicola, Giancola Celidonio, Giancola Ginesio ed Agostino, Giancola Diamante, Ricci Liberato ed Alessio, Tamburro Nicola, Tamburro Domenico,Tamburro Giovanni, Toto Candido Zappitelli Domenico dal perchè il mistero della notte, come dicemmo, ricoprì, a nostro dispetto, i fraticidi, che l’un l’altro si celarono, si scusarono,                si difesero; e le vittrici truppe italiane, so pravvenute ? per vendicarvi, maggiormente fecer chiuder la bocca a’ colpevoli: e se i sopradetti con altri si scopriano o fu perchè appena consumato il reato ebbero la impudenza vantarsene nella lusinga d’un premio, come s’era lor fatto sperare da’ tristi, o perchè nel dì consecutivo non cessarono d’essere feroci, disumani.

Ma fu la speme di rialzare un trono che spinse le masse contro quest’infelici? No, tre volte no, già il dicemmo:

Il fratello da’ tristi sedotto

Il fratello infelice svenò

E noi spogliandoci da ogni prevenzione, da cronista imparziale dir dobbiamo che ne’ tre volumi del processo altro non vediamo che l’ingordigia della preda, il pregiudizio, il fanatismo religioso. Maledetto chi seppe profittare della ignoranza delle masse per inspirare a queste tali sentimenti! Il centesimottavo salmo è poca cosa per costui e più di questo s’abbia il disprezzo della posterità, l’abborrimento della Patria! I Garibaldini furono designati spogliatori delle sostanze, rapitori delle donne altrui, nemici di Dio e della Religione sua, ma chi leggerà queste carte ch’è vera storia, perche storia contemporanea, franca e scevra di passioni, si persuaderà che i borboni difensori non ebbero, o che almanco se indirettamente questi esseri negativi credettero giovarli non agirono co’ mezzi ch’ha l’uomo che appoggia la giusta causa, la causa del diritto. Gli atroci misfatti che si consumarono da’ pretesi difensori di chi si dice discendente di S. Luigi, non hanno neppure uno sdrucito lembo della veste politica; non onoriamo di tanto le belve in forma umana, saressimo simili alla Curia Romana che elevò a Santo un Gusman che la Società ebbe ribrezzo chiamare uomo!

Ma ancora Tranguggiamo sino all’ultima stilla il calice delle amarezze.

Il disgraziato Caropreso il 18 ottobre, giorno successivo alla disfatta della Colonna Nulli, è trovato seminudo, semivivo tra le campagne, E’ recato su di un asino in Castelpetroso: vuolsi menare in Isernia con altri compagni suoi, ma giunto al Cimitero S. Giuseppe / orribile e fatale coincidenza / cade spossato: domanda l’ultima parola del conforto dal ministro della Religione dell’Uomo-

Dio, e nel raccomandarsi l’anima, implora pel corpo, e forse si avea la vita ma sopraggiunge un tigre= Di Francesco Domenico= questi lo percuote, lo strazia: gl’impone gridare Viva Francesco 2  ,colla fede del martire cristiano grida Viva Vittorio Emmanuele  .   è ucciso……….là muore !

Pace all’anima tua, diletto fratello, il nome tuo da oggi prende onorato posto nel martirologio italiano, ed a me resta dire

“ Bella immortal benefica

Fede ai trionfi avvezza

Scrivi amor questo…………

E troppo affranto l’animo nostro per occuparci di Armenti Giacomo che piucchè tristo stolto, ed anzichè stolto ebbro tentò promuovere una reazione nello stesso Comune di Castelpetroso il 6 Ottobre. Lo seguirono chi per tema, chi per buona disposizione e chi benanco per frenarlo Martella Angelo, Felice Cifelli, d’Uva Nicola pel primo motivo, pel secondo Orfano Giovanni Cifelli Nicolangelo, Cifelli Giovanni, Cifelli Arsenio, d’Uva Cosmo, d’Uva Giovanni, Mancini Giuseppe d’Isernia, pel terzo Armenti Cosmo  ed Armenti Fiore.

Spacciandosi lo stesso tener carta bianca e cariche concede e disarmi eseguisce, ed arresti consuma, che per buona ventura tristi conseguenze  non produssero, poichè un uomo si trovò che tanto frastornò, quello stesso che da vero ministro della vera Religione cristiana tanti uccisi sepellì, vogliam dire Armenti Sacerdote Giovanni. 

Ma tacer possiamo di chi suscitò l’allarme contro i Garibaldini?  Elementi gravi contro Forte Tommaso, da denuncia presentata, risultavano. Fu questa sviluppata, e se gravi rimaser le pruove o svanirono; se idea di giustizia spinse il denunciante o privata vendetta, a chi giudicherà l’ardua sentenza. Fosse la seconda cosa chè ripugnerebbe il pensiero che pur l’uomo culto si fosse D’infamie macchiato, e questa nostra speranza è avvalorata quando vediamo ch’ il Forte co’ figli Ettore ed Ernesto furon bersaglio de’ tristi nel 6 Ottobre detto anno.

 

Pruove generica e specifica

 

1° Un verbale e reperto di armi ed altri oggetti sequestrati a vari individui di castelpetroso arrestati in Campobasso col loro interrogatorio raccolto e compilato dal Capo undecima sezione della Guardia nazionale sig. Grimaldi Achille

2° Perizia legale de’ refertato oggetti fatti eseguire dal Sig. Giudice di Campobasso

3° I fogli istruttori esauriti da’ Giudice di Carpinone, e  S ta Elia, Guglionesi e Bonefro sono altrettante pruove generiche

4°Perizia e legale reperto delle armi rinvenute in casa di Cifelli Nicolangelo e Cifelli Onesta

5° Reperto del danaro presentato da Angelantonio di Filippo e trovato sulla strada  nuova ove avveniva il massacro de’ garibaldini

6° Può tenersi per prova generica l’uffizio dell’allor Supplente di Castelpetroso d’Uva Sig. Domenico

7°  Una prova generica suppletoria di disumazione trovasi al  (rif. ai vari fol)

8° Due testimoni depongono con giuramento sul tentato incendio, e due periti uno muratore, l’altro falegname ne assodono i guasti.

9° Reperto di Dti 8,28 somma risultata dalla vendita di un orologio

10° Verbale di disumazione e perizia Non essendosi rinvenuto il cadavere del medico di Sparanise si rimetteva foglio istruttorio per l’oggetto al Collega di Pignataro: l’incartamento rimessoci forma oggetto di prova generica.

11° Reperto d’un paio di stivali.

12° Infine come prova generica debbono ritenersi le dichiarazioni di

Martino Forte

Pasquale Vecchiarelli

Fulgenzio Cifelli

Nicolangelo Cicchino

———————————————————–

I testimoni specifici sono molti,  e spesso è stato mestieri sentire un reo per liquidarne un secondo

Il primo volume compilato dal Sig.Istruttore ci venne rimesso per prosieguo d’Istruttoria; lettolo vedemmo che molti de’ testimoni citati rimanevano ad indizi con altri che da quelli sorgevano. Colole loro dichiarazioni formammo il 2° Volume

Studiato il processo ci accorgemmo che molti imputati, vagamente nominati poco offrivano alla Giustizia. Per non rimanere alcuno impunito ci rivolgemmo all’Autorità Amministrativa locale, onde assodare co’ vicini, cogl’intesi de’ fatti pubblici e co’ probi il contegno degl’inquisiti. Ne ottenemmo un risultato del tutto negativo! Cagione e la situazione topografica di Castelpetroso e più ancora, forse, la tema di svelar se stesso manifestando gli altri. Tale lavoro forma parte del 3° Volume, nel quale si veggono pure i verbali di arresto di Zappitelli Amodeo e Tamburro Domenico co’ rispettivi interrogatorio e discarico. Di vantaggio sonvi interrogatorio e discarico di Palumbo Nicola e Forte Martino a noi presentatisi con salvacondotto_

Apre il 2° Volume un incartamento contro Bertone Domenico, Dal Collega di Cantalupo raccolto ed a noi rimesso, come autore di misfatti in questo tenimento consumati.

Il Sacedote Cifelli Agostino il 4 Ottobre scorso anno veniv’arrestato per voci sediziose: si fermava di ciò analogo processetto, ma in Novembre approfondendo su’ fatti consumati in Castelpetroso risultando anche in essi complicato, ordinammo che il processetto si fosse unito ed avesse fatto parte del processo grande. Stimammo inutile assodare le qualità morali di coloro che più specificatamente risultaron colpevoli, ma gli adempimenti di rito di tutti gl’ imputati sono in processo alla fine del 3° Volume: Pochi testimoni non sono stati intesi perchè assenti, come da correlativi certificati: più di questo sarebbe stato indispensabile udire Notte Addolorato come quegli che indicava nel suo interrogatorio in Campobasso tre individui, che per esisterne molti coll’istesso nome e casato, il Sindaco locale non potea darci i vicini, ma l’udizione del Notte fu anche impossibile per la su assenza.

Cifelli Pietro nominato dal Sig. D’Onofrio Giuseppe in un suo esposto non fece seriamente fermare la nostr’attenzione, poichè non risultando il Cifelli dalla dichiarazione di nessuno de’ nove individui arrestati in Campobasso, contrariamente a quanto il D’Onofrio era fatto ad esporre, supponemmo uno sbaglio di nome ed un errore di fatto_

Corredammo il Processo d’una lista di tutt’i i rubricati per ordine alfabetico distribuiti, indicando se detenuti o no, per quanto potemmo conoscere_ Ognuno tiene al margine ed i testimoni del carico, e la imputazione di cui è gravato_

Gli imputati carcerati in detta lista mostrano ove giace il loro interrogatorio e discarico. Credemmo che ciò potesse agevolare la fatica del foliario.

Ci auguriamo che non manchi d’altro, ed ove ciò  fusse (fosse) non a mancanza di zelo, lo si attribuisce, con questa lusinga, che il processo sia inviato, abbiamo ordinato

Carpinone 28 Febbraro

Il Giudice

  1. di Giuseppe

?. Morelli

Pag. 8

Al Signor Giudice del Mandamento di Carpinone

Signore

Il Sacerdote Agostino Cifelli da Castelpetroso trovandosi detenuto in queste prigioni mandamentali per  voluta inputazione di voci allarmanti contro l’attuale Real Governo; la prega volergli accordare la libertà provvisoria sotto quel mezzo di  sto ???  che le piacerà

Carpinone 5 ottobre 1861

Agostino Sacerdote Cifelli

L’anno milleottocentosessantuno- Il giorno 5 ottobre in Carpinone-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone

Vista la sapr  entti soprasente dimanda

Letti l’art. 8 32 di procedura penale

Concediamo o concordiamo o ordiniamo

La chiesta libertà provvisoria sotto la cauzione di lire mille  che luspi ? nei modi di legge

  1. di Giuseppe

(Salvatore Morelli Cancelliere) appunto

Frasii: sconvolgimenti politici- la voce pubblica

Foglio di Posizione

Dalla istruzione che si sta compilando pe’ fatti criminosi consumati in Castelpetroso in questo Mandamento dal di 6 al 18  ottobre1860, risulta, che, in quest’ultimo giorno, una banda di circa settanta persone di Carpinone e Cantalupo capitanata da Antonio Marzillo di Cantalupo si portava in quel comune, el Marzillo sana leggere una lettera a lui diretta dal Comamdante de’ volontari Teodoro Salzilli di Pizzilli, del tenor seguente = Signore=” Si porterà alla volta di Carpinone da dove prenderà quanta forza vuole, e muoverà per Castelpetroso, arrestando D. Domenico d’Uva con Pasquale Vecchiarelli, e saccheggerà le case di costoro, li scorterà qui una col Sacerdote D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi: che si fecero lecito di tr  re ?dalle mani degli armati= Al Sig. Antonio Marzillo di Cantalupo=Firmato: Il  Comandante= Teodoro salzilli-

Pur interessando alla Giustizia assodare, se in realtà il Marzillo si ebbe la lettera in parola, è pregato il Sig. collega del Mandamento di Cantalupo versarsi su tal fatto con quella sagacia ed avvedutezza che tanto lo distingue, facendo tenere gli alti o attii di risulta, una col verbale sulle qualità morali dello stesso, col minor possibile ritardoi, trattandosi di una proccessura che vien richiesta con premura da’ superiori-

Carpinone 2 Dicembre 1861

Il Giudice

Giuseppe di Giuseppe Il Cancell Sost.

  1. Morelli

Pag. 107  Incartamento per Teodoro Salzilli di Pozzilli

Le testimonianze su Salzilli : gode di pessima condotta

Segue a pag. 115  carichi pendenti ( un bel curriculum) furto,strupro e molto altro fino a pag. 116

Certifico io qui sottoscritto Sindaco del Comune di Pozzilli e riuniti, qualmente avendo perquisito i registri dello Stato Civile di S. Maria dell’Oliveto, in essi ho rinvenuto che Teodoro Salzilli figlio dei furono Domenico, e Irene Passarelli è dell’età di anni 35, essendo nato il 4 Maggio 1826-

Per uso della giustizia penale

Ed in fede

Pozzilli li 17 Dicembre 1861

Il Sindaco

  1. Sirneone

Filiazione di Teodoro Salzillo fu Domenico

Nativo di S. Maria dell’Oliveto

Dimorante in Pozzilli (è emigrato d’ più tempo)

Condizione possidente

Statura giusta

Capelli

Castani

Occhi

Naso giusto

Colore naturale

Mento tondo

Barba piena

Anni 35

Marche apparenti- sopraddente alla parte superiore destro

Per uso della Giustizia penale                                                 Ed in fede

Pozzilli li 17 Dicembre 1861

Il Sindaco

  1. Simeone

Pag. 148

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno venti febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa chiamata, è comparso-

                                                                   Leonardo Venditti

Fu Cosmo, di anni 44 proprietario del Comune di Carpinone

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Nel giorno 18 Ottobre 1860 a circa le ore 16, giungevano qui condotti dalla Guardia di Castelepetroso, circa venti garibaldini arrestati_ Io mi trovava in campagna, ed intesi una voce che mi chiamava a nome= Conobbi essere il nomato Nicola Palumbo del detto Comune di Castelpetroso, e mi avvicinai allo stesso- Allora costui mi premurò, non far offendere dai tristi del mio paese i ridetti garibaldini-  Mosso da sentimenti di umanità, inere alle voglie del Palumbo, e difatti dallo ingresso del paese fino al Largo della Croce frenai il popolo- Qui però giunti gran calca di popolo si fece loro sopra, e presero barbaramente a trucidarli- Quattro degl’infelici, che trovavansi ligati separatamente cercai salvarli tagliando col coltello la fune, e quindi insinuai loro fuga- Difatti costoro (sentirono) o sentendo i miei consigli si diedero le ?   gambe_ Visti dai rivoltosi volevan inseguirli, ed erasi per farsi loro sopra, ma un gendarme posse o posce in opera tutt’i mezzi per salvarli, conducendoli arrestati in Isernia, come venne eseguito, tanto che di uno di questi ultimi infelici o’ ricevuto posteriormente lettere-

A dimanda risponde

In quella scena di sangue  ne il Palumbo, ne gli altri individui della guardia di Castelpetroso presero parte alcuna , mentre vedendo il furore del popolo cercarono nascondersi-

Ritengo quindi che il Palumbo avea tutta la volontà di salvare quegli o quigli arrestati-

Ad altra dimanda è stato negativa

Precedente lettura e conferma a’ sottoscritto

Lonardo Venditti

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 150

Nello stesso dì

Citata è comparsa

Pasqua S. Uva

Fu Giovanni di anni 50 contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente, a’ risposto

Il mattino del 18 Ottobre 1860, il mio paesano Domenico Tamburro fu Nicola, ritornando dal bosco con un fascio di legna di buon mattino, che dissemi le avea fatte nel giorno innanzi, mi disse, che al vallone dell Taverna in quest’agro, giaceva ferito un individuo, il quale gli avea chiesto aiuto, e di non averglielo potuto dare, perchè portava  le sudette legna- Allora io, per sentimenti di umanità, presi delle uova e gliela portai- Il ridetto individuo, dopo essersi rifocillato, mi disse essere il medico di Sparanise- In tal rincontro rimarcai, che lo stesso stava ferito sulla fronte, ma a mio credere, non mortalmente-

Ad altra dimanda risponde-

Il mio paesano Michele Giancola, che stava travagliare in suo fondo poco distante, avessi visto colà delle persone, venne, ed avendo visto quell’infelice, spogliato e scalzo, mandò a prendere il suo somaro, e con Giuseppe Donato ed altri che non ricordo, lo mise a cavallo e lo portò verso la stalla- Il dì seguente appresi che lo stesso era stato portato nel posto di guardia, e quindi nello stesso, nell’atto veniva mandata con altri in Isernia, giunto innanzi alla Cappella di S Giuseppe, Camposanto, venne ucciso; ma ignoro da chiPrecedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterata-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Segue testimonianza di Michele Giancola che racconta quanto esposto sopra

L’anno milleottocentosessantadue il giorno 25 Febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto sig. Morelli, previa chiamata è comparso

  1. Angelo Vacca

Di Giovanni, di anni 34, (24) Sacerdote qui domiciliato-

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Analogamente interrogato a’ risposto-

Trovandomi a passeggiare fuori le mura di questo abitato, e precisamente per la strada che da qui mena al Villaggio Indiprete, giunto vicino alla Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, fui chiamato, non ricordo da chi, ad amministrare il sagramento della confessione ad un indivuduo, che giacea ferito, seduto sur di una pietra innanzi a quella Cappella Adempito che ebbi al mio ministero ne andiedi via, ed ignoro il destino dell’infelice

Precedente lettura, e conferma a’ sottoscritto

Angelo Vacca

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Provincia di Terra di Lavoro                                                                    anno 1862

Mandamento di Pignataro

Incartamento relativo alla nota istruttoria riguardante l’omicidio in persona di Salvatore Caropreso domiciliato in Visciano Comune di Calvi

A carico di

Domenico di Francesco Santantuono di Castelpetroso di Carpinone

A margine

Carpinone in Provincia di Molise

Risposta alla nota istruttoria del Giudice Mandamentale di Castelpetroso G.  di Giuseppe sui fatti di Castelpetroso e precisamente quelli riguardanti i fatti avvenuti alla Cappella di san Giuseppe del 24 Novembre 1861

Polizia Giudiziaria di                                                      Sparanise 24  Nbre 1861

Signore

Nel ritornarle la nota istruttoria che mi ha rimessa col Di Lei foglio del 18 andante, senza N°…; non saprei dirle altro, che il soggetto di cui si parla in detta nota, che in ottobre 1860 venne ammazzato in Castelpetroso, potrebb’essere un tal D. Salvatore Caropreso medico, oriundo di Napoli, che da più anni erasi ammogliato a Sparanise con D.a Maria Maddalena Ricca, il quale partì coi volontari; ma siccome lo stesso da qualche tempo non conviveva colla detta moglie ed erasi ritirato in Visciano di Calvi, dove esercitava la professione medica, e di là partiva come volontario, cosi potrà ivi dirigersi, donde potrà avere più precisi ragguagli sul contenuto in detta nota, non sapendo dal mio conto dirle dippiù.

Il Sup.te Giudiziario

Carlo ? lepolella

Al Signor Giudice del

Mandamento di Pignataro

La Signora Ricca era affetta da Podagra

Certificato medico “ per uso di giustizia”

Certifico io qui sottoscritto medico chirurgo di Sparanise qualmenta  (precisamente) la Sig.ra Maddalena Ricca di detto Comune è affetta da podagra, ed è febbricitante, e per cui è inh abilitata                         a potere viaggiare, ed in fede

Sparanise 10 ? del 1862

Antonio Sarno

Visto

Per la legalità della firma

Il Sindaco

F.co Colapietro (a?)

Visto

Gennaro Barone Lumaga Apice

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventuno gennaio su Sparanise.

Noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere, ed in esecuzione della nostra precedente ordinanza, volendo ricevere la dichiarazione della Signora Maddalena Ricca inferma relativamente alla nota istruttoria sistente al folio  20 ci siamo conferiti                                     in questo Comune di Sparanise, precisamente in casa di essa Signora Ricca, ed avendola realmente rinvenuta giacente a letto, la mesesima alle analoghe domande ha detto chiamarsi Maddalena Ricca del fu Tommaso di anni 58 di Sparanise, vidua di Salvatore Caropreso La medesima dopo gli avvertimenti di rito ha promesso di parlare senza timore di dire il vero

Dimandata convenevolmente ha risposto che da circa sei anni dietro il di lei marito Signor Salvatore Caropreso di condizione medico abbandonò la casa coniugale, e si recò a far domicilio nel Comune di Calvi che nell’ avvicinarsi Garibaldi in queste contrade essa dichiarante seppe che suo marito si era  arrallato volontario in quell’armata. Che nel decorso anno non sapendo precisare il mese, ne il giorno seppe da un tal Antonio Ricca di Agostino di qui, reduce dalla armata Garibaldina, che il detto Caropreso era stato mortalmente ferito verso Isernia non ricordandosi precisamente il luogo, e che dopo tempo seppe per voce pubblica, non ricordandosi da chi che il detto di lei marito era morto in seguito di dette ferite che chiede la punizione del colpevole venendosi a scoprire, e rinuncia alla parte civile

Che in ultimo non ha testimoni da offrire alla giustizia.

Lettura data vi ha persistito e non sapendo scrivere abbiamo firmato noi col Cancelliere

A.Sammartino

Giov: Spina ?

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventuno Gennaio in Sparanise nella Casa Coimunale

Innanzi a noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere, in seguito di chiamata si è presentato.

Antonio Ricca di Agostino di anni 26 di Sparanise possidente, il quale dopo gli avvertimenti di rito ha detto di non avere alcun vicinato di parentela colle parti

Interrogato analogamente ha risposto

Che nel mese di Ottobre del decorso anno milleottocentosessanta partì con una legione di Garibaldini per sedare una mostra reazionaria surta nel Distretto d’Isernia: di questa legione fece parte benanche il paesano Salvatore Caropreso In un giorno di quel mese tale legione si affrontò con una massa imponentissima di quei naturali detti scarpitti, e perchè sopraffatti dal numero esso dichiarante col Caropreso ed un altro di Pietramelara di cui ignora il nome e cognome si diede a gambe. Arrivati però in un punto si videro accerchiati da altra massa di scarpitti, e non potendo a costoro resistere, il Caropreso e l’altro compagno cedettero le armi, ma il dichiarante perchè più giovane per dirupi e per valloni si pose in salvo. La sera di quello stesso giorno non sapendo precisarlo, nelle vicinanze di Castelpetroso lo, esso dichiarante trovandosi in compagnia di Alessandro  Tatoli di Camigliano, che pur faceva parte di quella legione viddero andare alla loro volta un uomo con la sola camicia e tutta insanguinato per le diverse ferite che aveva ricevute, in cui riconobbero il paesano Caropreso. Costui nel vedere i due compagni disse loro che era stato saacrificato da quei tristi , e stava per rendere l’anima a Dio- Come di fatti non potendo più reggere se’ pur le ferite che per la capia del sangue versato, cadde quasi boccheggiante. Esso dichiarante col Tatoli vedendo che ogni opera sarebbe stata infruttuosa per salvare il sacrificato compagno, lo lasciarono prossimo a finire

Interrogato ha risposto

Di non saper precisare verano di quei malvagi

L’ì o S’ì o s’è perchè forestiere, e sì perchè il numero era sdrabacchevole

Dimandato ha risposto

Che raggranellata quella sperperata compagnia alcuni dicevano di esser morto il Caropreso, ed altri lo mettevano in dubbio; certo però si è che precise notizie non ne ha più saputo

Lettura data vi ha persistito e detto che contiene la verità e si è sottoscritto con noi e col nostro Cancelliere

Antonio Ricca

  1. Sammartino

Giov: Spina ?

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventiquattro gennaio

Innanzi a noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere previa citazione si è presentato

Alessandro Ratolo di Pietro di anni 42 di Camigliano Maniscalco, il quale dopo gli avvertimenti di rito ha detto di non avere alcun vincolo di parentela colle parti

Interrogato analogamente ha risposto.

Che nel giorno diciassette ottobre del milleottocentosessanta esso dichiarante trovassi nelle vicinanze di Castelepetroso Distretto d’Isernia con la legione di volontarii per reprimere colà una orribile reazione fatta da quella gente perversa. Dopo varie ore di accanito combattimento questa legione fu sopraffatta dal numero, e poichè straniera a quei luoghi dovette la stessa curare qualche scampo; e scendendo una  costa o casta esso dichiarante in compagnia di Antonio Ricca di Sparanise, e di un tale di Pietramelara incontrò il compaesano Sig. Salvatore Caropreso, il quale occupava il posto di Sergente tra i volontari, tutto insanguinato per la copia delle ferite ricevute da quei malvagi, e con la sola camicia addosso

Il dichiarante con i compagni si afflissero dello stato in cui era ridotto il Caropreso e cercarono di   aiutarlo accompagnandolo in luogo sicuro qualora avesse potuto loro riuscire. Esso testimone , essendosi gli altri due allontanati lo accompagnò per buona pezza; ma il Caropreso vedendosi quasi prossimo a finire, consigliò esso testimone di porsi in salvo, e di situarlo sotto una muriccia, come il dichiarante medesimo eseguì; e la mattina seguente fu assicurato che il Caropreso per effetto delle ferite riportate terminò di vivere-

Ad ogni altra domanda è stato negativo

Lettura data vi ha persistito e sottoscritto con noi e Cancelliere

Alessandro Ruotolo

  1. Sammartino

Giov: Spina ?

Pag. 181

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno ventisette Febbraio in Carpinone-

Innanzi a Noi  Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone assistiti dal Cancelliere

Sostituto Sig. Morelli, si è spontaneamente presentato

Martino Forte

D Innocenzio, d’ anni 36, contadino domiciliato in Castelpetroso-

Interrogato sull’oggetto della sua comparsa, a’ risposto-

Per la voluta imputazione che mi si addebita, della uccisione e furto in persona di D. Nicola de Sanctis la sera del 17 Ottobre 1860, mi è stato necessità munirmi di salvacondotto, che mi venne difatti rilasciato dalla G. Corte Criminale di Molise con deliberazione del 19 volgente Febbraio, e quindi mi presento a Lei, onde predi  re, il mio discarico, pria di presentarmi in carcere-

Noi Giudice sudetto

Visto il Salvacondotto, colla data come sopra-

Abbiamo rivolto al Forte le seguenti dimande-

  1. Sapete il motivo del vostro arresto ?
  2. Lo ignoro, mentre sono innocente di qualsiasi imputazione-
  3. Non uccideste, con altri, l’infelice D. Nicola de Sanctis, spogliandolo financo delle vesti ?
  4. No Signore- In quella sera dell’avvenimento non fui affatto sul luogo, ove dicevi avvenuto il crimine –
  5. Il dì seguente non facevate a gara per arrestare gli onesti cittadini ?
  6. No Signore, e solo prestai servizio, qual’ indeide della guardia-
  7. Avete testimoni a vostra discolpa ?
  8. Possono sentirsi Antonio Ferrara di Fiore, Giovanni Ferrara, d’Innocenzio, Costanzo Forte fu Donato, Giuseppe d’Uva fu Sabatino e Vincenzo Giancola fu Antonio di Castelpetroso-

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Successivo mandato di comparizioni per i testimoni citati dal Forte   (pag. 182)

Vittorio Emanuele II°

Per grazia di Dio, e per volontà della Nazione

Re d’Italia

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone

Mandiamo, ed ordiniamo ad uno dei nostri  uscieri di citare le persone qui sotto notate a comparire innanzi a Noi in questo Giudicato Regio, subito dopo l’intima della presente, dovendo essere intese in affari penali: mancando vi saranno costretti co’ mezzi legali-

Carpinone 27 Febbraio 1862

  1. C

Antonio Ferrara                                                                                 G. di Giuseppe

Giovanni Ferrara        

Costanzo Forte                                                                                   S. Morelli

Giuseppe d’Uva

Vincenzo Giancola

Pag. 183

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno ventotto Febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa citazione, è comparso-

Antonio Ferrara

di Fiore, di anni 35, contadino domiciliato a Castelpetroso- L’indifferente-

dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non o’ inteso mai nominare il mio paesano Martino Forte, tra gli uccisori dell’infelice D. Nicola de Sanctis;  e siccome la mia abitazione si trova a circa un miglio distante dal luogo dell’avvenimento, così non potei vedere se lo stesso vi era – Credo poi che stava in casa-

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 184

Nello stesso dì

Citato è comparso

Giovanni Ferrara

D’Innocenzio, d’anni 40 proprietario domiciliato in Castelpetroso

L’ndifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non vidi affatto il mio paesano Martino Forte la sera del 17 Ottobre 1860, e nettampoco il di seguente, e quindi ignoro se lo stesso avesse preso parte nella uccisione di D. Nicola de Sanctis, e negli arresti di galantuomini, e d’altri-

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 185

Nello stesso dì

Citato è comparso

Costanzo Forte

Fu Donato, d’anni 35 contadino domiciliato in Castelpetroso

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto

Ignoro, se Martino Forte avesse preso parte nella uccisione e furto inn persona di D. Nicola de Sanctis, mentre la pubblica voce, m’informava che Amodio Zappitelli gli diede il primo colpo in testa, e poscia  spogliato, e gli fu preso il cavallo dai figli di Pasquale Vecchiarelli Vincenzo, Addolorato e Girolamo; nettampoco conosco se il detto Forte avesse il dì seguente proceduto ad arresti-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 186

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Giuseppe d’Uva

Fu Sabatino, d’anni 54 (34) contadino domiciliato in Castelepetroso

L’ndifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non conosco, se il mio paesano Martino Forte si fosse immischiato nella uccisione e furto di D. Nicola de Sanctis la sera del 17 ottobre 1860; e solo il di seguente lo rimarcai in mezzo agli altri andar  curiosando sulla consolare, ove eran avvenuti i deplorevoli fatti- Non badai se lo stesso andava armato, o pure inerme, e se portava addosso un così detto zaino-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere iletterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Vincenzo Giancola

Fu Antonio, di anni 23 contadino domiciliato in Castelpetroso-

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

Il mio paesano Martino Forte non fu da me visto affatto la sera del 17 Ottobre 1860, e quindi ignoro se lo stesso si trovò nel luogo vi venne ucciso D. Nicola dè Sanctis – Nè il di seguente vidi lo stesso, e quindi ignoro se avesse proceduto ad arresti-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Da pag. 188 a pag.191- certificazione- cert.ni di morte

Fino a pag. 202 altre certificazioni

Pag. 207

Ditenuto da

29 Luglio 1862

Tribunale del Circondario d’Isernia

Giudicatura di Carpinone

  1. del Rg. D’Istruzione Rg. Dell Procura del Re

================                                                          N. 682

=================

  1. del Rg. Della Giudicatura 15 del 1861

===========================

Titolo del reato

==========

1° Eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione, e parte attiva presa nell’uccisione di due garibaldini

2° Uccisione di un garibaldino alla contrada Nuoto

Reati avvenuti ne’ di 17 e 18 Ottobre 1860 nel comune di Castelpetroso, e sue campagne

Contro

Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono di  ? D. Comune

Tribunale del Circondario d’Isernia

========================

Giudicatura di Carpinone

================

Interrogatorio

Dell’imputato Domenico di Francesco

=========================

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno Sette del mese di Luglio alle ore 11, a.m. in Carpinone

Innanzi a Noi Avvocato Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli-

E’ comparso scortato dai Carabinieri Reali di Francesco Domenico Santantuono, di anni 47, nativo del Comune di Castelpetroso, ove domiciliato, di condizione contadino-

Ignoro per qual motivo sia stato arrestato, mentre sono innocente di qualsiasi reato-

Manifestatogli i carichi che gli si addebitano-

Risponde- E’ vero che scaricai un colpo di fucile contro Angelo Venditti del Comune di S. Angelo in Grotte, senza però ferirlo, ma perchè venni dallo stesso, e da altri suoi paesani, che non ricordo, aggredito mentre giravo per la custodia delle vigne- Non è poi vero, che abbia preso parte nell’uccisione del Medico di Sparanisi in Ottobre 1860, mentre lo stesso giaceva mortalmente già ferito a colpi di scure in testa, e di arma da fuoco nelle coscie innanzi la Cappella di S. Giuseppe, allorchè per ordine di un gendarme borbonico andiedi colà a rilevarlo per condurlo arrestato in Isernia e non ostante il detto gendarme mi avesse dato de’ schiaffi, imponendomi fucilarlo, pure non li esegui, tanto che avevo carico il mio fucile colla sola polvere- Nettampoco è vero essersi da me ucciso altro garibaldino, ed arrestato il Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, iln quale venne condotto in Castelpetroso dalle Guardie di Cantalupo, delle quali non ne conobbi alcuna, e solo di coloro che vennero di Carpinone in cerca del detto Rizzi, conobbi il solo Coronaro , di cui ignoro nome e cognome, di statura pure alta- che anzi il Rizzi venne da me fatto sciogliere, e consegnai a D. Domenico d’Uva mio paesano, che avea mandato a richiederlo-

Ad altra dimanda, risponde

Il fucile che mi fù sorpreso da’ Carabinieri la sera del 29 scorso luglio, è di mia proprietà, e ne feci acquisto, dietro il permesso ottenuto dal Re Vecchio  d’asportarlo; permesso che non ò potuto più ottenere-; e degli altri oggetti a me si appartiene il solo coltello, vendo gli altri del mio compagno, di cui non ricordo il nome e cognome

Non  o’ pruove a mia discolpa-

Di tutto ciò si è formato il presente verbale, che letto all’arrestato, lo a’ confermato, ed avendo dichiarato di non sapere nè scrivere nè sottosegnare, è stata firmata da Noi e dal nostro Cancelliere Sostituto_

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Noi medesimo Giudice

Richiediamo il Comandante de’ Reali Carabinieri stanziati in Isernia, ed ora qui presente di procurare la traduzione dell’ arrestato nelle carceri d’Isernia a disposizione del Sig. Procuratore del Re presso quel Tribunale Circondariale, essendo stato da Noi interrogato, e cui saranno da Noi  testo inviati i presenti atti per l’organo postale-

Carpinone 7 Agosto 1862

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

B 126-1/d

Corte d’Assise di Campobasso

N.! Reg.  Gle

Anno 1865                        P.D.  17 Dicem 69

Accusa contro                   P.D. 8 Marzo 1870

Innocenzio  Armento fu Domenico e della fu Carmine Forte, nato a dì   in Castelpetroso

Contadino

Accusato

1 Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del Governo e portare la strage contro una classe di persone, nel gorno 6 e 7 Ottobre 1860 in Castelpetroso

2 Di omicidio volontario a colpo di fucile in persona di un Garidaldino, depredandolo della spada e delle vestimenta che indossava.

Reato commesso nella sera del 17 Ott. 1860 presso Castelpetroso-

Sent.. d’accusa

6 Agosto 1864

N.B.

Questa causa è relativa a quella contro

Domenico di Francesco ed altri di

Castelpetroso

  1. 337 del 1866

Corte di Assise di Campobasso                                   Anno

  1. 10                                    1865

N.1 – N. 95

Rep. 5° n° 214

????? 1° Del Reg. Generale della Assise

Volume 8°

Causa

  • Domenico di Francesco Santantuono
  • Isidoro Notte
  • Dimodio Zappitelli
  • Marino zappitelli
  • Diamante Giancola
  • Fiore d’Uva
  • Vincenzo Vecchiarelli
  • Addolorato Vecchiarelli
  • Domenico Zappitelli
  • Addolorato Folliero
  • Nicola Cifelli
  • Nicola Folliero
  • Michele Giancola
  • Agostino Giancola
  • ? Giovanni ???? (strappato)
  • Foglio strappato
  • Innocenzio Armenti
  • Matteo di Francesco
  • Giovanni ?   strappata
  • Car? Strappata
  • Celidonio G’’ strappata
  • Ginepro Giancola
  • Diamante de Francesco di Castelpetroso

I

Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere e portare la strage contro una classe di persone per avere nei giorni 6 e 7 Ottobre 1860 nel comune …………..con voci sediziose di Viva Francesco Secondo disarmato………………….nazionale organizzandovi la Guardia Urbana, ed indi …….18 Ottobre suonando le campane a stormo, uniti……………e data la caccia ai liberali, e Garibaldini, arrestandoli……..

II

D’Uva Fiore

Notte Isidoro

Zappitelli Amodio

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Di Francesco Domenico

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

2 di omicidio volontario in seguito di sedizione nonchè di furto……….. nella sera del 17 Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante…………….ivi consumato, meni gli ultimi tre accusati, aggredito………….di uccidere il fu Nicola de sanctis, e con colpi di pietra, e f ………… davere, indi tutti lo rubarono del cavallo, dell valigia, ………..delle pistole, e delle vesti, che indossava……….

n.b. pagina incollata di lato

III

Armento Innocenzo

Il noto Giovanni

Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto per avere nella sera del 17 Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato, il di Ruota aggredito un Garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi si scure, che quello gli tirava mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto Garibaldino, ed indi entrambo depredato lo stesso della spada, e delle vestimenta che indossava

IV

Di Domenico Francesco  Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo ?

Vecchiarelli Addolorato

di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Gineprio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

di Francesco Diamante ?

di complicità in grassazione accompagnata da omicidi … seguito di sedizione per avere nella notte dal 17al 18 Ottobre .. fuori Castelpetroso presso l’aia della Sig.a Ferrara  dietro concerto fra  essi , attesoi armati al passaggio i Garibaldini sbandati  nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono, e facilitarono gli uni cogli altri nell’uccisione di 33 di detti Garibaldini, che depredarono di ciò che avevano, lasciandoli sull’aia  morti e completamente nudi

V

Di Francesco Domenico  Santantuono

di omicidio volontario in seguito di sedizione per avere nel 18 ottobre 1860 dopo l’attentato consumato in Castelpetroso presso la Cappella di S. Giuseppe al Camposanto ucciso con un  colpo di fucile il Medico fu salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dire Viva Francesco 2° rispose Viva Vittorio Emanuele fu precipitato in un vallone, ed ivi fucilato

VI

Di recidiva contro Bertone Domenico

Sentenza d’accusa

D’ 6 Agosto 1864

Foliario

In nome di sua Maestà

Vittorio Emanuele II

Per la grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d’Italia

L’anno milleottocentosessantaquattro, il giorno sei Agosto in Napoli

La Corte d’Appello di Napoli, sezione d’accusa

Composta da’ Signori Cav: Longo Vice Pres.te

Presidente, Cannavina, Lauria, Martinelli, Capuano Consiglieri e Giaccari Cancelliere Sostituto:

Udito il rapporto fatto dal Sostituto Procuratore Generale Sig. Tramontano, e la lettura data dal Cancelliere Sostituto di tutte le carte del processo compilato dal Sig. Vincenzo Iacovelli Giud.ce del Circondario di Campobasso

Contro

  • Armenti Giacomo fu Pasquale di anni 35 di Castelpetroso, contadino
  • Armenti Cosimo fu Pasquale di anni 43: id
  • Armenti Fiore di Giuseppe Nicola di anni 25 id
  • Cifelli Felice fu Addolorato, d’anni 33 id
  • D’Uva Cosimo alias conocchia di anni 51, id
  • D’Uva Nicola fu Francesco d’Alessandro, di anni 27, contadino, nato e dom. in Castelpetroso
  • Martelli Angelo, di anni 43, id
  • Orsano Giovanni di Stellante Valentino, di anni 33, contadino id:
  • Cifelli Arsenio di Nicola di anni 27 id
  • Cifelli Nicolangelo di Salvatore di anni 30: id
  • D’Uva Giovanni di Antonio Fischietto di anni 40: id
  • Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono di anni 46 id
  • Notte Isidoro di Cosmo, di anni 37 id
  • Zappitelli Amodio fu Antonio, di anni 49 = id
  • Zappitelli Carmine di Amodio di anni 18 id o 19
  • Zappitelli Marino di Amodio di anni 20 id
  • Giancola Celidonio fu Gennaro di anni 58, id
  • Giancola Diamante di Celidonio di anni 37:id
  • D’Uva Fiore fu Filippodi anni 27 id
  • Vecchiarelli Vincenzo di Pasquale di anni 34 : id
  • Vecchiarelli Addolorato di pasquale di anni 33.
  • Zappitelli Domenico fu Gabriele di anni 33 id
  • Follieri Addolorato di Antonio di anni 27 id
  • Di Francesco Matteo fu Cosmo di anni 31 id
  • Bertone Domenico di Tobia di anni 29, sarto di S. Angelo in Grotte
  • Cicchino Andrea di Matteo di anni 41 contadino, di Castelpetroiso.
  • Cifelli Giovanni di Giuseppe di anni 31 o 36 ? id
  • Cifelli Felice di Nicola di anni 24: id
  • Follieri Giovanni di Nicola, di anni 21 : id
  • Cifelli Nicola fu Generoso di anni 48 : id
  • Di Francesco Rosario fu Massimiliano di anni 44 id
  • Follieri Nicola fu Domenico di anni 62. id
  • Forte Carmine di Felice, di anni 40 id
  • Forte Martino d’Innocenzio di anni 38, id
  • Forte Pietro fu Felice di anni 32 id
  • Giancola Giuseppe fu Donatantonio di anni 60 o 66 : id
  • Giancola Michele fu Cassiodoro, di anni 31 : id
  • Giancola Addolorato di Giovanni di anni 34 id
  • Giancola Giovanni di Nicola di anni 65 id
  • Giancola Ginesio fu Pasquale di anni 48 : id
  • Orfano Beniamino di Francesco di anni 45 id
  • Ruoto Giovanni fu Filippo di anni 36 id
  • Ruoto Giuseppe fu Filippo di anni 34 id
  • Tamburro Giovanni di Giuseppe di anni 44: id
  • Tamburro Domenico fu Nicola di anni 53 id
  • Armenti Innocenzio di Domenico di anni 44 o 42 id
  • Giancola Agostino fu Pasquale di anni 51 id
  • Salzillo Teodoro fu Domenico di anni 37 id
  • Ciello Michele fu Francesco di anni 41 id
  • Di Francesco Alessio di Amodio di anni 24 id
  • D’Uva Domenico fu Francesco di anni 38 id
  • Di Francesco Domenico di Giovanni di anni 26 id
  • Di Francesco Diamante di Benedetto, di anni 23 id
  • Notte Addolorato fu Cassiano di anni 33 id
  • Notte Pasquale di Martino, di anni 42 id
  • Palumbo Nicola di Salvatore di anni 39 id
  • Vacca Michele fu Nicola di anni 39 id
  • Forte Tommaso fu Domenico di anni 52 id
  • Biondi Girolamo fu Liberato di anni 50 id
  • Cicchino Nicolangelo di Pasquale di anni 44
  • Tamburro Nicola fu Belisario di anni 44

Imputati

Di cospirazione ed attentato per cangiare la forma del Governo ed altri reati-

I Signori, Sostituto Procuratore Generale, e Cancelliere Sostituto essendosi ritirati;

La Sezione d’Accusa

Viste le carte del processo lasciate sul tavolo dal suddetto Sostituto, e la sua requisitoria scritta e da esso sottoscritta, con la quale chiede:

Che la Sezione d’Accusa dichiari non farsi luogo a procedimento per insufficienza d’indizi

Contro

                                                          Armento Cosmo fu Pasquale

                                                          D’Uva Cosmo alias Conocchia

                                                          Zappitelli Carmine di Amodeo

                                                          Cicchino Andrea di Matteo

                                                          Cifelli Felice di Nicola

                                                          Di Francesco Rosario fu Massimiliano

                                                          Giancola Giuseppe fu Donatantonio

                                                           Ruoto Giuseppe fu Filippo

                                                           Di Francesco Alessio di Amodeo

                                                           Notte Addolorato fu Cassiano

Che dichiaro non farsi luogo a procedimento per applicazione

Dell’indulto Sovrano del 17 Novembre 1863

Contro

                                                             Armento Giacomo fu Pasquale

                                                             Armento Fiore di Giuseppe

                                                             Cifelli Felice fu Addolorato

                                                              D’Uva Nicola fu Francesco

                                                              Martelli Angelo

                                                              Orfano Giovanni di Stellate Valentino

                                                              Cifelli Arsenio di Nicola

                                                              Cifelli Nicolangelo di Salvatore

                                                               D’Uva Giovanni di Antonio Fischietti

                                                               Folliero Giovanni di Nicola

                                                               Forte Pietro fu Felice

                                                               Giancola Addolorato di Giovanni

                                                               Giancola Giovanni di Nicola

                                                               Orfano Beniamino di Francesco

                                                               Tamburro Giovanni di Giuseppe

                                                               Tamburro Domenico fu Nicola

                                                               Salzillo Teodoro fu Domenico

                                                               Ciello Michele fu Francesco

                                                               d’Uva Domenico fu Francesco

                                                               di Francesco Domenico di Giovanni

                                                               Notte Pasquale di Martino

                                                               Palumbo Nicola di Salvatore

                                                               Vacca Michele di Nicola

                                                                Biondi Girolamo fu Liberato

                                                                Cicchino Nicolangelo di Pasquale

                                                                Tamburro Nicola fu Belisario

Che ordini l’escarcerazione de’ detenuti sudetti segnati ai numeri 38, 1, 8, 10, 39, 44,45 e 49, se non sono in carcere per alre cause;

Che pronunzi l’accusa di omicidio volontario commesso per impulso di brutale malvagità in persona di un garibaldino contro Armento Innocenzio di Domenico

Che pronunzi  l’accusa di omicidio volontario e di depredazione in pregiudizio di  Nicola de Santis di Campobasso, avvenuto l’omicidio per agevolare la depredazione, ed anche in conseguenza delle violenze usate al de Santis dopo essere stato già arrestato e disarmato

Contro

                                                                di Francesco Domenico alias Santantuono

                                                                Notte Isidoro di Cosmo

                                                                Zappitelli Amodeo fu Antonio

                                                                Zappitelli Marino di Amodeo

                                                                Giancola Diamante di Celidonio

                                                                 d’Uva Fiore fu Filippo

                                                                 Vecchiarelli Vincenzo di Pasquale

                                                                 Vecchiarelli Addolorato di Pasquale

                                                                 Zappitelli Domenico fu Gabriele

                                                                 Folliero Addolorato di Antonio

                                                                 Di Francesco Matteo fu Cosmo

                                                                 Forte Martino d’Innocenzio

Che pronunzi l’accusa di omicidio volontario e di depredazione accompagnate da gli omicidi stessi  commessi in persona di diversi garibaldini, e gli omicidi quali per agevolare le depredazioni, quali per impeto di brutale malvagità, alcuni in aguati ed altri in conseguenza di violenze usate in persona di garibaldini già arrestati contro i suddetti segnati sotto i numeri 12. 18. 20. 21. 24, e 34 e più

Giancola Celidonio fu Generoso

                                                                  Bertone Domenico di Tobia

                                                                  Cifelli Giovanni di Giuseppe

                                                                  Cifelli Nicola fu Generoso

                                                                  Folliero Nicola fu Domenico

                                                                  Forte Carmine di Felice

                                                                  Giancola Michele fu Cassiodoro

                                                                  Giancola Ginesio fu Pasquale

                                                                  Ruoto Giovanni fu Filippo

                                                                  Giancola Agostino fu Pasquale

                                                                  di Francesco Diamante di Benedetto

                                                                  Forte Tommaso fu Domenico

quest’ultimo aai termini degli art. 103 e 551 cod. penale;

Che pronunzi altresì l’accusa particolare di omicidio volontario contro di Francesco Domenico alias Santantuono

Che rilasci ordinanza di cattura contro gli assenti;

Che invii tutti quelli soggetti ad accusa avanti la Corte di Assise del Circolo di Campobasso

Considerando che i 7 volumi della presente processura racchiudono i reati avvenuti in Castelpetroso, circondario d’Isernia, nei giorni 6 Ottobre 1860 e 17 a 18 Ottbre medesimo- Essi veggansi per l’epoca, per sito, non che per le persone, essere una conseguenza,  o un’episodio della reazione d’Isernia che irradiandosi nei circostanti paesi presentano fatti di partiti, e vendette, brutali stragi e specialmente la depredazione a cui l’istinto popolare ed il suo bisogno sempre li spinge.

Non meno di 70 e più individui ne furono rubricati; ma 61 soltanto ne vengono tradotti a questa Sezione di accusa

Sta di fatto che nel 6 di quel mese Giacomo Armenti, reduce da Isernia, spacciandosi portatore di carta bianca, inaugurò la reazione in Castelpetroso sua patria; scorrendo seguito da altri le vie del paese colle grida di Viva Francesco 2°, disarmando i componenti la guardia nazionale, armando i suoi seguazi, rimovendo dagli ufficii municipali coloro che gli occupavano, surrogandovi altri, e segnatamente alla carica di Sindaco il prevenuto Nicola Palumbo, e procedento anche all’arresto di alcune persone, cioè Ernesto ed Ettore Forte ed Annibale Paolella, che metteva poi in libertà dopo un giorno di detenzione-

Ad impedire che il medesimo commettesse ulteriori eccessi, di cui faceva minaccia, i notabili del paese Domenico d’Uva, arciprete Giuseppe Giancola e sacerdote Serafino Cifelli, recandosi in commissione in Isernia per invocar soccorso dall’Autorità militare- Fu allora che il maggiore borbonico Sardi, impose al d’Uva assumere egli il comando della guardia di Castelpetroso e di procedere all’arresto dell’Armenti, come venne eseguito-

Il paese rimase così in una certa calma, ma governato sotto il vessillo borbonico, sino al 17 dello stesso mese, quando all’infausta nuova della rotta toccata alla colonna di garibaldini comandati dal colonnello Nullo

( presso il vicino paese di Pettorano), una voce di allarme si levò in Castelpetroso, ed il suono delle campane a stormo la classe de’ contadini, armandosi chi di fucile, chi di scure o di altro strumento rurale, cacciavapi sulla via consolare proveniente da Pettorano, dove facendo le poste ai garibaldini, che sbandati e divisi cercavano salvarsi colla fuga, quelli arrestava, uccideva e depredava-

Alla più parte di quei disgraziati toccò la mala parte di cadere nelle mani di coloro che guidati solamente da uno spirito di rapina e di ferocia, li pose spietatamente a morte, spogliandoli di quanto aveano, e sino de’ vestiti—

(Che a Solo a)? alcuni di essi imbattendosi in uomini meno tristi vennero solo arrestati, disarmati e tradotti al posto di Guardia- I medesimi però non furono più avventurati de’ primi, ed anche per essi era già sonata l’ultima ora; perciocchè ligati il mattino del 18 e spediti in Isernia per la via di Carpinone, non appena giunti in questo paese a furia di popolo vennere strappati alle poche guardie di Castelpetroso che li scortavano, e barbaramente massacrati, salvandosene appena qualcuno di circa venti che erano-

Questo fatto inumano succeduto in Carpinone, ha formato oggetto di altra distinta processura già inviata al giudizio delle Assise, nella quale (siano?) degli imputati nella presente venne involto o ritenuto colpevole-

La scena di sangue intanto cominciata in Castelpetroso al cadere del 17, e continuata tutta quella notte e il dì seguente, presentò l’orrendo spettacolo di vedersi seminate di cadaveri quelle campagne- Se ne contarono sino a 55 . I quali furono poi sepelliti parte dalle stesse mani omicide nel fine di occultare le vittime della loro ferocia e parte dalla pietà del saceerdote Giovanni Armenti, e di suo nipote Luca Armenti—

L’istruzione non riuscì a liquidare i nomi di tanti infelici patriotti accorsi da vari luoghi sotto la bandiera della libertà- Ma la loro strage è costatata dalla generica, comunque eseguita con qualche ritardo e da una luminosa pruova specifica—

1° Considerando che pei  fatti del 6. ottobre sopracennati, dalla intera processura chiari elementi di reità si hanno, a carico di Giacomo Armenti, fu Pasquale, e che egli venne anche accompagnato e coadiuvato in tutti quei movimenti o fatti di reazione, e nelle voci criminose, nonchè nel disarmo, e negli arresti dei germani Ernesto ed Ettore Forte ed altro, dai suoi compaesani Armenti Cosimo, Armenti Fiore, Cifelli Felice, d’Uva Cosimo, d’Uva Nicola, Martelli Angelo, Orfano Giovanni, Cifelli Arsenio, Cifelli Nicolangelo, d’Uva Giovanni-

Come però in quei fatti di reazione si smadò in maniera, da chi ne aveva assunto il sostegno, che fece scontenti i più manifesti borbonici, ed anche dolenti di veder restaurato con mille abusi ed eccessi, il Governo del loro re  Francesco 2°_ ed infine poichè la causa pubblica era in tal modo  manomessa  dopo due giorni passò nelle mani del Sig. Domenico d’Uva-

2° Verso le ore 24 Italiane del 17 ottobre 1860 alla nuova dello sbandamento in Pettorano, dei Garibaldini del Colonnello Nullo ed al grido ripetuto di all’armi, all’armi, dal suono delle campane a stormo, i contadini armati si rivolsero al massacro de’ (seguita da una lettera che potrebbe essere una v-Valorosi ?) Garibaldini, ed il primo a subire quei feroci eccessi fu il Sig. Nicola de Santis di Campobasso. Fu veduto Isidoro Notte, che il primo si rivolse contro de Santis, ch’era a cavallo, e gli vibrò un colpo di pietra che spavento quell’animale, mettendolo fuori strada; s’avvicinò indi Amodeo Zappitelli, che con la scure che armava lo feriva si fortemente che rovesciò de Santis sul collo del suo cavallo; allora Diamante Giancola gli tirò altro colpo di scure; e mentre l’infelice de Sanctis non estinto ancora cadeva al suolo, Vincenzo Vecchiarelli gliene vibrava un’ultimo, che lo faceva cadavere- Concorsero a quel fatto Domenico do Francesco Santantuono, Celidonio Giancola, Marino Zappitelli, insieme col padre Amodio, non che Domenico Zappitelli;  teneva poi per la briglia, in quell’eccidio, il cavallo di de Sanctis, Fiore d’Uva-

Sopraggiunsero dopo quella uccisione Addolorato Vecchiarelli, che strappo violentemente quel cavallo a Fiore d’Uva, menandolo via insieme alla valigia ch’era legata alla sella  – Tutti i più nominati insieme ad Addolorato Follieri e Matteo di Francesco spogliarono quel cadavere delle monete, dell’orologio, delle pistole, degli abiti, lasciandolo perfettamente denudato-

3° Verso le stesse ore 24, presso il villaggio Lemboreto in Castelpetroso, vedeasi fuggire un galantuomo Garibaldino, che era inseguito da due persone, una delle quali armato di scure, cioè Giuseppe Ruota, ora morto, e Giovanni Ruoto, e poichè questi l’avevano quasi raggiunto per offenderlo, così il medesimo cercava schermirsi con la spada onde non farli avvicinare; ma sopraggiunto in tal momento Innocenzio Armenti fu Domenico, con un colpo di fucile lo rese cadavere- Caduto quel Garibaldino, l’uccisore Armenti, gli tolse la spada e fuggì- Giovanni Ruoto, dopo aver data un colpo di scure anch’egli a quel Garibaldino, unitamente a Giuseppe Ruoto lo spogliarono di quanto indossava—

4° Considerando che dopo questi primi due fatti di sangue, quantunque fosse avvanzata la notte, quelle persone riunite, alle grida ed al suono della campana a stormo, comunque vedessero battuti e sparpagliati i Garibaldini, pure non vollero ritirarsi, e pensarono consumare sui medesimi delle grassazioni, come lo provarono poi i fatti, così verso le ore 4 circa della notte, si misero di accordo ed andiedero ad impastare sull’aia della Signora Ferraro ed in altri luoghi vicini, quei Garibaldini che erano messi in rotta nel paese di Pettorano, o che fuggivano da Isernia, tirando da tali siti che soprastavano la strada, molti colpi di fucili, ed attaccandoli colle scure. pietre, mazze ed anche altrimenti, mentre quei sventurati transitavano per quella strada, che mena a Campobasso; e si vide che appena che li uccidevano li denudavano interamente- In tale rincontro furono veduti uniti armati e dirigersi verso quel luogo dell’eccidio la detta notte, non per propri loro detti , ma per fatti posteriori, oltre ai reperti, ed altri indizi:

1°  di Francesco Domenico Santantuono

2°  Giancola Diamante

3°  Vecchiarelli Vincenzo

4°  Vecchiarelli Addolorato

5°  di Francesco Matteo

6°  Giancola Celidonio

7°  Bertone Domenico

8°  Cifelli Giovanni

9°  Cfelli Nicola

10° Folliero Nicola

11° Forte Carmine

12° Giancola Michele

13° Giancola Ginesio

14° Ruoti Giovanni

15° Giancola Agostino

16° di Francesco Diamante

All’alba del di seguente, più persone vedevano unisi sotto e presso la detta aia Ferrara molti di quei disgraziati Garibaldini, e ne furono contati sino al numero di 33-  Sulla superfice esterna de’ loro corpi scorgevansi esser essi tutti feriti; indi nel dì seguente furono essi fatti tutti, per la pietà dei buoni, seppellire – Una generica fu propria anche raccolta-

Considerando che nello stesso mattino del giorno 18 Ottobre, essendo stati, nella notte, arrestati circa 16 Garibaldini, e consegnati alla Guardia Urbana di Castelpetroso, comandata da Domenico d’Uva, costui ordinò, insieme al Sindaco Tommaso Forte, che quelli fossero spediti in Isernia; e perciò fatto un’ufficio, fissata la forza che dovea accompagnarli, furono ligati, a quel che pare dalle stesse autorità e mandati per la via di Carpinone, credendosi essere la più sicura onde farli giungere senza pericolo  al loro destino, mentre udivasi un tirar frequente di colpi di fucilate dalla strada di Pettorano – In effetti Raccomandata alla scorta la massima avvedutezza, il Sindaco Forte disse a quelle guide che fossero andate dritto per la via di Carpinone, senza fermarsi, usando attenzione onde non fare pericolare quella gente- Così essi usciti da Castelpetroso, con molto ordine, se non con tranquillità, si diressero verso Carpinone, ove giunti, e propriamente presso il villaggio Limpudi, una massa di popolo, di più centinaia di persone, si rivolsero contro la custodia di quei garibaldini, alla quale con minacce, e gridando che avrebbe dovuto uccider coloro, invece di trasportarli in Isernia, presero quei miseri ed a furia di popolo furono massacrati, restandone soltanto due salvi, che si allontanarono immantincuti da quel luogo—

Dai testimoni presenti al fatto non si è potuto aver elemento specifico di quell’avvenimento, nè si è indicata alcuna persona responsabile di qualche speciale uccisione-

5°  Coinsiderando che nello stesso giorno 18 Ottobre, alla Cappella di S. Giuseppe presso il Camposanto, poco fuori l’abitato di Castelpetroso, fu veduto seduto, sopra un sasso, un galantuomo ch’era ferito alla testa, il quale nei suoi dolori, lamentava anche languire della fame, dicendo di esser digiuno da tre giorni; a ciò una donna cercò dargli soccorso, somministrandogli qualche ella potette-  Mentre tanta pietà e cuore mastrò quella buona contadina pubblicamente verso l’ignoto galantuomo, videsi dall’altro lato giungere Domenico di Francesco Santantuono, che portava, con altri paesani, tutti armati, tre arrestati, cioè il Sacerdote Rizzi, che il de Francesco consegnò al Sig. Domenico d’Uva, e gli altri due catturati, lo stesso li faceva custodire dai suoi compagni, dovendosi benanche spedire in Isernia – Avendo però il detto de Francesco Santantuono scorto il galantuomo Garibaldino, ivi seduto, gl’impose di alzarsi ed unirsi agli altri, e benchè il disgraziato nol potesse, perchè anche ferito alla gamba, pure a stento l’ubbidiva, e sia perchè l’offendesse il vedere andare a rilento i suoi ordini, sia che non volesse alla domanda, che il de Francesco gli faceva, dire chi Viva?

In vece di rispondere, per contentarlo, Viva Francesco 2°, dicea, Vittorio Emanuele, esso di Francesco lo spinse allora sopra una macerie, e precipitandolo nel sottoposto territorio, gli scaricò un colpo di fucile nel petto, che lo rese   imenautineuti imenantinenti ? cadavere – L’uuciso era il Sig. Salvatore Caropreso, medico di Sparanise, che perseguitato e ferito erasi nascosto, col favor della notte, fra le rocce, ma che nel mattino essendo stato dal de Francesco scorto, fu in quel modo barbaramente sacrificato—

Considerando che dall’insieme de’ sopracennati fatti e dalle rubriche rilevansi ben chiare due imputabilità a carico dei colkpevoli, cioè, quella di reato politico, e l’altra de’ reati comuni conseguenza del primo, e dei soli reati comuni;

Considerando benanche che i fatti medesimi avvennero nell’ottobre del 1860, e che sul susseguente indulto del 17 Novembre 1863, i colpevoli de’ soli reati politici, non possono essere accusati, e perciò l’esame va guidato da questo duplice criterio legale;

Consideraando però che deve precedere a questa distinzione d’imputabilità, lo esame di sussistenza e valore della pruova raccolta sul conto de’ prevenuti

Considerando che insufficienti si presentano  gl’indizi pei fatti del 6 e 7 Ottobre 1860 a carico

Di  Armento Cosmo fu Pasquale, il quale verrebbe colpito  dalle sole dichiarazioni de’ fratelli Ettore ed Ernesto Forte, che lo indicherebbero tra i seguaci dello zio Armenti Giacomo quando procedette al loro arresto senza che i detti di quest’interessati si vedessero avvalorati da altri elementi di part’alcuna, ed in vece i testimoni depongono che il medesimo non prese parte veruna ai fatti criminosi, di che è proposito

Di D’Uva Cosmo alias conocchia, il quale si trava (trova) nelle stesse condizioni del precedente, val dire colpito dalle identiche dichiarazioni de’ fratelli Forte, che rimangono non pure isolate, ma indebolite dalle deposizioni favorevoli de’ o di testimoni;

Di Zappitelli Carmine di Amodeo, il quale è indicato tra quelli che presero parte alla uccisione di Nicola de Santis dal testimone Pio Michele Messere e dal correo Addolorato Follieri- Ma il Messere mentre colle citate sue prime dichiarazioni lo dice presente ed assistente suo padre Amodeo nella uccisione del de Santis colle ultime poi non lo nomina presente ?

Le prime indicazioni di questo testimone come quelle del correo Folliero prendono altronde ogni valore a fronte della deposizione del testimone di veduta Antonio Forte, che attribuisce agli altri figli di Amodeo, Marino e Domenico, la compartecipazione al reato, escludendone il Carmine cui anche la voce pubblica nulla ha addebitato secondo le assicurazioni del testimone fol. 62, v. 3°

Di Cicchino Andrea di Matteo, il quale a dettode’ testimoni fol. 116 v. 1° e 91. 122 e 123 vol. 2°, avrebbe solamente preteso da Martino Forte un cavallo ferito, che costui avea recato in propria casa la sera del 17 ottobre; dicendo di averlo guadagnato egli nel conflitto con un colpo di fucile- Ma nessun testimone offre il processo che gli opponesse fatti di compartecipazione a quella scena di sangue – Ed è verosimile la sua confessione di aver preso parte al conflitto fosse non vera e determinata dal solo fine di profitto, onde ottenere cioè il cavallo che trovasi in possesso del Forte.

Di  Cifelli Felice di Nicola, il quale sarebbe indiziato dalla voce pubblica di aver preso parte al massacro, e segnatamente d’aver ucciso e depredato due garibaldini veneziani in carrozza, ma non sorretta da alcun altro elemento positivo e ocncreto – Il padre di lui Nicola avrebbe lasciato intendere la stessa cosa, ma avrebbe parlato in genere de’ suoi figli senza individuarli – A questi scarsi e remoti indizi fan poi contrasto le dichiarazioni di testimoni, i quali assicurano che l’imputato era infermo il 17 ottobre, si ritirò in casa febbricitante, e il primo di essi lo vide in camicia affacciato alla finestra, e disse che tutti fuggivano ed egli era rimasto, perchè malato –

Di  di Francesco Rosario fu Massimiliano, il quale, a dire del solo testimone, discorrendo dalla finestra con Amodeo Zappitello avrebbe manifestato di aver avuto una borsa di danaro, ed inoltre avrebbe condotto un garibaldino prigioniero minacciandolo sempre di morte, dichiarazione che per essere unica ed anche di un merito poco rilevante non potrebbe servire di sostrato ad una pronunciazione di accusa in una materia così grave –

Di Giancola Giuseppe fu Donatantonio, il quale a prescindere che indicato dal testimone Pio Michele Messere tra quelli che sparavano fucilate all’uccisione di de Santis, e dal testimone tra quelli che sotto l’arco di Antonio di Francesco in aguato spararono ai garibaldini, non vedrebbesi poi nominato dallo stesso Messere nell’ultima dichiarazione, e tanto meno da Antonio Forte per detto di cui il citato testimone lo avrebbe indiziato, sarebbe stato scambiato con altro Giancola Giuseppe di Domnenicantonio già trapassati –

Di Ruoto Giuseppe fu Filippo, il quale indiziato nella prima dichiarazione di Pio Michele Messere per uno di quelli che sparavano fucilate nell’atto della uccisione di de Santis, verrebbe poi escluso nell’ultima – Sul conto di questo imputato ci ha solo di vero che pose sull’asino di Michele Giancola il medico di Sparanise ferito per condurlo al paese, che poscia giunto avanti il camposanto di Castelpetroso venne crudelmente ucciso con un colpo di fucile da Domenico di Francesco Santantuono, e gli apprestò pure una camicia per sollevarlo. Ma questo fatto lungi di costituire un reato, presenta piuttosto i caratteri di un’opera pia, dacche diretta a salvare e soccorrere quel disgraziato, o almeno non è lecito di supporre un reo in difetto di ogni elemento contrario alle apparenze.

Di  di Francesco Alessio di Amodeo, il quale verrebbe indicato da unica testimonianza fol 15 /. Vol:1° (potrebbe essere fol 151) tra quelli che arrestavano i garibaldini, muniti di sola mazza, e favorito altronde dalla pubblica voce, che nulla gli addebiterebbe –

Di Notte Addolorato fu Cassiano, il quale non solo non è colpito da alcun elemento di reità,, ma è soccorso da favorevoli dichiarazioni di pubblica voce – Egli si presentò spontaneo al giudice istruttore del processo, protestò la sua innocenza e fu lasciato libero – Disse che recandosi in campagna il mattino del 18 ottobre vide molta gente presso il molino (o malino), si avvicinò e si scorse un garibaldino nudo che chiedeva pietà, quindi andò via. Vè testimone ci ha che contraddica a queste sue manifestazioni o che gli apponga alcun fatto criminoso

Di Tommaso Forte, che come Sindaco di Castelpetroso, gli si attribuisce di aver dato eccitamento non solo, ma anche fornito dei mezzi per commettere contro i garibaldini, dei reati comuni colla loro uccisione o massacro, nonchè colle depredazioni che in effetto furono su di essi commesse –

Ma si rileva che, oltre alla inverosimiglianza dell’appunto non vi è che un unico testimone che dice di aver inteso da due , di essere stati essi dal Sig. Forte muniti di armi, ma sta in fatto, che questi due non sorreggono quell’appunto – Vi è un testimone che dichiara aver Forte fornita la scure ad un milite, che doveva accompagnare i Garibaldini in Isernia; questo fatto posterebbe primamente che tal pruova fa parte del reato politico, in secondo luogo escluda ch’egli armasse quel milite perchè commettesse contro dei Garibaldini dei reati comuni, ma per iscortarli soltanto –

Di Cifelli Arsenio, non potendo far peso in pregiudizio di lui le dichiarazione relative alla jattanza o iattanza ( la i si assomiglia più ad una j) menata dal padre Nicola di aver ucciso coi figli molti Garibaldini –

Di Cifelli Nicolangelo non essendo bastevole indizio si per omicidio, come per depredazzioni, il reperto di alcune armi ed oggetti nella sua casa –

Di D’Uva Giovanni, non potendosi far conto di coloro che gli attribuisce di aver ferito un’individuo della nazione, che poi ritrattò, o per una semplice voce pubblica di aver depredato due Garibaldini –

Di Folliero Giovanni per gli omicidi di due Garibaldini, detti dal testimone Giancola Angelo, nel qual reato chiamerebbe autori anche il padre Nicola ed un fratello-

Di Forte Pietro e di Tamburo Giovanni per un unico deposto che li nominava per detto di Antonio Forte, di essere stato in aguato alla uccisione de’ garibaldini all’arco del detto di Francesco. Ma chiamato costui l’autore di tal voce, è stato negativo. Non è sufficiente neanche la pruova della depredazione della camicia del garibaldino e del seppellimento –

Di Giancola Addolorato, indicato sparatore da Messere nell’omicidio di de Santis, che nella seconda dichiarazione non più lo nomina

Di Giancola Giovanni di Nicola.

Di Tamburo Domenico, essendo le sole voci che li nominano inverosimili e contradditori non possono fare alcun peso.

Di Orfano Beniamino, poichè, l’avea quegli detto, vedendo un garibaldino: non avete ancora ucciso sto fottuto in culo “ tenendo nelle mani il fucile presso il Camposanto, avendo fatto scendere lo stesso da un’albero, lo arrestò, e lo speì in Isernia seza fargli peò alcuna violenza – Questo era il medico Caropreso, che poi di Francesco uccise, per suo brutale impulso; quelle voci e quel fatto non sono sufficienti per accusarlo, e per diffinire un reato –

E di De Francesco Domenico di Giovanni per equivoche indicazioni di altro dello stesso nome, e per mancanza di paternità nell’ indicazione dei fatti e delle pruove –

Non che di Forte Martino, il quale ha qualche vaga testimonianza che gli addebita averlo veduto con un sacco di Garibaldino; altri di averlo veduto nel luogo dell’omicidio di de Santis, ma questi ed altri remoti indizi non possono permettere di accusarlo-

Considerando che i fatti attribuiti agli individui qui sotto segnati costituiscono l’attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del governo, consumato con l’attentato contro la libertà individuale, gli arresti, le voci ed altro, che in uno costituiscono il detto reato politico; e come fu questo consumato nel giorno 6 ottobre 1860, perciò la imputazione va compresa e coverta dalla Sovrana Indulgenza del 17  Novembre, sul conto di Armento Giacomo ed i suoi seguaci, Armento Fiore, Cifelli Felice, D’Uva Nicola, Martelli Angelo, Orfano Giovanni, Cifelli Arsenio, Cifelli Nicolangelo e D’Uva Giovanni –

Della stessa Sovrana Indulgenza fruiscono i qui sotto notati,pei fatti dell’attentato per cangiare la forma del governo commesso nel dì 17 a 18 Ottobre 1860 consumati col suono delle campane, l’attacco alla forza, non che alla libertà individuale dei garibaldini, reati che veggonsi a carico

Di Follieri Giovanni,

“   Forte Pietro,

“   Giancola Addolorato,

“   Giancola Giovanni di Nicola,

“   Orfano Beniamino,

“   Tamburro Giovanni,

“   Tamburro Domenico,

“   Salzillo Teodoro,

“   Ciello Michele,

“   D’Uva Domenico,

“   Di Francesco Domenico di Giovanni,

“   Notte Pasquale,

“   Palumbo Nicola,

“   Vacca Michele,

“   Biondi Girolamo,

“   Cicchino Nicolangelo,

“   Tamburo Nicola,

“   Forte Martino,

 

e come essi non smodarono dai confini di questo reato politico, è debito di far loro godere di tal benefizio –

Cosi deve usofruirne anche

Forte Tommaso, Sindaco di Castelpetroso, poichè tutti gli atti che gli si attribuivano, tolti già quelli pei quali si è dichiarata la insufficienza di pruova, i rimanenti, cioè l’aver ordinato il suonare delle campane a stormo, l’aver fatto ligare i garibaldini, l’averli mandati arresstati, e aver data l’arma per iscortarli, non sono che gli elementi componenti la consumazione dell’attentato, per cambiare la forma del governo, reato tutt’affatto politico –

”(sotto)   

Considerando, che è indubitato, essersi commesso, per consenso della reazione d’Isernia nella sera del 17 ed il 18 Ottobre 1860 un’attentato in Castelpetroso per distruggere la forma del governo;

Consoderando che sufficienti indizi veggon si raccolti contro di qui sotto notati individui pel detto attentato nello scopo di restaurare sul trono Francesco 2°, e ciò con le grida reiterate di all’armi, col suono delle campane a raccolta, col presentarsi armati sulla piazza e nelle vicinanze del paese chi con fucili, chi con scuri, chi con picche, ed altro istrumento, riunendosi col proponimento di mettere in rotta i garibaldini, reduci da Isernia – Un gran corredo di testimoni di veduta li indicò componenti la massa che gridò e che d’accordo con altri si diedero a quella persecuzione, ed in effetti molti essi ne catturarono e misero arrestati, cocorrendo al detto attentato, fra gli altri,

Armenti Innocenzio

Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono,

Notte Isidoro,

Zappitelli Amodeo,

Zappitelli Marino,

Giancola Diamante,

d’Uva Fiore,

Vecchiarelli Vincenzo,

Vecchiarelli Addolorato,

Zappitelli Domenico,

Fallieri Addolorato,    1

di Francesco Matteo,  1 indicati tra parentesi graffa

Bertone Domenico,      1

Cifelli Giovanni,

Cifelli Nicola,

Folliero Nicola,

Forte Carmine,

Giancola Celidone,

Giancola Michele,

Giancola Ginesio,

Ruoto Giovanni,

Giancola Agostino,

di Francesco Diamante.

 

I quali da un cumulo di testimoni furon veduti prender parte nell’attentato medesimo. Ed i fatti concomitanti e posteriori, che provano i reati comuni ad essi addebitati, avvalorano anche il reato politico in esame – E come questo si commettea da essi, coi reati comuni, così vengono gli stessi esclusi dal benefizio della Sovrana indulgenza –

II° Considerando che son sufficientemente indiziati per l’omicidio consumato la sera del 17 Ottobre 1860, nella persona del Signor Nicola de Santis i sopra cennati imputati d’Uva Fiore, che trattenne il cavallo;  Notte Isidoro, che lanciò le pietre; Zappitelli Amadio, che vibrò un colpo di scure, Giancola Diamante, fece lo stesso, e Vecchiarelli Vincenzo anch’esso con la sua scure lo sacrificava. Furon anche veduti concorrere con essi, in quel fatto, di Francesco Domenico alias Santantuono,

Giancola Celidonio,

Zappitelli Marino, e

Zappitelli Domenico –

 

Considerando che v’è aanche una pruova di veduta contro:

Vecchiarelli Addolorato, che depredòil cavallo e la valigia del de Santis;

vi sono indizi sufficienti del pari contro tutti i nominati e contro:

Folliero Addolorato e

Di Francesco Matteo, che depredarono quel misero del danaro, orologio (si legge aralogio), pistole ed il suo completo abito. Ed oltre a tali pruove di veduta, vi sono ancora le loro confessioni estragiudiziali –

III° Considerando che contro d’Armento Innocenzo il quale tirò ed uccise con un colpo di fucile un garibaldino appropriandosi tosto della di lui spada, sufficienti sono gl’indizi raccolti negli atti, anche per suo detto stragiudiziale; non chè contro di Ruoto Giovanni, il primo aggrediva quel disgraziato, e che in ultimo dopo essere stato ucciso lo depredava di tutte le sue vestimenta –

Consideranco che quel reato si commettea dietro l’avvenuto attentato, e nel momento, che ferveva la sedizione, perciò non può dirsi senza causa, e ritenersi l’aggravante della brutale malvagità –

IV°  Considerando che sufficienti indizi veggonsi raccolti contro di

 

Di Francesco Domenico Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Calcedonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

Pei reati di uccisione di oltre trenta Garibaldini fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara e luoghi adiacenti nella notte del 17 a 18 Ottobre 1860, aspettandoli, dietro concerto, al passaggio, mentre fuggivano, e ciò per depredarli di quanto possedeano, il che dà luogo alla diffinizione di grassazioni accompagnati da omicidio, poichè accordando loro anche l’odio politico, vedesi manifesto che li movea il furto svelato dallo stato di denudamento generale di quei miseri e la uccisione per essi necessaria, dall’essere i garibaldini armati –

Considerando che se tutti i sunnotati imputati agirono, e concorsero dietro concerto ed armati nei siti convenuti e restarono in aguato, facilitandosi ed aiutandosi l’un l’altro nelle perpetrazioni di quei reati, sono essi perciò tenuti come complici tutti, nelle grassazioni con omicidi consumati nelle persone di 33 garibaldini –

Considerando che per la uccisione de’ garibaldini arrestati in Castelpetroso, e poi massacrati dalla popolazione di Carpinone non si potette notare alcun individuo, essendo gli aggressori al numero di più centinaia: ne offrendo la istruzione in esame, alcun nome  de’ rubricati, non potendosi ritenere per tal carico la sola voce pubblica, che qualche testimone ha ventilata, essendo ogni altro indizio più che vago sospetto, un’argomentazione di reità –

   Considerando che di Francesco Domenico alias Santantuono, ha contro di lui gravi indizi di reità, per l’omicidio da lui consumato, nella persona del Signor Salvatore Caropreso, medico di Sparanise; poichè vi sono testimoni di veduta, che furono presenti a tutto il fatto, del quale resta di Francesco responsabile –

Considerando che quel reato fu meramente volontario, ed in seguito del reato di sedizione –

Visti gli articoli 424, 426, 427, codice di procedura penale – 131 n°: 3° 136 codice penale; e l’indulto del 17 Novembre 1863;

Dichiara

Non darsi luogo a procedimento penale per insufficiena di indizi, per tutti i carichi loro attribuiti, cioè di attentato politico di attentato alla libertà individuale de Fratelli Forte e Ferrara, di omicidio e depredazione, e complicità negli omicidi e depredazioni di diversi garibaldini: e di attentato alla libertà individuale de’ medesimi sul conto di

Armento Cosimo

D’Uva Cosimo

Zappitelli Carmine

Cicchino Andrea

Cifelli Felice

Di Francesco Rosario

Giancola Giuseppe

Ruoto Giuseppe

Di Francesco Alessio

Notte Addolorato

Forte Tommaso

Cifelli Arsenio

Cifelli Nicolangelo

D’Uva Giovanni

Foliero Giovanni

Forte Pietro

Giancola Addolorato

Giancola Giovanni

Tamburo Domenico

Orfano Beniamino

Tamburo Giovanni di Giuseppe

Di Francesco Domenico di Giovanni

Forte Martino

                                                                                     Dichiara

 

Non farsi luogo a procedimento, per l’applicazione dell’Indulto Sovrano del 17 Novembre 1863 contro

 

Armento Giacomo

Armento Fiore

Cifelli Felice

D’Uva Nicola

Martello Angelo

Orfano Giovanni

Cifelli Arsenio

Cifelli Nicolangelo

d’Uva Giovanni

Follieri Giovanni

Forte Pietro

Giancola Addolorato

Giancola Giovanni

Orfano Beniamino

Tamburo Giovanni

Tamburo Domenico

Salzillo Teodoro

Ciello Michele

D’Uva Domenico

Di Francesco Domenico di Giovanni

Notte Pasquale

Palumbo Nicola

Vacca Michele

Biondi Girolamo

Cecchini Nicolangelo

Tamburo Nicola

Forte Tommaso

Ed ordina che sieno escarcerati

Armenti Giacomo

Cifelli Nicolangelo

Giancola Giovanni

Tamburo Domenico

Forte  Martino

Orfano Giovanni

Giancola Giuseppe

Tamburo Giovanni

Ciello Michele

Ove non siano per altra causa detenuti

Pronunzis l’accusa

1° Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del Governo, e portare la strage contro una classe di persone.

Contro

 

  1. Armento Inocenzio                                                             //  doppia segnatura
  2. Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono  1°           “
  3. Notte Isidoro
  4. Zappitelli Amadio                                                               2°          “
  5. Zappitelli Marino
  6. Giancola Diamante                                                             3°           “
  7. d’Uva Fiore                                                                          4°           “
  8. Vecchiarelli Vincenzo                                                         5°           “
  9. Vecchiarelli Addolorato
  10. Zappitelli Domenico
  11. Folieri Addolorato
  12. De Francesco Matteo
  13. Bertone Domenico
  14. Cifelli Giovanni
  15. Cifelli Nicola
  16. Folliero Nicola
  17. Forte Carmine
  18. Giancola Celidonio
  19. Giancola Michele
  20. Giancola Ginesio
  21. Giancola Agostino
  22. Ruota Giovanni
  23. di Francesco Diamante

per avere nei giorni 6 e 7 ottobre 1860, nel Comune di Castelpetroso con voci sediziose di Viva Francesco 2°. disarma la Guardia Nazionale organizzandovi la guardua urbana; ed indi nei giorni 17 e 18 detto mese, suonando le campane a stormo, uniti tutti i cittadini e data la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano –

Reato preveduto dagli art. 156 e 157 cod.pen le :(in alto)

2° “(apici in basso) Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto.

Contro

1°  D’Uva Fiore

      Notte Isidoro

  • Zappitelli Amadio contrassegnati a matita
  • Giancola Diamante
  • Vecchiarelli Vincenzo
  • Di Francesco Domenico alias Santantuono

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

per avere nella sera del 17 Ottobre 1860, presso Castelpetroso, durante l’attentato, ivi consumato, meno gli ultimi tre, aggredito, con animo di uccidere, il Signor Nicola de Santis, il quale si allontanava a cavallo da quel paese, e con colpi di pietra e scuri lo resero cadavere. Indi tutti lo derubarono del cavallo, della valigia, dell’arinolo (o dell’ariuolo), delle pistole, e delle vesti, che indossava, del valore in tutto di oltre a cinquecento Lire –

Reato preveduto dagli art. 168 . 534.alinea 606 codice penale –

3° Di omicidio volontario in seguito di sedizione non che di furto –

Contro

 

Armento Innocenzo e

Ruoto Giovanni

per avere nella sera del 17 Ottobre 1860, presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato, il di Ruota aggredito un garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi di scure che quello gli tirava; mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto garibaldino; ed indi entrabo depredato lo stesso della spada e delle vestimenta che indossava-

Reato preveduto dagli art. 168.534 alinea  e 606 codice penale-

4° Di complicità in grassazione accompagnata da omicidi, in seguito di sedizione,

Contro

 

Di Francesco Domenico Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

 

per avere nella notte del 17 al 18 Ottobre 1860, fuori Castelpetroso presso l’aia della Signoira Ferrara, dietro concerto fra essi, atteso armati al passaggio i garibaldini sbandati, nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono e facilitarono gli uni cogli altri nell’uccisione di 33. di detti Garibaldini, che depredarono di ciò, che avevano, lasciandoli sulla via morti, e completamente nudi –

Reato preveduto dagli art. 168. 596.597 n° 1 e 103 codice penale –

Dichiara non farsi luogo a procedimento contro tutti gl’imputati per le uccisioni dei Garibaldini arrestati e spediti da Castelpetroso in Isernia avvenute presso Carpinone il di 18. Ottobre 1860 –

5°                                                       Pronunzia l’accusa

Di omicidio volontario in seguito di sedizione

Contro

 

di Francesco Domenico alias Santantuono

per avere nel dì 18 Ottobre 1860, dopo l’attentato consumato in Castelpetroso, presso la Cappella  S. Giuseppe al Camposanto, ucciso con un colpo di fucile, il medico Sig. Salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dire Viva Francesco 2°, rispose Viva Vittorio Emmanuele, fu precipitato in un vallone ed ivi fucilato.

Reato preveduto dagli art: 168 e 534 alinea codice penale –

6° Di recidiva Contro

Bordone Domenico

Ai termini degli art. 118 e seguente del codice penale –

Li rinvia alla Corte di Assise del Circolo di Campobasso –

Rilascia ordinanza di cattura, che sarà qui in seguito inserita,

Contro

Armenti Innocenzio      (  o Armento dato che la lettera finale potrebbe essere sia una o che una i )

Di Francesco Matteo

Giancola Celidonio      

Cifelli Giovanni

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Di Francesco Diamante

Ed ordina che tutti gli accustati siano tradotti nelle carceri giudiziarie di detta Città

                                                                  Ordinanza di cattura

In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele Secondo per la grazia di Dio, e per volontà della Nazione

Re d’Italia

La Corte di Appello di Napoli

Sezione di accusa

Visto il processo sul conto di

1° Armento Innocenzio di Domenico di anni 42 di Castelpetroso.

2° Di Francesco Matteo fu Cosmo di anni 31 di Castelpetroso.

3° Giancola Celidonio fu Gennaro di anni 58 di Castelpetroso.

4° Cifelli Giovanni di Giuseppe di anni 31 di Castelpetroso.

5° Forte Carmine di Felice di anni 40 di Castelpetroso.

6° Giancola Michele fu Cassiodoro di anni 32 di Castelpetroso.

7° Giancola Ginesio fu Pasquale di anni 48 di Castelpetroso.

8° Di Francesco Diamante, di Benedetto di anni 23 di Castelpetroso

Dal quale risultano i seguenti fatti –

Tutti i sunnominati con altri molti nei giorni sei, e sette Ottobre 1860 in Castelpetroso, con voci sediziose di Viva Francesco Secondo disarmavano la Guardia Nazionale, organizzandovi quella Urbana, e nel 17 e 18 Ottobre detto mese suonavano le campane a stormo, ed uniti tutti i cittadini davano la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano. Reato preveduto dagli articoli 156 e 157 del Codice penale.

Il 3° con altri nella sera del 17 ottobre 1860 presso Castelpetroso, dirante o durante l’attentato ivi consumato aggredivano con animo di uccidere Nicola De Santis rendendolo cadavere a colpi di pietre e scure nel mentre si appartava a cavallo da quel paese. Indi lo derubavano del cavallo, delle pistole, e delle vesti che indossava, del valore in tutto oltre le 900? o un otto non completato Lire.

Reato preveduto dagli articoli 168 e 534 alinea, e 606? Del codice penale.

Il 1° con altro nella sera del 17 ottobre 1860 presso Castelpetroso, Giovanni di Ruota, altro accusato aggrediva un Garibaldino che difendevasi dai colpi di scure fuggendo gli venivano tirati, nel mento e che il primo, cioè Armento, l’uccideva con un colpo di fucile, ed entrambo lo depredavano della spada, e vestimenta che indossava reato preveduto dagli articoli 168 e 534 alinea, e 606 cod. penale-

Il 2° 3° 4° 5° 6° 7° e 8° con altri nella notte del 17 e 18 Ottobre 1860 fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, dietro concerto fra essi, attesero armati al passaggio dei sbandati Garibaldini, aiutandosi e facilitandosi scambievolmente nella uccisione di trentatre di detti Garibaldini, depredandoli di quanto avevano, lasciandoli morti e completamente nudi sulla via-

Reato preveduto dagli articoli 168 596 e 597 num° 1° e 103 del Codice penale –

Ordina ad ogni depositario della forza pubblica di catturare e tradurre nelle carceri di Campobasso i sunnominati prevenuti perchè accusati –

Tutti – Di attentato avente per oggetto di cambiare, e distruggere la forma del Governo, e portare la strage contro un  classe di persone –

Il 3° DI omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto in persona e danno di Nicola de Santis –

Il 1° Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto in persona e danno di un Garibaldino –

Il 2°: 3°: 4°: 5°: 6°: 7°: e 8° Di complicità in grassazioni, accompagnata da omicidi , in seguito di sedizione, in persona ed a danno di trentatre Garibaldini —-       Con parola aggiunta sei

Manca la sottoscrizione del

Consigl. Sig. Martinelli assente                                                     C. Longo

dalla Sezione per le ferie

Giaccari                                                                                       A Lauria

F?    Cannavina

Capuano

Giaccari

                                         IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                               Presso la Corte di Appello di Napoli

In esecuzione della sentenza del di 6 Agosto 64. presenta la seguente

Accusa

Le scene di sangue perpetrate in Isernia che occuperanno pel tempo avvenire una pagina luttuosissima nella nostra istoria, portavano gravissime conseguenze nei paesi adiacenti nei giorni 6 ed 11 a 18 Ottobre 60; ed il grido della vendetta suscitata in Isernia si diffondeva nelle altre parti, come dalla onde sonore vien portata via la voce ripercossa. Pettoranosi ebbe i suoi avvenimenti di sangue, come se o si li ebbe Castelpetroiso, episodi della reazione principale che diramando le loro forze nei circostanti paesi presentarono fatti di partito, e vendette, stragi brutali,ed in particolar modo la depredazione ca       ata (causata) come al solito dalla plebe bisognosa –

Il processo in esame riflette i crimini consumati in Castelpetroso da’ quali può agevolmente ricavarsi l’atrocità di essi, mercè la esposizione dei fatti seguenti-

Reduce da Isernia certo Giacomo Armenti nel di 6 Ottobre con illimitati poteri conferitigli dal suo capriccio, si spacciava portatore di carta bianca, e con tali illusorie dicerie iniziava la riproduzione dei fatti dolorosi d’Isernia.

Egli avea la gloria se gloria pur si potesse chiamare tale svergognata impresa d’inaugurare in Castelpetroso sua patria la reazione raccogliendo una mano di facinorosi e da questi seguito scorrazzava le vie del paese mettendole in subuglio col grido di viva Francesco 2°. Queste preliminari operazioni foriere di dolorosi successi venivano eseguite col disarmo della milizia cittadina a solo scopo di armare i tumultuanti seguaci. Coloro che occupavano uffizii municipali venivano immantimenti rimossi dal dispotico Armenti con la sostituzione dei suoi; e la carica di Sindaco veniva occupata dall’indiziato Nicola Palumbo. Ernesto ed Ettore Forte, ed Annibale Paolella eran fatti segni all’odio dello Armenti:questi scontavano la loro ardita resistenza con la detenzione di un giorno. Ad ovviare ulteriori eccessi già con le minacceiniziati; una commissione composta dai notabili del paese recavasi in Isernia per invocare dall’Autorità Militare il necessario soccorso. Si fu allora che il Sarsi Maggiore Borbonico affidava a Domenico D’Uva / uno dei componenti commissione sudetta/ il Comando della guardia di Castelpetroso, e gli ordini per la cattura dello Armenti, come venne eseguito.

Lo arresto dello Armenti produceva la calma a tanta tempesta; ma questa calma veniva interamente a scomparire nel giorno 17 del mese stesso. Una infausta voce di una rotta toccata alla colonna dei Garibaldini sotto la direzione del prode Colonnello Nullo / presso il vicino paese di Pettorano / ingenerava lo allarme negli animi dei contadini di Castelpetroso, i quali animati dal suono delle campane a stormo, si fornivano tosto di fucili, scure, e di altri strumenti rurali, e cacciatisi animosi sulla via consolare provveniente da Pettorano; prendevano la posta per inveire contro i sbandati Garibaldini, che dispersi cervavano con la fuga la loro salvezza. Alla più parte dei miseri Garibaldini tocco la mala ventura di cadere sotto gli artigli di quella massa anelante di rapina, e di ferocia. Alcuni furon tutti posti a morte, e spogliati di quanto era in loro potere sino delle vestimenta. Altri capitati in mano di uomini men tristi vennero solo catturati, e disarmati. I medesimi però non furono più avventurati dei precedenti: per essi era già suonata l’ultima ora. Spediti in Isernia per la via di Carpinone vennero a furia di popolo barbaramente massacrati, dopo di essere stati strappati di mezzo la scorta. Di circa 20. appena qualcheduno ebbe la gran fortuna di campare la vita. Questo ultimo fatto ha formato oggetto di altra processura nella quale niuno degli imputati venne involto, o ritenuto colpevole nella presente.

La scena di sangue incominciò intanto in Castelpetroso, fe seguito la intera notte; e gli assassini protetti dal favor delle tenebre imperversarono nella infame carneficina. Sorgeva il giorno… Orrendo spettacolo!… a quelle campagne offrivano mucchi di cadaveri, e le stesse mani fraticide al fine di occultare le vittime della loro ferocia iniziavano l’opera del seppellimento, compita dalla pietà del sacerdote Armenti, e dal suo nipote Luca.

L’istruzione non riuscì a liquidare i nomi di tanti infelici patriotti accorsi da varie parti sotto la bandiera della libertà; ma la loro strage però vien costatata dalla generica

 

                                            IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                  Presso la Corte di Appello di Napoli

e da una specifica purtroppo luminosa.

I carnefici del 17 Ottobre son conosciuti; essi speravano restare celati col benefizio delle tenebre; ma la notte col suo denso velo non ricopriva quelle mani che si rendevano impure col  luttarsi di un innocente sangue. Dopo la notizia dello sbandamento dei Garibaldini in Pettorano, e dopo la sommossa dei contadini col grido di allarme succedeva il massacro. Il primo che a quegli eccessi cadeva vittiva fu il Signor Nicola de Santis da Campobasso. Isidoro Notte rivolgevasi il primo contro de Santis, che era a cavallo. Il Notte con lo scaglio di pietre spaventava l’animale, e con questo mezzo riusciva metterlo fuori strada. Amodeo Zappitelli giungeva in secondo luogo e con colpi di scure rovesciava il de Santis sul collo del cavallo: allora Diamante Giancola replicava altri colpi di scure, e mentre l’infelice de santis non estinto ancora cadeva al suolo, Vincenzo Vecchiarelli completava l’opera con un ultimo colpo, che immediatamente estingueva la vittima infelice. Concorsero in quest’avvenimento di sangue Domenico di Francesco, Santantuono, Celidonio Giancola, Marino Zappitelli ed il padre Amodio, Domenico Zappitelli, e Fiore d’Uva che in quell’eccidio faceva star fermo il cavallo del de Santis. Dopo quella uccisione Addolorato Vecchiarelli portava seco il cavallo con la valigia , che ligata era alla sella; e tutti diuniti ad Addolorato Follieri, e Matteo di Francesco spogliavano quel cadavere di quanto avea, lasciandolo in breve ora perfettamente denudato.

Nelle ore stesse della sera (o estesse ?) vedavasi in fuga presso il villaggio Lembo in Castelpetroso un galantuomo Garibaldino inseguito da due persone, Giuseppe Ruota cioè /ora morto/ armato di scure,  e l’altro Giovanni Ruota; ed avendolo quasi raggiunto per offenderlo, costui affidava alla sua spada la propria difesa; ma Innocenzio Armenti sopravvenuto in tal rincontro con un colpo di fucile spegnea la vita di quello sventurato. L’uccisore assicuratosi che quel Garibaldino era morto gli tolse la spada , e fuggì, e Giovanni Ruola (Ruota) unitamente a Giuseppe Ruota dopo aver dato un colpo di scure anch’egli, come per insulto alla memoria della vittima lo spogliavano di quanto possedeva.

Dopo questi primi fatti quella infame gente non cura ritirarsi ne mette freno agli eccessi, ne l’inoltrata notte ne ha vista dei sperperati, e battuti Garibaldini, ne il terrore delle passate morti: si pensava consumare delle grassazioni sui miseri perseguitati; ed infatti verso le ore quattro scendevano l frotte parte

                                                IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                       Presso la Corte di Appello di Napoli

sull’aia della Signora Ferraro, parte in altri vicini luoghi in attenzione dei Garibaldini messi in rotta in Pettorano;  tirando da tali siti soprastavano la strada dei colpi di fucile, ed attaccando i fugiaschi con scure, pietre, ed altri strumenti, e dopo rimasti vittoriosi per le morti degli avversari ne eseguivano interamente lo spoglio.

Pei fatti posteriori, per i reperti e per altri indizi furon veduti armati la detta notte portarsi nel luogo dell’eccidio i qui sotto notati individui.

1°  Francesco Domenico   Santantuono

  1. Giancola Diamante
  2. Vecchiarelli Vincenzo
  3. Vecchiarelli Addolorato
  4. Di Francesco Matteo
  5. Giancola Celidonio
  6. Bertone Domenico
  7. Cifelli Giovanni
  8. Cifelli Nicola
  9. Folliero Nicola
  10. Forte Carmine
  11. Giancola Michele
  12. Giancola Ginesio
  13. Ruoti Giovanni
  14. Giancola Agostino
  15. Di Francesco Diamante.

L’alba del giorno appresso presentava verso l’aia Ferrara lo sconfortante spettacolo di 33 Garibaldini estinti, che non ebbero sepoltura se non nel dì seguente per la pietà di gente buona, e religiosa.

Venivano nello istesso mattino emanati gli ordini da Domenico d’Uva, e Tommaso Forte / il 1° perchè comandante la guardia urbana, ed il 2° perchè sindaco del paese / per la traduzione in Isernia di circa sedici Garibaldini catturati la notte. Fissata la forza, e ligati quei miseri, a quel che pare dalle stesse autorità locali, furon mandati per la via di Carpinone, credendola più sicura onde farli giungere incolumi al loro destino, mentre un trar di moschetti, si ascoltava dalla strada di Pettorano.

Usciti costoro con molt’ordine, se non con tranquillità; si diressero alla volta di Carpinone, e giunti presso il villaggio Limpadi una massa di popolo, violandone con minacce la custodia, col grido di morte eseguirono il macello di quei miseri.

Dai testimoni presenti nessuno elemento specifico si è potuto occupare in ordine a questo avvenimento;ne alcuna persona viene indicata come responsabile di qualche speciale uccisione.

 

                                                IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                       Presso la Corte di Appello di Napoli

Ma il calice delle amarezze non è ancora vuotato; bisogna traguggiarlo fino all’ultima stilla.

Un disgraziato galantuomo nel 18 Ottobre, giorno successivo alla disfatta della colonna Nullo vien trovato seminudo, semivivo tra le campagne, e recato in di un asino in Castelpetroso vuolsi menare in Isernia con altri compagni suoi: ma giunti al cimitero S. Giuseppe cade spossato, domanda l’ultima parola del conforto del ministro della Religione dell’Uomo Dio; e nel raccomandarsi l’anima implora pel corpo, e forse si avea la vita; ma sopragiunse Domenico di Francesco, questi lo percuote, lo strazia: gli impose gridare Viva Francesco II° : con la fede del martire cristiano grida Viva Vittorio Emmanuele……… è ucciso…..là muore!

Costui era il Signor Salvatore Caropreso medico di Sparanise che persegiutato, e ferito erasi col favore della notte nascosto fra le rocce, ma scorto nel mattino fu in quel modo barbaramente sacrificato.

Dall’insieme dei sopraccennati fatti rilevansi ben chiare due imputazioni; l’una di reato politico, e l’altra di reati comuni, conseguenza del primo. La prima imputazione viene del tutto eliminata dalla presente accusa, perchè coperta dell’indulto del 17. Novembre 63. : resta solo quella dei reati comuni, sui quali è necessario valutare la reità di coloro, che li commisero con le seguenti considerazioni.

1° Egli è indubitata la consumazione del reato di attentato avvenuto in Castelpetroso per distruggere la forma del governo nelle giornate del 17. e 18. Ottobre 60. e tutto ciò per consenso della reazione d’Isernia. E indubitata la sufficienza degli indizi per l’attentato suddetto in cui veggensi avvolti i qui sotto notati individui. Un gran corredo di testimoni di veduta li indicò componenti la massa, che gridò, e che con altri in accordo si diede a quella persecuzione, ed in vero ne catturarono moltissimi.

Al detto attentato concorsero fra gli altri.

Innocenzio Armenti

Domenico di Francesco alias Santantuono

Isidoro Notte

Zappitelli Amodeo

Marino Zappitelli

Diamante Giancola

Fiore d’Uva

Vincenzo ed Addolorato Vecchiarelli

Domenico Zappitelli

Addolorato Folliero

Matteo di Francesco

Domenico Bertone

Giovanni, e Nicola Cifelli

Carmine Forte

Celidone, e Michele Giancola

Ginesio Giancola

Giovanni Ruoto

Agostino Giancola

Diamante di Francesco

I quali furon veduti prender parte nell’attentato medesimo da un treno di testimoni; ed i reati comuni ad essi addebitati, provati da fatti concomitanti, e posteriori avvalorano ancora il reato politico in fame, e come questo da essi si commetteva in unione dei reati comuni, così gli stessi vengano ancora dal beneficio della Sovrana indulgenza esclusi.

2° Sufficientemente indiziati per l’omicidio nella persona del Signor de Santis avvenuto nel 17 Ottobre 60. soni i sopraccennati d’Uva, e Fiore che trattenne la vettura. Isidoro Notte, che lanciò le pietre.Amoddio Zappitelli che vibrò il colpo di scure. Diamante Giancola, che ad imitazione del Zappitelli fece lo stesso, e Vincenzo Vecchiarelli, che sacrificò il de Santis con altro colpo di scure. Furono in concorso con essi per quel fatto Domenico de Francesco alias Santantuono, Celidonio Giancola, e Marino, e Domenico Zappitelli.Una pruova di veduta vi è ancora contro Addolorato Vecchiarelli, che depredò il cavallo, e la valigia del de Santis, e la sufficienza degli indizi, ribadita ancora dalle loro estragiudiziali confessioni,  colpendo tutti i nominati si riversa finanche sopra Addolorato Folliero, e Matteo di Francesco come coloro che sul de Santis mandarono ad effetti la depredazione.

3° Contro Innocenzio Armenti a cui si addebita l’uccisione di un Garibaldino, appropriandosi tosto della di lui spada sufficienti sono gli indizi raccolti negli atti avuto riguardo ancora a suoi detti stragiuziziali. Insufficienti ancora si ravvisano per Giovanni Ruoto, primo ad aggredire quel disgraziato, ed a depredarlo delle vestimenta dopo essere stato ammazzato. Per tal fatti l’aggravante della brutale malvagità svanisce non potendosi dire senza causa essendo stato commesso nel momento in cui ferveva la sedizione.

4° Sufficienti indizi veggansi o veggonsi raccolti ancora contro.

Domenico di Francesco Santantuono

Diamante Giancola

Vincenzo e Addolorato Vecchiarelli

Matteo di Francesco

Giovanni Cifelli

Celidonio Giancola

Domenico Bertone

Cifelli Nicola

Nicola Folliero

Carmine Forte

Michele, e Ginesio Giancola

Giovanni Ruota

Agostino Giancola e

Diamante di Francesco.

Per la uccisione di oltre 30. Garibaldini avvenuta fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, e luoghi adiacenti; mettendosi in aguato per depredarli mentre fuggivano: il che da luogo alla definizione del reato di grassazione cioè con omicidio vedendosi in essi chiaramente il furto svelato dallo stato di denudamento di quei miseri, e la necessaria uccisione di essi dall’essere i Garibaldini armati se tutti commisero questi criminosi eccessi, tutti debbono essere tenuti come complici nelle grassazioni con omicidii consumati nelle persone di 33. Garibaldini: stantechè tutti agirono, tutti dietro concerto concorsero armati nei convenuti siti, e tutti restarono in aguato facilitandosi scambievolmente nelle perpetrazioni di quei reati.

5° Resta Francesco di Domenico alias Santosuosso. Militano contro di costui gravissimi indizi di reità per l’omicidio dalui consumato nella persona del medico di Sparanise Salvatore Caropreso. E testimoni di veduta, e presenti al fatto ammetton la sua responsabilità per tal reato, che forma il più doloroso fatto di questo episodio, commesso volontariamente, ed in seguito del reato di sedizione.

In conseguenza

Di questi fatti.

 . Armento Innocenzio

+ Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono

+ Notte Isidoro

+ Zappitelli Amoddio

+ Zappitelli Marino

+ Giancola Diamante

+ D’Uva Fiore

+ Vecchiarelli Vincenzo

+ Vecchiarelli Addolorato

+ Zappitelli Domenico

+ Follieri Addolorato

.  De Francesco Matteo

+ Bertone Domenico

.  Cifelli Giovanni

+ Cifelli Nicola

.  Folliero Nicola

.  Forte Carmine

.  Giancola Celidonio

+ Giancola Michele

.  Giancola Ginesio

.  Giancola Agostino

.  Ruota Giovanni

.  Di Francesco Diamante

Sono Accusti

1° Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del governo, e portare la strage contro una classe di persone per avere nei giorni 6. e 7. Ottobre 60. nel comune di Castelpetroso con voci sediziose di Viva Francesco 2° disarmata la Guardia Nazionale organizzandovi la Guardia Urbana; ed indi nei giorni 17. e 18 detto mese suonando le campane a stormo uniti tutti i cittadini, e data la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano.

Reato preveduto dagli Art. 156. e 157. Cod. penale

2° Di omicidio volontario in seguito di sedizione, non che di furto

D’Uva Fiore

Notte Isidoro

Zappitelli Amoddio

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Di Francesco Domenico alias Santantuono

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

Per avere nella sera del 17. Ottobre 1860 presso Castelpetroso, durante l’attentato ivi consumato, meno gli ultimi tre aggrediti, con animo di uccidere, il Signor Nicola de Santis, il quale si allontanava a cavallo da quel paese, e con colpi di pietra e scuri lo resero cadavere. Indi tutti lo derubarono del cavallo, della valigia, dell’orologio, delle pistole, e delle veste, che indossava, del valore in tutto di oltre a 500. Lire.

Reato preveduto dagli Art. 168. 534. alinea e 606. Codice Penale.

Armenti Innocenzio

Ruoto Giovanni

3° Di omicidio volontario in seguito di sedizione non che di furto. Per avere la sera del 17.Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato il di Ruota aggredito un garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi di scure che quello gli tirava, mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto Garibaldino; ed indi entrambo depredato lo stesso della spada, e della vestimenta che indossava.

Reato preveduto dagli Art. 168. 534. alinea e 606. Codice Penale.

Di Francesco Domenico – Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

4° Di complicità in grassazioni accompagnata da omicidii, in seguito di sedizione.

Per avere nella notte del 17.al 18. Ottobre 1860. fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, dietro concerto fra essi, atteso armati al passaggio i Garibaldini sbandati, nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono, e facilitarono gli uni con gli altri nell’uccisione di 33.di detti Garibaldini, che depredarono di cioò, che aveeano, lasciandoli sulla via morti, e completamente nudi.

Reato preveduto dagli Art. 168. 596. e 597. n° 1° e 163 codice Penale.

Di Francesco Domenico – Santantuono.

5° Di omicidio volontario in seguito di sedizione. Per avere nel dì 18. Ottobre 1860., dopo l’attentato consumato in Castelpetroso, presso la Cappella S. Giuseppe al Camposanto, ucciso con un colpo di fucile il medico Signor Salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dir Viva Francesco 2° rispose viva Vittorio Emmanuele, fu precipitato in un vallone, ed ivi fucilato.

Reato preveduto dagli Art. 168.e 534. alinea Codice Penale.

Bertone Domenico

6° Di recidiva

Ai termini degli Art. 118 e seguenti del Codice Penale

Napoli 17 Novembre 1864

Firma non leggibile e non identificabile tra i vari firmatari le pagine

 >>Segue<<

 

 

 

                     

GIUSEPPE SURIANI – Processo

 

Giuseppe Suriani

Processi Politici

ASCB Busta 131/1-5 fasc. b

 

 

La busta e composta dai fascicoli denominati a-b-c-d-e

 

Fasc. b

Tribunale del Circondario di Isernia

Circolo d’Assise di Campobasso

 

Volume delle deposizioni dei testimoni

 

  1. 3 – n. 117 del Reg. del 1869

 

Generalità dell’imputato o degli imputati

 

Domenico Franceschelli di Vincenzo

Domenico Petrino fu Felice

Vincenzo Celli fu Francesco

tutti di Miranda

 

Titolo e data del reato

 

Eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione e di parte attiva in un omicidio.

 

Data dell’arresto

 

—————

 

Indicazione della parte lesa

 

 

Giuseppe Suriani

 

 

Designazione dei corpi di reato

 

————————-

 

 

Osservazioni 

 

 

————————-

 

 

de’ misfatti dell’861

Circondario d’Isernia                                                                                          Comune di Miranda

Fol. 253 Rep. 31

 

Processo

Vol. 3°

 

Sull’eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione, e parte attiva presa nell’omicidio di D. Giuseppe Sariano di Lupara avvenuto ai 5 8bre 1860

 

 

 

Don  Domenico Franceschelli di Vincenzo

Domenico Petrino fu Felice                            di Miranda

Vincenzo Celli fu Francesco

 

 

Sunto del processo

 

In ottobre dell’anno decorso e propriamente nel giorno cinque la colonna dei Garibaldini capitanata dal Governatore de Luca non potendo resistere alle forze militari borboniche che in gran numero provvenivano da Venafro fu necessitata ritirarsi alla volta degli Abruzzi.  Per isventura  disordinata   fu la ritirata, e molti militi furono trucidati dai contadini insorti. Fra i sagrificati alle pendici del macerone vi fu D. Giuseppe Suriani di Lupara, le teste furono qui sotterrate. Di tale avvenimento D. Gennaro Albino per parte di D. Luigi Soriani padre del disgraziato D. Giuseppe ne esponeva querela costituendosi parte civile.

Pruova generica

 

Furon dissotterrate quattro teste che eransi  sepolte dal becchino Michele de Luca, una di esse fu riconosciuta appartenersi a D. Giuseppe Soriani da Nicola Pasquarella, Raffaele Pasquarella, e Pasquale Ciavarro.

Furon reperiti il soprabito e gilè del D. Giuseppe Soriani, e furon riconosciuti da D. Gennaro Albini in legale atto dimostrato come quelli che indossava in vita il Soriani.

 

Pruova specifica

 

La somma della istruzione offre di essere stato veduto Domenico Petrino che con un grosso palo dava dei spietati colpi ad un Garibaldino, tanto che spirò. Desso dai testimoni si specificava che aveva barba  e capelli rossastri, e vestiva soprabito color caffè, connotati che corrispondono principalmente allo estinto Soriani.

Se testimone poi contro scritto precisa di aver veduto che il detto Domenico Petrino tirò una bajonettata ad un Garibaldino che poi si disse essere stato  il figlio di un Sotto Intendente, qual’era il padre del Soriani-

Un sol testimone depone di essergli stato detto che D. Domenico Franceschelli in quel rimantro stava alla distanza di un tiro di fucile lontano dal luogo dello eccidio, raccogliendo gente per pedina.

Si attendeva foglio istruttorio dal Giudice di Carpinone, ma non essendo pervenuto si è stimato spedirsi il processo, cui sarà alligato appena perverrà.

Seguono gli adempimenti di rito-

Isernia 20 Settembre 1861

 

Il Supplente

Firma Illeggibile

Rif. pag. 1

 

L’anno milleottocento sessanta, il giorno ventisette Novembre, in Isernia

Innanzi a Noi Erasmo Manfredi Giudice del Circondario d’Isernia, assistiti dal Cancelliere Sost. si è spontaneamente presentato

D,,  Giuseppe Can.co Viti del fu Cosmo d’anni d’Isernia

Dopo le debite avvertenze di rito interrogato sull’oggetto della sua  comparsa

Ha dichiarato quale incaricato del Sig. D. Luigi Soriano di Lupara vengo a denunziarvi che il di costui figlio D” Giuseppe essendosi qui recato nel di quattro ottobre ultimo colla colonna portata dal Sig. Governatore de Luca, nel giorno seguente all’arrivo dei soldati Borbonici la detta colonna fuggì verso Casteldisangro, e lungo la strada tra il tenimento d’Isernia e Miranda il sud. e (suddetto) D. Giuseppe Soriano fu ucciso con altri dai rivoltosi, ed a tutti essi furono troncate le teste dal busto e portate in questo Capoluogo al Comandante la forza Borbonica, indi dal becchino Michele di Luca le indicate teste furono poste in una sepoltura di questo Camposanto con altri cadaveri. Or volendo si riconoscere se effettivamente tra le dette teste vi sia quella del Soriano, per parte del di costui genitore D. Luigi la prego di procedere all’atto di ricognizione sottoponendo le dette teste alla vista di Nicola Pasquarella Corriere della posta di Campobasso, Raffaele Sebastiani garzone o domestico della famiglia Soriano, e Pasquale Ciavarra  di Salcito qui dimoranti, i quali avendo piena conoscenza dello estinto D. Giuseppe Soriano, potrebbero facilmente riconoscere se tra le dette teste vi sia quella appartenente a costui.

Dietro lettura e conferma si è sottoscritto

Giuseppe Can. Viti                                                                        Il Giudice

  1. Manfredi

 

firma del cancelliere

 

Rif. pag. 3

segue mandato di comparizione per

 

  • Nicola Pasquarella
  • Raffaele Sebastiano
  • Pasquale Ciavarro

 

Isernia  27 ottobre 1860

 

Rif. pag. 4

 

L’anno milletottocento sessanta, il giorno ventisette Novembre, in tenimenti di Isernia

Noi Erasmo Manfredi Giudice F.F. da istruttore del Distretto di Isernia, assistiti dal Cancelliere Sost.o

Volendo esporre al riconoscimento di Nicola Pasquarella, Raffaele Sebastiano, e Pasquale Ciavarro qui di passaggio le diverse teste di Garibaldini e Guardie Nazionali, che furono uccisi dai rivoltosi in questa città nel dì cinque dello scorso ottobre, esposte dal becchino Michele di Luca diunita ai busti dai quali erano state troncate, con altri cadaveri nella sepoltura che esiste in questo Camposanto, onde osservare se tra esse vi sia quella appartenente a D. Giuseppe Soriano di Luigi di Lupara, che qui venne nel detto dì cinque facendo parte della colonna condotta dal Sig. Governatore.

Abbiamo fatto estrarre dalle prigioni il Sud.o becchino Michele di Luca, e custodito dalla forza lo abbiamo fatto condurre nel detto Camposanto ove ci siamo conferiti anche noi ed il Nostro Ca. So.

Ivi abbiamo rinvenuto i sopradetti individui opportunamente chiamati, i quali alle opportune domande han detto nominarsi

1 – Nicola Pasquarella fu Giovanni, d’anni 58 Corriere della posta di Campobasso

2 – Raffaele Sebastiano del fu Pasquale, d’anni 40 domiciliato in Salcito

3 – Pasquale Ciavarro del fu Rosario d’anni 37 di Salcito

 

Dopo di ciò abbiamo fatto venire alla nostra presenza il detto becchino Michele di Luca, e riscosso da esso il giuramento di dire la verità ed indicare secondo la verità ciò che gli verrà richiesto, gli abbiamo imposto di calare nella sepoltura ove pose le diverse teste e cadaveri nel dì 5 o 6  dello scorso mese di ottobre, e cacciare fuora le dette teste –

Il di Luca è calato nella detta sepoltura, e dopo aver rimosso diversi cadaveri ivi sepolti ha rinvenuto quattro delle teste da lui sepolte che ha cacciate fuora, e poste sul suolo presso la detta sepoltura

In seguito di ciò si è fatto chiamare Nicola Pasquarella che cogli altri si era fatto mettere in disparte, e riscosso dallo stesso il giuramento di dire la verità ed indicare secondo la verità ciò che gli verrà richiesto, gli abbiamo imposto di osservare le dette quattro teste, e di chiamarci se tra esse vi fosse quella appartenente al Corpo di D. Giuseppe Soriano

Ed egli dopo di averle attentamente osservate ha indicata una di esse con barba, mustacchi e capelli biondi, dicendo che essa si appartiene al Corpo del suddetto Giuseppe  Soriano da lui ben conosciuto per averlo portato più volte in carrozza –

Datagli lettura di quest’atto ha detto essere illetterato –

Il Giudice

E Manfredi

 

firma del Cancelliere

Rif. pag.5 verso

 

Indi è stato introdotto Raffaele Sebastiano, il quale  sulla nostra richiesta ha giurato di dire la verità ed indicare secondo la verità ciò che gli verrà richiesto mostratogli quindi le sud.te quattro teste situate come sopra, lo abbiamo richiesto di osservarle attentamente, e dichiararci se tra esse vi sia quella appartenente allo estinto D. Giuseppe Soriano

Il medesimo dopo di avere osservate le dette quattro teste così disposte, a primo aspetto ci ha indicata una delle teste, e propriamente quella di notata da Pasquarella, dichiarando che essa appartiene appunto al suo conoscente D. Giuseppe Soriano –

Dietro lettura e conferma ha detto essere illetterato –

Il Giudice

E Manfredi   firma del Giudice

 

firma del Cancelliere

 

 

Finalmente è stato introdotto Pasquale Ciavarra, il quale sulla nostra richiesta ha giurato di dire la verità, ed indicare secondo la verità  ciò che gli verrà richiesto

Mostratagli quindi le sud e quattro teste situate come sopra, lo abbiamo richiesto di osservarle attentamente, e di chiamarci se tra esse vi sia quella appartenente allo estinto D. Giuseppe Soriano

Il medesimo dopo di avere osservate le dette quattro teste così disposte, ha riconosciuta quella stessa indicata dai  precedenti Pasquarella, e Sebastiano, dicendo essere fra la testa del Sud.o Giuseppe Suriano, riconoscendola chiaramente dalla barba, mustacchi, e capelli biondi –

Dietro lettura e conferma ha detto essere illetterato –

Il Giudice

E Manfredi

 

firma del Cancelliere

Rif. pag. 6

 

In seguito di tali operazioni abbiamo fatto ricondurre nella sepoltura dal becchino di Luca le suddette quattro teste, ed essendosi ciò eseguito, abbiamo disposto che il de Luca fosse ricondotto in carcere

Di tutto ciò si è redatto il presente verbale, che dopo letto è stato sottoscritto da Noi e dal  Nostro Canc. Sost.

 

Il Giudice

E Manfredi

 

firma del Cancelliere

 

 

Al Signor Giudice istruttore del

Distretto  d’Isernia

 

Isernia 28 Novembre 1860

 

 

Signor Giudice

Rimetto a Lei per l’uso di giustizia un soprabito ed un gilè appartenenti, si vuole, al trucidato Giuseppe Suriano di Campobasso, e rinvenuti in casa di Angelantonio Cifolelli di Miranda, siccome attesta il porgitore Giuseppe Gentile, 1° Sergente di quella Guardia Nazionale; e metto poi a disposizione della medesima Giustizia l’arrestato Michele Gentile anche di detto Comune, prevenuto di reazione, di disarmo di quel Posto di Guardia, e di resistenza armata all’Esercito Piemontese sul Macerone, nonché di arresti arbitrari e saccheggio in unione al detenuto Raffaele Apollonio suo paesano –

 

Il Sotto Governatore

  1.     Venditti

 

Rif. pag. 8

 

Intima di comparizione per:

 

1 Carmine Antonelli

di Isernia                                           Isernia 28 Novembre 1860

2 Raffaele Celli

 

 

Rif. pag. 9

 

L’anno mille ottocento sessanta, il giorno ventotto Novembre, in Isernia

Noi Erasmo Manfredi Giudice del Circondario d’Isernia, assistiti dal canc. Sost..

Volendo procedere alla sigillazione del soprabito, e gilè rimessoci  al momento dal Sotto Governatore con suo foglio di p. data n. 45, abbiamo fatto venire alla nostra presenza previa citazione due testimoni di q ? Capoluogo, cioè

 

1 Raffaele Celli del fu Angelant. d’anni 44

2 Carmine Antonelli di Giovanni d’anni 44

 

Riscosso da essi il giuramento di dire la verità, ed indicare secondo la verità ciò che verrà loro richiesto, abbiamo loro mostrate i sopradetti oggetti, i quali avendoli osservati, han detto essere un soprabito di lanetta color caffè, ed un gilè anche di lanetta color cenerino con bottoni di madreperla –

Volendo conservare la identità degli oggetti medesimi li abbiamo avvolti in un foglio di carta grande fermandone gli estreme con quattro suggelli a cera lacca; il di cui imprimente di ottone  rappresentando un piccolo cerchio con frasa in mezzo si è data a confermare al testimone Antonelli – Sull’involto si sono apposte le firme dei detti testimoni quella nna sta per nostra e quella del Canc. Sost.

Di tutto ciò si è redatto il presente verbale che dopo letto è stato sottoscritto dai detti testimoni, da Noi e dal nostro Canc. Sost.

 

firme di

Raffaele Celli

Carmine Antonelli                                                                        Il Giudice

E Manfredi

 

Firma del Sost. Canc.

 

 

Rif. pag. 10

 

L’anno milleottocento sessantuno, il giorno nove Gennaio, in Isernia

Innanzi a Noi Eduardo Scarselli Supplente al Circondario d’Isernia ff:. pel Giudice Regio assistiti dal Canc. Sost. si è spontaneamente  presentato

  1. Gennaro Albino del fu D. Nicola d’anni 29, Notaio di Campobasso –

Dopo le debite avvertenze di rito interrogato sull’oggetto della sua comparsa

Ha dichiarato che suo cognato D. Giuseppe Suriani figlio del Sott’Intendente giubilato D. Luigi Soriani di Lupara fece parte del distaccamento delle Guardie nazionali dell Provincia venuto a reprimere la reazione in Isernia nel giorno 4 8bre 1860 – Che il detto Soriani nel giorno seguente dirigendosi con il distaccamento verso Casteldisangro fu aggredito nel tenimento di Miranda, e propriamente a due miglia di distanza da Isernia e propriamente da taluni masnadieri guidati da un tal  D. Domenico Franceschelli di Vincenzo di Miranda, e dalle indagini raccolte finora si è venuta a conoscere che gli aggressori principali del detto D. Giuseppe Soriani sono stati  Domenico Petrino fu felice e Vincenzo Celli fu Francesco amendue di Miranda – Che Vincenzo Celli dopo l’uccisione del Soriani gli troncò il capo, e lo portò in Isernia, ed Angelant.o Cifolelli fu Domenico denudò il cadavere, e fu preso il soprabito e gilè, che secondo le affermazioni del testimone Giuseppe Gentile fu Costanzo di Miranda, dovrebbero trovarsi depositati nella Cancelleria del Giudicato d’Istruzione d’Isernia- Il soprabito di lanetta color caffè, ed il gilè di lanetta color cenerino con i bottoni di matreperla.. Che testimoni di tali fatti sono 1°. Giuseppe Gentile fu Costanzo di Miranda, 2°.Il figlio di Fulgenzio Iantola di detto Comune; 3°. Giuseppe de Benedittis fu Pietro anche di Miranda, 4°. D. Michele Franchi di Campodipietra; Angelant.o Cifolelli di Miranda, e Luciano di Credda di Sessano –

Che circa un mese fa coll’assistenza del Giudice Regio d’Isernia Sig. Manfredi in presenza del Canonico D. Giuseppe Viti, e di Nicola Pasquarella il Carrozziere della posta d’Isernia fu procedendo alla ricognizione della testa del detto D. Giuseppe Soriani, la quale fu cacciata fuori della sepoltura del Camposanto d’Isernia dal becchino Michele di Luca, il quale ha asserito ciò soggiungendo di  essersene fatto analogo verbale dal Sig. Giudice, e che la testa tronca fu riconosciuta dai capelli ricci, e dalla barba color rossastra tanto dal garzone della famiglia Soriani, dal  d. Nicola Pasquarelli. e da Pasquale Ciavarra di Salcito dimorante in Isernia

Che il testimone Giuseppe Gentile ha detto che egli conosceva il luogo dove fu sepolto il cadavere mutilato del detto Sig Soriano e che l’alluvione avvenuta nel mese di Novembre ultimo avendo corroso il terreno do ve fu sepolto il cadavere, fa sospettare che esso fosse stato trasportato dalle acque – Ha detto inoltre il med.o Gentile che di tutti i fatti di sopra cennati fece egli dettagliata deposizione al Sotto Governatore D. Giacomo Venditti e che la deposiz. medesima fu scritta da D.Francesco Fantini, il quale, richiestone ha detto che la deposizione fu da lui consegnata al Sotto Governatore, ignorando l’uso che ne avesse fatto –

Il dichiarante Sig. Albino infine ha soggiunto che egli nell’esporre tali fatti intende produrre formale querela contro gli aggressori di suo cognato D. Giuseppe Soriano, tanto come cog. (cog.to) di esso, quanto come cittadino, e come incaricato a ciò dal padre del d. Soriano, il quale non solo fa espressa querela per mezzo di esso Sig. Albini, ma dichiara altresì di volersi costituire parte civile nel giudizio penale a carico di tutti i correi, a complici dell’assassinio di suo figlio giusta la dichiarazione per atto privato del 3 corrente, la quale rimane alligata al presente atto con la speranza? che Il Sott’Intendente D. Luigi Soriani nella sua qualità di parte civile elige il suo domicilio in Isernia in casa del Sig. D. Ferdinando Buccini, ed in Campobasso in casa del Sig. D. Pasquale Albino ai termini dell’art. 49  delle leggi di procedura penale –

Dietro lettura e conferma si è sottoscritto

Gennaro Albino

Il supplente

Scarselli

 

firma del Cancelliere

 

 

Timbro Regno delle due Sicilie ad inchiostro ed a secco

 

Col presente atto io qui sottoscritto Luigi Suriani del fu Felice, Sottintendente giubilato, domiciliato in Lupara, dichiaro che mio figlio Giuseppe essendo partito nel giorno 3 ottobre 1860 col Distaccamento delle Guardie Nazionali della Provincia ( nella qualità di Capitano delle Guardie Nazionali di Lupara) per reprimere la reazione suscitatasi in Isernia, restò vittima del furore taluni masnadieri guidati da D. Domenico Franceschelli, di Vincenzo, di Miranda, i quali masnadieri aggredirono nel territorio di Miranda a due miglia di distanza da Isernia, il giorno 5 ottobre detto anno, il suddetto mio figlio, nell’atto che il medesimo insieme ad altri individui del Distaccamento, si dirigeva pacificamente in Casteldisangro, essendo stati costretti evadere da Isernia da’ soldati Borbonici – Dalle indagini raccolte finora si è venuto a conoscere che gli aggressori principali del detto mio figlio, fossero stati Domenico Petrini fu Felice, e Vincenzo Celli fu Francesco, amendue di Miranda: Che i testimoni dell’aggressione, e de’ particolari che l’accompagnarono sono 1°. Giuseppe Gentile fu Costanzo – 2°. Angelantonio Cifolelli fu Domenico – 3°. Il figlio di Fulgenzio Tortola – 4°. Giuseppe de Benedictis fu Pietro, tutti di Miranda – 5° D. Michele Franchi di Campodipietra – 6°. ? Luciano de Credda di Sessano –

Io qui sottoscritto quindi col presente atto espondo formale querela per la uccisione ed assassinio del detto mio figlio; domando la punizione de’ colpevoli qualunque essi fossero.

Siano gli individui sopra indicati, sieno altri che potessero scoprirsi in prosieguo e mi costituisco parte civile, eligendo all’uopo il mio domicilio in Isernia in casa del Sig. Ferdinando Buccino, ed in Campobasso in casa del Sig. Pasquale Albino, a termini dell’art. 49 delle Leggi di Procedura Penale, salvo a fornire alla Giustizia altri chiarimenti, e chiedendo espressamente la intimazione di tutti gli altri  che debbono essermi intimati  a’ termini di Legge.

 

Lupara 3 Gennaro 1861

 

Luigi Suriani

 

 

Rif. pag. 14

 

Compariscano innanzi a Noi

 

1 – Carmine Antonelli

2 – Raffaele Celli

Il  Supplente del Circondario d’Isernia

Eduardo Scarselli

 

Rif. pag. 15

 

L’anno mille ottocento sessantuno, il giorno nove Gennaio, in Isernia

Noi Eduardo Scarselli Supplente al Circondario di Isernia ff: pel  Giud..e impedito, assistiti dal Canc. Sost.

 

Volendo esporre al riconoscimento di D. Gennaro Albino tanto il soprabito, che il gilè sigillati nel dì 1° dic. ultimo alla presenza dei testimoni Carmine Antonelli e Raffaele Celli, …………

 

 

 

Don Gennaro Albino fu  D. Nicola d’anni 29 Notaio di Campobasso

 

Rif. pag. 17

 

L’anno 1860, il giorno 18 Novembre in Isernia

Innanzi di Noi Giacomo Venditti Sotto Governatore di questo Distretto d’Isernia assistito dal nostro Segretario Signor Fortini è stato tradotto il nominato Vincenzo Celli del fu Francesco, del Comune di Miranda  dal Sergente della Guardia nazionale Sig. Giuseppe Gentile per averlo arrestato ieri, trovandosi  essere uno di coloro che si trovò presente a diversi eccessi commessi dai reazionari di Miranda, di Sessano, di Pesche, ed altrove, e propriamente nel luogo detto Ponte dello Sterparo all’estremo pendio del Macerone, partecipandovi forse  – Essendo ciò abbiamo allo stesso diretta diverse interrogazioni cioè.

  1. Che avete a dirci adunque di quello che vedeste, o praticaste nel giorno 5 del caduto ottobre –
  2. Ha risposto. Una carrozza sfilava da Isernia verso il Macerone: E tutta quella gente, o di Pesche, o di Sessano, o di Carpinone che non saprei distinguere la fermò sciogliendone i cavalli, e quindi la fracassò. Trassero da dentro tre individui che in essa si trovavano, e ligarono gli altri due che andavano a cavallo. Si diedero a svaligiare la carrozza, ed in tal mentre quei tre calati di dentro cercarono di d’interrarsi per un vallone tra le vigne onde avere scampo. Raggiunti i disgraziati furono uccisi, due a colpi di schioppo da alcuni naturali di Sessano, che non seppi e non potrei distinguere. Il terzo di essi salito per fuggire su di un limitone fu colpito da un uomo di Miranda con un grosso palo, e sotto molti colpi spirò. Dopo ciò andarono ad uccidere gli altri due che avevano ligati ed andavano a cavallo –
  3. Voi dunque conoscete che un uomo di Miranda vostro paesano uccise a colpi di palo quell’individuo- Dite se lo sapete chi fu, e descrivetemi l’ucciso? –
  4. Ha risposto, L’ucciso aveva statura piuttosto alta, corporatura non piena, con barba di pelo biondo – L’uccisore fu uno dei figli di Felice Petrino a nome Domenico, contadino, e guidatore per lo più di armenti.
  5. Uccisi quegli individui quali altri atti si praticarono contro quelli cadaveri –
  6. Ha risposto. Cinque di Sessano recisero le teste a quei morti per trasportarli in Isernia –
  7. Sapresti il nome di alcuno di quelli?
  8. ha risposto- Uno di essi mi disse che era fratello a Giovanni di Creddo a nome Angelo, come quello mi disse
  9. E’ successe veramente il trasporto in Isernia ?

Ha risposto – Si avviarono verso Isernia ed io con essi unitamente all’altro paesano suddetto Domenico Petrino. Giunti al di sopra del Casino una volta de’ Signori Pace, oggi di D. Vincenzo Cimorelli, era a terra ucciso un altro individuo che all’abito, ed alla chierica si appalesava essere un Sacerdote perché anche il calzone che solo colla camiciola lo vestiva, indicavano essere neri e di Sacerdote – Anche a questo fu reciso dai Sessanesi il capo che infilzandolo in un asta di scure vollero che si trasportasse da lui, mentre l’altro estremo si portava da un altro tra gli stessi di Sessano.

  1. Ove portaste quei capi recisi ?
  2. Ha risposto. Si portarono in Isernia, e per dire dei Comandanti la Gendarmeria che stava in Isernia furon gittati innanzi la Casa di D. Stefano Jadopi che ardeva, e proprio nell’androne di essa. Dopo ciò egli si ritirò in Miranda.
  3. Potete dirci se altri di Miranda conoscono gli stessi fatti, e possono contestarli ?
  4. Ha risposto. Giuseppe de Benedictis, Michele – Angelo Tortola o Iortola di Fulgenzio, ed Angelantonio Cifelli fu Domenico alias Miserera, debbono sapere le istesse cose perchè i primi li trovai allo Sterparo, e l’Angelantonio Cifelli venne meco. Almeno ebbano sapere tutto l’avvenuto allo Sterparo perché da là in Isernia fui io solo ed il detto Domenico Petrino –
  5. Avete altro a dirci –
  6. Ha risposto. Non Signore – Non altro ricordo.

Di tutto ciò se ne è formato il presente, letto al dichiarante che lo ha confirmato, e non firmato per non saperne. Si è sottoscritto da Noi dal Segretario, e dal conduttore Gentile –

 

Il Segretario                                                                                     Il Sotto Governatore

Francesco Fortini                                                                             G. Venditti

 

Rif. pag. 19

 

Il Giudice istruttore

dispone

 

che la presente processura venghi compilata sopra luogo, ed all’effetto vi accederemo domani 15 andante col nostro Cancelliere

 

 

 

Rif.  pag. 20

 

Citazione a comparire per

 

1  Giuseppe Gentile fu Costanzo

2  Giuseppe de Benedictis

3  Vincenzo Gentile fu Dionisio

4  Angelantonio Cifolelli

5  Vincenzo de Benedictis

6  Il figlio di Fulgenzio Tortola

tutti di Miranda

 

nella Casa Comunale di Miranda, domattina 14 andante mese, alle ore 15 in poi.

Isernia 13 Gennaio 1861

Il Giudice Istruttore

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

Rif .pag. 21

 

L’anno milleottocentosessanta, il giorno quattordici Gennaio in Miranda-(errore anno)

Innanzi a Noi Erasmo Manfredi Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia, assistiti dal Commesso giurato Sig. Morelli ff. da Cancelliere, previa chiamata, è comparso –

 

Giuseppe Gentile fu Costanzo, d’anni 60, proprietario qui domiciliato –

Ha giurato di dire tutta la verità: null’altro che la verità: a’ detto essere indifferente colle parti –

Interrogato analogamente

Ha risposto –

Per incarico ricevuto dal Sig. Governatore de Luca, sendomi occupato a venire a conoscenza delle persone che aggredirono la carrozza che nel giorno 5 ottobre movea per gli Abbruzzi, allorché la Colonna comandata dallo stesso fu costretta fuggire da Isernia per l’arrivo colà delle Truppe Borboniche, dietro accurate indagini prese essendomi giunto a notizia che in quel fatto si trovò presente il mio paesano Angelantonio Cifelli, fui sollecito informarmi da costui dell’accaduto, e mi disse che la detta carrozza fu fermata da Michele Notarianni di Cosmo di Pesche scaricando contro la stessa un colpo di arma da fuoco, e quindi aggredita dagli altri rivoltosi di detto Comune, di Sessano, di Carpinone, e di qui saccheggiarono la carozza medesima . Dall’altro mio paesano Giuseppe de Benedictis appresi, che cinque di que’ infelici che andavano in essa  vennero tutti sagrificati, e che fra gli altri un giovane con coppola rossa

venne dal mio paesano Domenico Petrino ammazzato con un colpo di palo in testa. Dopo altro colpo di scure vibratogli  da un’individuo di Sessano, che non conobbe.

A chiarificare chi fosse costui, avendo vieppiù approfondito, seppi da Vincenzo Gentile di qui, che Luciano di Creddo di Sessano, conosce l’autore del  primo colpo dato al giovane sudetto

Ad altra dimanda

Ha risposto

Lo stesso Giuseppe de Benedictis, mi riferì che ‘l ripetuto Angelantonio Cifolelli; conservava un involto di panni sorpreso nella carrozza aggredita, e perciò dal fratello dello stesso nome Emilio Cifolelli; dietro mia richiesta, mi venne consegnato un soprabito, ed un gilè, che subito portai al Sig. Sotto Governatore d’Isernia –

Precedente lettura e conferma si è sottoscritto

Giuseppe Gentile

Il Giudice

Emanfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 22

 

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Giuseppe de Benedictis fu Pietro, di anni 40 , contadino qui domiciliato-

Ha giurato di dire tutta la verità: null’altro che la verità: a’ detto conoscere, e non avere alcun rapporto colle parti.

Interrogato analogamente –

Ha risposto –

Nel giorno 5 del caduto Ottobre ferveva qui la scoppiata reazione, ed io mi stava a travagliare in campagna, alla contrada detta Usciano, quando a circa le ore 20 molti naturali di Sessano, armati di schioppi, zappe, pali, e scuri in passando di colà mi obbligarono con minacce seguirli- A scampare qualche sinistro aderì alle loro voglie, come furon costretti praticare anche i miei paesani Michelangelo Tortola di Fulgenzio, e Vincenzo de Benedictis – Giunti al Ponte detto dello Sterpari, trovammo colà, molti altri rivoltosi dello stesso Comune, e di Carpinone, i quali teneasi ligati in mezzo la consolare due individui- Eravi quivi anche una carrozza senza cavalli – In tal mentre esci (uscì) dalla Rava per la parte sottoposta al detto ponte un galantuomo con soprabito color caffè e coppola rossa, Avea costui la barba, e capelli rossardi, il colorito del suo volto era bianco, e rosso – Appena che fu visto dai rivoltosi, uno di essi del Comune di Sessano, gli assestava un colpo colla testa della scure sui lombi, e quindi il mio paesano Domenico Petrino fu Felice, vibrandogli altro colpo di palo di legno in testa lo facea cadere a terra – Poscia tutti gli altri si fecero straziare l’infelice, che a poco cessò di vivere – Altri due compagni incontravano lo stesso destino, mentre usciti dalle circostante vigne per tentar forse la fuga, furon dagli stessi rivoltosi aggrediti, e stesi al suolo

A sbrigarsi degli altri due, che i primi rivoltosi tenean ligati, fecero a costoro andare spietatamente incontro alla stessa morte-

Ad altra dimanda

Ha risposto –

Non sazi que’ snaturati della commessa strage staccaron le teste da’ busti degli esangui cadaveri, e conficcandole ai pali per la strada che mena ad Isernia si avviarono, menando vanto della loro crudeltà –

Altro non conosco di si fatale evento –

Precedente lettura e conferma si è asserito illetterato

Il Giudice

E Manfredi

 

  1.     Morelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 23

 

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Vincenzo Gentile fi Dionisio, di anni 35 proprietario qui domiciliato –

Ha giurato di dire tutta la verità: null’altro che la verità : aa’ detto conoscere, ed essere indifferente colle parti –

Interrogato analogamente

Ha risposto –

Essendomi recato in Carpinone alla fiera di S. Rocco che colà si celebra nel di  I 0? di ottobre, Luciano di Creddo di Sessano, parlando meco di fatti luttuosi d’Isernia, di qui, e degli altri luoghi, mi disse, che conoscea il suo paesano, che avea dato il primo colpo, ad un giovane che fu ammazzato ne’ tenimenti di Miranda con altri quattro compagni nel giorno 5 dello stesso mese di Ottobre.

Altro non conosco –

Precedente lettura, e conferma si è sottoscritto

 

Vincenzo Gentile                                                                           Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

 

Rif. pag. 24

 

nello stesso giorno –

Citato, è comparso –

Angelantonio Cifolelli fu Domenico d’anni 18, contadino qui domiciliato –

Ha giurato di dire tutta la verità: null’altro che la verità : a’ (‘ al verso contrario anche per i precedenti) detto conoscere, ed essere indifferente colle parti –

Interrogato analogamente

Ha risposto –

Io non conosco gli autori della strage de’ cinque individui commessa nel 5 Ottobre caduto anno, al Ponte della Rava agro di Miranda, mentre quando arrivai, rinvenni solo i cadaveri denudati a terra –

Ad altra dimanda

Ha risposto

Il soprabito, e gilè consegnato da mio fratello Emilio Cifolelli al paesano Giuseppe Gentile, furon da me trovati in mezzo la strada nuova –

Dimandato a dire il vero, e di non occultare le circostanze a lui note intorno all’avenimento

Ha risposto = Il vero o’(‘ contrario) detto, e null’altro conosco –

Dietro lettura e conferma a’ (‘ al contrario) detto essere illetterato –

Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

 

Noi Giudice

Considerando che il testimone a’ cercato d’occultare la verità a favore gl’imputati –

Disponiamo

Che lo stesso sia sperimentato col carcere, com’è stato eseguito –

Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

Rif.pag. 25

 

Nello stesso giorrno –

Citato,é comparso

Vincenzo de Benedictis di Egidio, di anni 19, contadino qui domiciliato –

Ha giurato di dire tutta la verità: null’altro che la verità : a’ detto conoscere, ed essere indifferente colle parti –

Interrogato analogamente

 

Nel dì 5 ottobre scorso stavo a travagliare in campagna alla Contrada Usciaro in questo tenimento, quando a circa le ore 20 vidi passare per la consolare molt’individui di Sessano, armati di fucile, zappe, scuri, e pali, i quali mi obbligarono per forza seguirli; ma io, avendoli seguito per poco tratto, mi rimasi dietro, e ritornai al travaglio – Dopo pochi momenti intesi delle grida, e de’ colpi, e quindi appresi che erano stati uccisi tre infelici che fuggivano –

Precedente lettura, e conferma si è asserito? analfabeta

Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

Rif. pag. 26

 

Citazione a comparire per

 

1 Domenico Rampone

2 Giuseppe Guglielmi

3 Domenico di Benedetto

4 Gaetano Gentile

 

Miranda 15 Gennaio 1861

Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 27

 

Giudicato d’Istruzione

del

Distretto d’Isernia

Miranda 15 Gennaio 1861

 

 

Al Signor Sindaco di Miranda

 

 

Signore

 

Sarà compiacente segnare al margine del presente, che mi restituirà, quattro persone probe che conoscono, senza averci relazione  di parentela od amicizia i nomati D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino fu Felice, e Vincenzo Celli fu Francesco di questo Comune

 

Il Giudice Istruttore

E Manfredi

 

Probi

Domenico Rampone

Giuseppe Guglielmi

Domenico di Benedetto

Gaetano Gentile

 

Il Sindaco

Felice Cifolelli

 

 

 

 

 

 

 

Rif.pag. 28

 

L’anno Milleottocentosessanta, il giorno quindici Gennaio in Miranda (errore)

Noi Erasmo Manfredi Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia, assistiti dal commesso giurato Sig. Morelli ff. da Cancelliere;

Volendo assodare le qualità morali degli imputati D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino fu Felice, e Vincenzo Celli fu Francesco di qui, previa chiamata, abbiamo fatto venire alla nostra presenza in questa Casa Comunale, quattro probi di questo Comune indicatici dal Sindaco locale, cioè:

1 Domenico Rampone fu Emiddio, di anni 33;

2 Giuseppe Guglielmi di Geremia, di anni 40;

3 Domenico di Benedetto fu Bellisario, di anni 55; e

4 Gaetano Gentile di Ludovico, di anni 34.

Tutti proprietari qui domiciliati –

I quali dopo aver prestato il giuramento di dire tutta la verità :null’atro che la verità:

Cian l’uno separatamente dall’altro, e quindi concordemente dichiarato –

Che il loro paesano D. Domenico Franceschelli a’ serbato sempre lodevole condotta, e dal pubblico viene ritenuto come uomo da bene, ed incapace a commettere qualsiasi piccolo reato –

Che gli altri due paesani poi Domenico Petrino fu Felice, e Vincenzo Celli fu Francesco, sebbene avessero serbata sempre lodevole condotta sotto tutti i rapporti; pure dal pubblico, ora veggonsi notati, come rivoltosi, e dicesi pure che i medesimi siano stati a parte cogli altri tre fatti criminosi consumati in Isernia, e nella strage di cinque garibaldini alla contrada La Rava

Precedente lettura, e conferma si sono sottoscritti –

Domenico Rampone

Giuseppe Guglielmi

Domenico di Benedetto

Gaetano Gentile

Il Giudice

E Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

Rif. pag. 29

 

Citazione a comparire per

 

  • Giuseppe gentile di Miranda
  • Angelantonio Cifolelli detenuto in q.a prigione

 

Isernia 25 Gennaio 1861

 

 

Rif. pag. 30

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventisei Gennaio in Isernia

Noi Erasmo Manfredi Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia, assistiti dal Commesso Giurato Sig. Morelli ff. da Cancelliere –

Volendo sentire in contraddizione il testimone in esperimento Angelantonio Ciofolelli, e Giuseppe Gentile, abbiamo fatto estrarre il primo da queste Prigioni, e tradurre alla nostra presenza colla scorta della forza pubblica, e quindi libero, e sciolto da ogni ligame introdurre coll’altro nella Camera degli esami –

Interrogati convenevolmente

Il Cifolelli si è tenuto fermo nella sua dichiarazione, dicendo non aver affatto parlato con esso Gentile degli autori dell’omicidio di che tratta la presente procesuura –

Il Gentile si è sostenuto, affermando che il Cifolelli non solo manifestò con lui gli autori dell’omicidio in parola, ma anche coll’altro paesano D. Giovanni Nucci –

Precedente lettura, e conferma si è sottoscritto il solo Gentile essendosi l’altro asserto (o asserito) illetterato

Giuseppe Gentile

Il Giudice

EManfredi

 

  1. Morelli

 

 

 

Rif. pag. 31

 

Al Signor Procuratore Generale del Re

presso la G. C. Criminale di Molise

 

Michele Ferrante fu Ferdinando

Martino Corrado

Emmanuele Gentile

tutti di Miranda

 

Luigi Suriani di Lupara parte civile nel giudizio penale a carico degli uccisori di suo figlio Giuseppe espone alla di Lui autorità che i testimoni segnati a margine conoscono molti fatti relativi all’avvenimento, e particolarmente possono indicare il luogo dove fu aggredito il detto Giuseppe Suriani da D. Domenico Franceschelli, e dagli altri masnadieri da lui condotti –

Lupara 19 Gennaio 1861

Luigi Suriani

 

Rif. pag. 32

 

Citazione a comparire per

 

  • Michele Ferrante fu Ferdinando
  • Marino Corrado
  • Emmanuele Gentile di Michele
  • Giovanni Nucci

Tutti di Miranda

 

Isernia lì 1 Febbraio 1861

 

Rif. pag. 33- 34

 

L’anno mille ottocento sessantuno, il giorno due Febbraio, in Isernia

Innanzi a Noi Erasmo Manfredi Giudice del Circondario d’Isernia delegato, assistiti dal canc. Sost. è comparso previa? citazione D. Giovanni Nucci del fu Saverio d’anni 54 Sacerdote di Miranda

Ha giurato di dire tutta la verità null’altro che la verità: ha detto conoscere e non avere alcun  rapporto colle parti –

Interrogato convenientemente

Ha dichiarato nel giorno in cui fuggi da Isernia la colonna condottavi dal Sig. Governatore de Luca, fra gli altri omicidi che si consumarono, vi furono quelli di cinque nazionali sacrificati al luogo detto Sterparo, i quali fuggivano in una carrozza, come seppi per pubblica  voce. In quella stessa sera seppi che il mio paesano e nipote Angelant.o Cifolelli era tornato in Miranda portando seco talune spoglie degli uccisi, ed incontratolo in uno dei giorni  posteriori cercai di conoscere se avesse anch’egli parte in quella strage; ma lo stesso mentre mi assicurò per la negativa, dicendo di avere a terra raccolte quelle spoglie, mi confidava pure che uno dei cinque disgraziati uccisi, e precisamente un giovane di bianca carnagione, di capelli e barba tra il biondo ed il  rosso era stato sacrificato con colpi di palo dall’altro paesano Domenico Petrino fi Felice- Soggiunse che furono ai cinque uccisi recise le teste, e condotte in Isernia- Assicurava infine che era stato presenta a tale strage

Dietro lettura e conferma si è sottoscritto

Giovanni Nucci                                                                    Il Giudice

  1. Manfredi
  2. Cocucci

Rif. pag. 35

 

Nello stesso giorno e luogo

Noi suddetto Giudice

Volendo sentire in contraddizione il testimone Sig. Nucci, coll’altro testimone in esperimento Angelantonio Cifolelli, onde conciliare i loro detti, abbiamo fatto estrarre costui dalla prigioni e tradurre alla nostra presenza nella camera degli esami, libera e sciolto da’ ligami, ove dopo le debite avvertenze di rito interrogato convenientemente

Il Sig. Nucci ha ripetuto alla presenza del Cifolelli la precedente sua dichiarazione

Cifolelli ripetendo la sua precedente dichiarazione, ha aggiunto di non avere mai tenuto alcun discorso sull’oggetto col testimone suo zio Sig. Nucci

Del che si è redatto il presente verbale sottoscritto dal Sig. Nucci per essere il Cifolelli illetterato

Giovanni Nucci

Il Giudice

E Manafredi

 

C Cocucci

 

 

Noi Sud.o Giudice non avendo potuto indurre il testimone Cifolelli a dichiarare la verità alla giustizia, abbiamo disposto che egli sia ricondotto in carcere in luogo di esperimento –

 

Il Giudice

E Manfredi

 

C Cocucci

Rif. pag. 36

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno Due Febbraio in Isernia

Innanzi a Noi Erasmo Manfredi Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia, assistiti dal Commesso Giurato Sig. Morelli, previa citazione è comparso Emmanuele Gentile di Michele, di anni 27 contadino di Miranda

Ha giurato di dire tutta la verità null’altro che la verità: a’ detto conoscere ed essere indifferente colle parti –

Alle opportune dimande

Ha risposto

Nulla conosco direttamente sugli autori della strage de’ cinque garibaldini avvenuta il dì 5 Ottobre scorso anno, in questo tenimento alla contrada Sterparo, se non ché dal mio paesano Michele Ferrante mi venne tal lugubre fatto narrato, soggiungendo che a’ miseri erano state staccate le teste da’ busti, e questi rimasti in mezzo la strada pasto delle belve, e quelle portate in Isernia – Mi disse benanche che il nomato D. Domenico Franceschelli trovavasi alla distanza di un tiro di fucile da quel luogo di orrore e di lutto, raccogliendo gente per spedirla colà –

Altro non conosco –

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere analfabeta

 

Il Gidice Istruttore

  1. Manfredi

 

  1. Morelli

 

 

Rif. pag. 37-38-39

 

L’anno milleottocentosessantuno il giorno ventuno Marzo in Isernia

Noi Michele Carbone Giudice del Circondario d’ Isernia assistiti dal Canc. Sost.  Sig. Cocucci

Volendo risentire il testimone in esperimento Angelantonio Cifolelli,  lo abbiamo fatto estrarre dalle prigioni e tradurre alla nostra presenza nella Camera degli esami, ove disposto? libero e sciolto da ligame alle opportune dimande, ha detto chiamarsi

Angelantonio Cifolelli qualificato al folio

Interrogato convenientemente

Ha dichiarato = In un giorno che non rammento di preciso  del mese di 8bre girai per varie campagne in contrada la Rava per procurarmi dei fichi quando da sopra il colle Corio mallo sentiva dire dai contadini Angelantonio ed Antonio alias la Badessa padre e figlio, nonché dal così detto figlio di Sorgitto che i Garibaldini andavano a Miranda per distruggerlo. Infatti si vedevano venire costoro a massa confusa battere la consolare e dirigersi al Macerone senza punto divergere per Miranda, la quale veniva inseguita da un’altra massa di contadini di diversi Comuni forniti di ogni sorta di armi rustiche e militari. Per la curiosità discesi da quel colle nel basso e mi accostai verso la Consolare. In questo frattempo Domenico Petrini con una mazza niente indifferente, uscendo dalle campagne di sotto mi richiese, fattosi a me dappresso della persona del Sacerdote D.. Giovanni Nucci, forse col triste intendimento di fargli qualche aggravio: gli risposi che doveva stare in casa sua, e quegli riprese essergli stato detto di trovarsi ricoverato sotto una siepe. In dir ciò si avviò per la consolare per inseguirvi i garibaldini, alla co da da’ quali andava una carrozza che restò indietro perchè i cavalli camminavano lentamente. Era passato circa un quarto d’ora che vidi passare a tutto galoppo due uomini a cavallo dei quali conobbi  il solo Michele Notarianni di  Pesche a motivo che era stato meco alla seccala. Questi due passarono quasi tutti i contadini che correvano appresso ai fuggitivi garibaldini e pervennero a quel punto della strada così detto Barraccone, dove fermarono quella carrozza e la obbligarono voltare indietro per Isernia facendole di scorta. La detta carrozza fu fermata sopra il Ponte dello Sterparo nel ritorno alla distanza di una cinquantina di passi, ove io mi trovava. Vidi che nella carrozza vi era un sol Garibaldino giovine tra i 24 anni senza barba vestito di soprabito, e senza che in testa portava alcun berretto o cappello, di giusta statura, e proporzione. Lo si fece scendere dalla carrozza un contadino disse: questo è un impiegato di Campobasso: portiamolo in Isernia. Contemporaneamente vidi nella turba contadinesca un altro Garibaldino con barba, senza rammentare altri connotati, che veniva rovistato, mentre esso battendosi il gilè mostrava di non aver altro che la immagine della Madonna del Carmine. Furono ambedue riuniti per menarli in Isernia –  Quasi nel contempo fu sparato da un contadino a me ignoto una fucilata ad un terzo Garibaldino, che forse erasi ricoverato in un letto di un fiume a secco detto Rava. Immentinenti gli furono addosso un’infinità di contadini ad alla rinfusa l’uccisero e poi lo spogliarono- nello stesso tempo sentii la voce di uno che gridava di non aver fatto niente, e vidi essere un contadino che veniva ucciso allo stesso modo con ronche e accette- da ultimo intese alla distanza di un  centinaio di passi giusti sulla consolare due fucilate l’una dopo l’altra ed intesi dire dai contadini = Mo hanno ucciso quelli che avevano a portà ad Isernia – Ed infatti giudicai che effettivamente fossero stati uccisi – Mentre prendevano questi quattro amici di quei due che stavano a cavallo si vedevano andar sotto di sopra in mezzo dei reazionari. Non distinsi se ci stava Domenico Petrini che suppongo che vi doveva essere perché lo aveva veduto inseguire i Garibaldini. Indi tolsero i cavalli da sotto la carrozza, e vi si misero a cavallo, ed è contadini vi si posero nell’interno ed altri la tiravano a mano-In questo punto me ne andai perché vedeva che anche la turba si dirigeva verso Isernia. Strada facendo pel paese trovai un gilè ed un soprabito buttato per terra, eguale vestimenta furono consegnate da mio fratello Emilio Cifolelli a questo Sotto Governatore. Giunto al paese, pubblicamente si  diceva che agli uccisi Garibaldini avevano recise anche le teste. Ciò mi fece meraviglia per non essere successo alla mia presenza, e giudicai che ciò era dovuto avvenire che abbandonai il sito, da cui avevo osservato questi spettacoli –

Domandato, se avesse veduto altri Mirandesi od altri contadini di altri paesi a lui noti

Ha risposto di non averli conosciuti

Domandato a somministrare i connotati dell’altro individuo che andava a cavallo

Ha risposto di non ricordarli

Dietro lettura e conferma ha detto essere illetterato, dopo di chè è stato posto in libertà

 

 

 

  1. Carbone
  2. Cocucci

 

Rif. pag. 40

 

Si certifica da noi Sindaco del Comune di Miranda che Michele Ferrante, ed Antonio Corrado, contadini di questo Comune suddetto si trovano assenti dal  Comune suddetto, il primo ignorando il luogo ove rattrovasi, ed il secondo si trova detenuto nelle prigioni Centrali della Provincia.

Si rilascia il presente da valere per uso di giustizia

 

Miranda il primo Marzo 1861

 

Il Sindaco

Felice Cifolelli

 

 

Ludovico Gentile  …..Co.g

 

 

 

Rif. pag. 41

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno sedici Aprile in Isernia

Estratto dell’interrogatorio di

Alessandro Cerri fu Daniele anni 64 contadino di Sessano

Signore “ Vecchio come sono non poteva, e né presi alcuna parte nelle reazioni di questo Distrettoi, che anzi non nè sono giammai discostato dal mio paese.

  1. Vi è a notizia il fatto con cui i Garibaldini fuggendo per la via del Macerone in una Carrozza, furono raggiunti, ed uccisi da contadini, tra i quali vi erano quelli di Sessano
  2. Giuseppe Cardassiere della Fara S. Martino ammogliato in Sessano, che ora si dice essere arrestato in Carpinone, Raffaele Altieri furono quelli, che perseguitando la colonna del Governatore de Luca per la salita del Macerone, fermarono una carrozza entro di cui avevano rinvenuto de’ Garibaldini, che erano stati ammazzati, e che la carrozza era stata condotta in Carpinone da me osservata nelle vicinanze del largo così detto la Croce nel giorno quattordici del mese di ottobre in occasione di fiera, e che generalmente veniva curiosata.

Il cavallo che tirava la carrozza assalita al Macerone fu condotta pubblicamente in Sessano dal cennato Scardassiere della Fara, il quale molti giorni dopo fu obbligato restituirlo al padrone, che era un Tavernaio di Bojano.

Detto cavallo era di manto bajo – oscuro, forse di misura, ma allentato fu da me veduto pascolare nel Feudo del Barone, e delle persone dicevasi, che quel cavallo era uno di quelli che tiravano la detta carrozza assalita: Tutto o Detto ciò mi costa per averlo inteso pubblicamente raccontare in quel tempo dalla gente del mio paese –

  1. Entro Sessano, o in quelle vicinanze sono stati ammazzati altri Garibaldini ?
  2. Pochi giorni dopo il fatto consumato al Macerone stando io a travagliare inteso dire pubblicamente in campagna, che la Guardia di Chiauci portava tre Garibaldini arrestati, e che molti di Sessano con uomini e femmine con violenza ce li tolsero, ed uccisero nel luogo detto le Fonti. Non sapendo indicare l’uccisore di que’ tre disgraziati –

Lettura datogli si è sottoscritto=Firmato<Alessandro Cerri=

Il Giudice=Michele Carbone=Carlo Cocucci Cancelliere Sostituto  Isernia 31 Luglio 1861

 

Per Estratto

Il Cancelliere Sostituto

Luigi Zappone?

Visto dal Giudice

  1. Carbone

 

Rif. pag. 42

 

L’anno milleottocentosessantuno il giorno diciassette aprile in Isernia

 

Estratto dello interrogatorio di

 

Nunzio d’ Ippolito di Giovanni, di anni 28, contadino domiciliato in Sessano

Signore “ Sono rimasto estraneo alle reazioni avvenute in Isernia e nei paesi del Distretto, e ne io ho fatto parte della Guardia nazionale, che in quell’epoca fu istallata in Sessano. neppure nella scorsa settimana ho cercato tenere in agitazione il paese con voci sediziose  fumendando speranze sul ritorno di Francesco II° per mezzo de’ Tedeschi –

  1. Conoscete qualche circostanza relativa alla carrozza assalita nel Macerone quando fuggiva la Colonna del Governatore de Luca nel dì cinque ottobre ultimo ?
  2. Pubblicamente dicevasi per Sessano che Mastro Giuseppe Scardassiere della Fara S. Martino, a capo di altri Sessanesi armati avevano sopraggiunta per la salita del Macerone una carrozza a tre cavalli piena di Garibaldini, che dopo di averli uccisi , si presero la carrozza ed i cavalli. Che uno dei cavalli fu preso da’ Gendarmi ed era il migliore, che un altro cavallo era stato preso da’ Carpinonesi, i quali si erano impadroniti della suddetta carrozza, e il terzo cavallo fu condotto in Sessano dal detto Mastro Giuseppe, e che poscia fu restituito al Tavernaio di Bojano. Non conosco chi de’ paesani tenne mano nell’assalimento di detta carrozza –
  3. Conoscete coloro, che misero i tre Garibaldini che conducevano i naturali di Chiauci nella contrada Fonte ?
  4. In un giorno, che non rammento il preciso, del mese di ottobre, trovandomi nella Montagna, sentiva a circa un miglio di lontananza gridare a S. Venditto a S. Venditto mo sono arrivati, ed indi vidi una quantità di popolo, ed intesi l’esplusione di tre colpi di fucile a circa le ore 22 – La mattina seguente mi fu raccontato, che i tre colpi erano stati tirati a tre Garibaldini, che venivano condotti ligati da’ naturali di Chiauci. Si diceva che uno degli uccisi era di Portocannoni, un altro di Campobasso, e dell’atro non si parlò del luogo nativo. Non si diceva chi furono i barbari uccisori. Dal sito in cui io mi trovava nell’atto dell’espulsione vidi che la folla del popolo accorse dopo i colpi, e quando questi furono tirati si osservavano una trentina di persone

Dategli lettura ha detto contenere il vero e di essere analfabeta =Firmati=Il Giudice=Michele Carbone=Carlo Cocucci Cancelliere Sostituto=Isernia 31 Luglio 1861

 

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone?

Visto dal Giudice

  1. Carbone

Rif. pag. 43

 

Estratto della dichiarazione di

D,, Pasquale Tella fu Palmerino di anni 52 Sacerdote di Sessano

Nella sera quella massa di armati ritirò in paese, e Giuseppe Battistone portò un cavallo in compagnia di Raffaele Altieri di Pasquale, Michele Petrollini di Domenico Giovinotto di circa anni 16, raccontava che egli trovandosi al Macerone aveva veduto che un Garibaldino sparò da sopra un traino, o carrozza una fucilata a Domenico Gafrancesco di Biase, il quale per lo riparò chinandosi a terra, e che poi costui aggredì quel Garibaldino, e con lo spiedo che tolse al Petrollini ferì nel petto il detto Garibaldino, ed indi coll’accetta terminò di ucciderlo, e che indi il detto Gafrancesco aver troncata allo stesso la testa, e l’aveva portata al Maggiore Sardi, prendendosi il fucile dello stesso – Che Giuseppe Battistone essendosi avvicinato ad un Garibaldino che stava ferito a terra chiese chi viva, quegli rispose. Viva Garibaldi. gl Battistone proseguì a dire chi viva altrimenti ti ammazzo.  Quegli rispose = Viva Garibaldi. . Allora il Battistone gli schiacciò la testa con una zappata. Diceva pure che Raffaele Battistone con altri di Carpinone avevano fermato la carozza, si avevano preso un cavallo, e che la carrozza era stata portata in Carpinone

datagli lettura e conferma si è sottoscritto =

Firmati=Pasquale Tella=Il Giudice Michele Carbone= Carlo Cocucci Cancelliere Sostituto –

Isernia 31 Luglio 1861

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone

Visto dal Giudice

  1. Carbone

 

 

 

 

Rif. pag. 44

 

 

Estratto dalla testimonianza di

  1. Benedetto Ripetuo fu Giuseppe di anni 50, arciprete Curato di Sessano.

Solamente ha inteso dai testimoni Nicola Augelli fu Domenico, e Gaetano Mancini fu Giuseppe, che Giuseppe Battistone, e Raffaele Altieri avevano aggrediti una carozza di Garibaldini alla salita del Macerone, e si avevano tolto un cavallo, che portarono in Sessano, cavallo che posteriormente fu preso dai Garibaldini –

Firmati=Benedetto Ripetuo=Michele Carbone Giudice=Carlo Cucucci Cancelliere Sostituto

Isernia 31 Luglio 1861

Per Estratto

Il Cancelliere Sostituto

Luigi Zappone

Visto

Dal Giudice

M: Carbone

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 45

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventiquattro Aprile in Sessano

 

Dichiarazione di

Michele Petrollini di Domenico di anni 17, Sarto di Sessano

A dimanda ha risposto

Nei principii dell’ultimo decorso ottobre in un mattino veduto, che circa un centinaio di compaesani si avvicinavano alla volta d’Isernia mi presi una scure  e mossi anche io a quella volta, e no sono al caso o capo d’indicare alcuno de’ sopradetti paesani non ricordandoli. Via facendo vidi trascinare una carrozza, tirata da cavalli di manto scuro, da molti individui a me sconosciuti ad eccezione di un solo che ritenni di Carpinone dal suo modo di vestire, alla volta d’Isernia, e mi si disse non rammento da chi essere stato tale legno tolto a taluni Garibaldini. Approssimandomi al ponte sotto del quale passa l’acqua che s’immette nella fontana d’Isernia vidi molta gente che dal Macerone si conduceva in quest’ultima Città, dicendosi essere ivi arrivati le truppe borboniche, nè riconobbi alcuno fra quelli individui –

Via facendo però sentì da persone, che non ricordo che Domenico di Blasio, il quale era venuto a provvedersi di uno spiedo in una casa in quel mattino prima di partire, con lo spiedo medesimo aveva ammazzato un Garibaldino. Giunto in Isernia nel vedere molti cadaveri di persone trucidate giacersi per terra, ne misi sulla porta della Chiesa di S. Pietro senza muovermi di là –

Ad altra dimanda è stato negativo=Dietro lettura e conferma si è sottoscritto=Firmato=Michele Petrollini=Il Giudice=Michele Carbone=Carlo Cucucci Cancelliere Sostituto

Isernia 31.. Luglio 1861

Per Estratto

Il Cancelliere Sost..

Luigi Zappone?

Visto

Dal Giudice

  1. Carbone

 

 

Rif. pag. 46

 

Estratto dalla dichiarazione di D. Carmine Tella fu Raffaele di anni 36 Sindaco di Sessano

Mi ricordo pure che nella sera  del 5 a 6 ottobre suddetto Antonio Petrecca di Donato, e Giuseppe Battistone ebbero parte nella persecuzione della colonna del Governatore de Luca, ed i medesimi portando un cavallo dicevano pubblicamente di averlo preso sotto una carrozza de’ Garibaldini che fuggivano –

Firmati=Carmine Tella=Il Giudice=Michele Carbone=Carlo Cucucci cancelliere Sostituto

Isernia 31. Luglio 1861

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone ?

Visto

Dal Giudice

  1. Carbone

 

 

 

Rif. pag. 47

 

Estratto dalla dichiarazione di

Gaetano Mancini fu Giuseppe di anni 39. contadino di Sessano

In questo mentre veniva una carrozza non tirata da cavalli, ma da contadini di Carpinone a me ignoti, e da due paesani di qui cioè Giuseppe Battistone, ed Angelo Petrollini di Domenico; e questi due ultimi mi dissero che in unione di quelli di Carpinone  avevano guadagnato quel legno alla salita del Macerone – Poscia condussero la detta Carrozza in Carpinone dove fecero tutta come intesi dire, giacché i due miei paesani la pretendevano, ed i Carpinonesi perché di maggior numero vinsero, e Battistone, e Petrollini ebbero un cavallo.

Firmati=Michele Carbone Giudice=Carlo Cucucci Sostituto Cancelliere= Isernia 31. Luglio 1861

 

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone ?

Visto

dal Giudice

  1. Carbone

 

 

Rif. pag. 48

 

 

Riesaminato il testimone in esperimento

Michele Petrollini Ha dichiarato –

Presente agli omicidi dei Garibaldini non mi trovai, commessi alle pendici del Macerone, e solo per detti sentito dire che Domenico Iafrancesco di Biase aveva ucciso un Garibaldino, cosa vera perché lo stesso lo confessò a mia  madre Pasquala  di avere ucciso un Garibaldino al Macerone conficcandogli uno spiedo nelle viscere perché avendogli intimato di fermarsi quello aveva continuato a fuggire. Nel punto ove io non passai, ossia pel ponte dell’acqua vidi venire sopra di un cavallo Antonio Petrecca di Donato, e Raffaele Altieri di Pasquale, sopra di un altro cavallo Giuseppe Battistone, e sopra di un terzo cavallo Domenico Iafrancesco, e si diressero in Isernia, mentre una carrozza veniva tirata dai contadini di Carpinone quasi in trionfo. Arrivata la massa in Isernia gridava. Viva Francesco II° e indi i Soldati si presero due dei tre cavalli, ed il terzo fu portato in questo Comune venendo governato una settimana dal Battistone, ed altra settimana dall’Altieri.  Si faceva il saccheggio in quella Città, e si fucilavano i Garibaldini, che si prendevano innanzi al Palazzo di Jadopi, che andava in fiamme. Circa duegento persone Sessanese ebbero parte nel saccheggio portando ciascuno il suo fardello, ed io comprai dai soldati due quadri per grana quindici ed otto carte di bottoni per due carlini.. Tra i miei paesani conobbi Antonio Ceglia o Caglia, ed Antonio Evangelista Calandriello  ed altri che non rammento=Firmati=Michele Petrollini=Michele Carbone Giudice=Carlo Cucucci Cancelliere Sostituto –

Noi predetto Giudice Istruttore –

Ritenendo che il testimone non abbia detto tutta la verità, abbiamo disposto che sia ulteriormente in isperimento in carcere=Isernia 31 luglio 1861.

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone?

Visto

Dal Giudice

  1. Carbone

 

Rif. pag. 49

 

 

Estratto dall’atto di contraddizione tra

  1. Pasquale Tella, e

Michele Petrollini

 

Letto ad essi le parti delle rispettive dichiarazioni, dalle quali sorge la contraddizione, e fatto osservare al Petrollini, che mentre il Tella dice di aver esso comunicatogli di aver veduto Domenico Iafrancesco uccidere un Garibaldini a colpo di spiedo e troncandogli la testa con la scure, come pure avere presenziato alla uccisione di altro Garibaldino fatta da Giuseppe Battistone, ed alla sorpresa di una carrozza eseguita da Raffaele Battistone e da altri, esso poi nella sua dichiarazione tace tale circostanza –

Ha risposto= Non avere altro comunicato al Tella se non quanto ha deposto sono prima in giustizia=

Interrogato all’oggetto alla sua volta il Tella, ha sostenuto a viso aperto in faccia al Petrollino ciò che trovasi da lui precedentemente detto, senz’altro aggiungere o variare –

Del che se nè è formato il presente sottoscritto da essi Tella, e Petrollini, e da noi e dal Cancelliere Sostituto-Firmati=Pasquale Tella=Michele Petrollini=Il Giudice=Michele Carbone=Carlo Cucucci Cancelliere Sostituto –

Fu disposto che il Petrollini fosse stato ristretto in carcere per esperimento=Isernia 31, luglio 1861

 

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone

Visto

Dal Giudice

  1. Carbone

 

Rif. pag. 50

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventidue Maggio, in Isernia

 

Interrogatorio di

Giuseppe Battistone di Martino di anni 33, candelaro di Fara S. Martino dimorante in Sessano –

Interrogato pel motivo arresto – Ha risposto –

Venne arrestato in Carpinone da circa sei mesi per reato forestale –

Interrogato sulla imputazione che gravita a suo peso –

Ha risposto – Nel giorno 5” bassi ottobre ultimo sonava a stormo la campana nel nostro paese, onde tutto il popolo si fosse armato giacché era venuto da Carpinone il così detto figlio di Palmetta, bandista per nome Giovanni Giuliano portando una lettera al Sindaco, senza conoscere chi la mandava, e diceva armatevi, e correte tutti, i Garibaldini vogliono incendiare il paese e menar via le vostre donne – Lo stesso Sindaco D. Carmine Tella secondava questo movimento, e quindi a stuolo tutto il popolo corse alla volta d’Isernia – Stavamo impostati chi armato di fucile, chi di scure, e chi di mazze, sulla traversa di Campobasso presso le masserie di Chiovitti attendendo che i Garibaldini fuggissero per la volta di Campobasso, ma costoro vedendo i colli pieni di popolo nemico, presero la via del Macerone per gli abbruzzi. Circa dugento tra contadini di Pesche, Carpinone, e Sessano li inseguirono. Tra i persecutori vi era anch’io, ed in mia compagnia venivano i miei paesani di Sessano, cioè il Guardiaboschi Nicola -spazio bianco- Raffaele Altiero. Antonio Petrino di Domenico, Antonio……………figlio del notaro, e Michele Giacchetto alias zichele tutti armati di fucile meno quest’ultimo che era armato di scure. Passato il Casino del Signor Cimorelli stava morto a terra un Sacerdote e più innanzi un’altro vecchiotto, ed in poca d’istanza altri due Garibaldini ligati nelle braccia, e tutti morti. Giunti co’ compagni sul ponte ove comincia la salita del Macerone scendeva alla nostra volta una carrozza accerchiata da contadini tra quali vi era Carmine di Sessano di cognome altiero. Fermatasi la carrozza al piano furono tagliate le coregge, e de’ tre cavalli uno se ne impossessò , un altro andò in Carpinone, ed il terzo venne in Sessano per averlo io tolto ad un Pescaruolo, e per i strada venne cavalcato dal Guardaboschi Raffaele Gualtieri. Il detto cavallo veniva governato, per essere preda comune, dal detto guardiaboschi, da me, e dall’indicato Raffaele Altieri, nonché da Raffaele Petrecca –

D” apici bassi- Chi furono gli uccisori de’ quattro Garibaldini trovati uccisi nelle adiacenze del ponte ove fu fermata la carrozza

  1. In presenza mia non fu ucciso nessuno, ed ignoro se fossero stati uccisi de’ Garibaldini –

D” E’ vero che in Isernia vennero portate sei o sette teste di Garibaldini uccisi.

  1. Non le vidi –

D” Siete stato agli attacchi di Pettorano, e del Macerone ?

R” Non Signore

D” Nel saccheggio d’Isernia, vi prenteste parte, oppure vedesti chi vi prese parte ?

R” Quasi tutti i paesani ritornavono in patria  co’ loro fasciotti meno che io –

D” Tenesti mano negli omicidii dei Garibaldini che venivano spediti da Chiauci

R” Essendosi sparsa la voce che venivano i Garibaldini si sparse la forza che in un punto , chi in un altro, e poscia si verificò che erano tre Garibaldini condotti dalle Guardie di Chiauci, i quali vennero uccisi da Antonio Petrecca di Donato, dal figlio della salaiola Donato D’Ippolito fu Giovanni, Donato di Francesco, nonché Angelo delli Cappellitti casato in Torremaggiore =

Firmati= Il Giudice=Michele Carbone=Raffaele Cucucci Cancelliere Sostituto

Isernia 31 Luglio 1861 oppure Isernia Il. luglio 1861

Per Estratto

Il Cancelliere Sost.

Luigi Zappone

Visto

Dal Giudice

  1. Carbone

 

Rif. pag. 52

 

Isernia li 26 Agosto 1861

 

Al Sig. Giudice Regio di S. Elia

 

Signore

Nel giorno cinque ottobre scorso anno la colonna comandata dal Governatore de Luca, non potendo sostenersi contro forze militari Borboniche in gran numero venivano da Venafro, fu obbligato battere in ritirata alla volta degli abbruzzi – Disgraziatamente una tale ritirata fu disordinata, e molti militi Garibaldini vennero trucidati dai contadini armati, che perseguitavano quella colonna. Tra i sacrificati, giusto al prinicipio del Macerone figura D” Giuseppe Suriano di Lupara, il quale con altri fuggiva in una carozza, la quale veniva sovraggiunta da villani, che sacrificarono tutti coloro che vi andavano dentro. Vennero accagionati di un tal sacrificio Domenico Petrini fu Felice, Vincenzo Celli Fu Francesco di Miranda, nonché D. Domenico Franceschelli che comandava le schieri riazionarii –

Si assume che D” Michele Franchi di Campodipietra possa somministrare delle pruove per tal fatto

La prego Signor Giudice udire il precennato testimone sopra il dinotato fatto per raccogliere tutti gl’indizi, per raggiungere i colpevoli e confido che vorrà discaricare questa mia nota a preferenza

Il Giudice Istruttore

  1. Carbone

Rif. pag. 53

 

Isernia 28 Agosto 1861

 

Citazione per

 

1 Il figlio di Fulgenzio Tortola

2 Michele Ferrante                         di Miranda

3 Marino Corrado

 

Rif. pag. 54

 

Certificazione di morte per Marino Corrado, figlio di Giovanni e Maddalena Franceschelli morto il giorno diciannove del mese di Agosto 1861

Miranda 28 Agosto 1861

 

 

 

Rif. pag.   55

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventinove Agosto in Isernia

Innanzi a Noi Michele Carbone Regio Giudice del Circondario di Isernia, assistiti dal Cancelliere ssi è presentato per effetto della cedola che prende

Michelangiolo Tortola, di Fulgenzio, di anni 16 di Miranda – Indifferente –

Dietro gli avvertimenti di rito che ha ritenuto,  e le opportune domande

Ha dichiarato che in un giorno che non ricorda di preciso ma del mese di ottobre ultimo egli si trovava sul Macerone a travagliare quando una turba di contadini armati di fucili e strumenti rurali di vari paesi aggrediva una carrozza entro cui eranvi dei Garibaldini, ed altri Garibaldini a cavallo e li metteva barbaramente a morte, ed in siffatto rimantro conobbi il suo paesano Domenico Petrino di Felice tirava una bajonettata ad uno di quelli, che poi si disse essere stato il figlio di un Sotto Intendente

Ad ogni altra domanda è stato negativo –

Previa lettura, e conferma si è detto illetterato

  1. Carbone

Luigi Zappone Sost.

 

Rif. pag.56

 

 

Si nota

che questo Signor Supplente in pari data ha spedito foglio Istruttorio al Giudice di Carpinone per la udizione del testimone Luciano di Credda di Sessano su fatti che riguardano la presente processura

Isernia 2. Settembre 1861

Luigi zappone Sost.

 

Visto

Il Giudice Suppelnte

illegibile

 

 

 

Rif. pag. 57

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno sei Settembre-In Isernia

Innanzi a Noi  Eduardo Scarselli Supplente nel Giud zio predetto, assistiti da S.° Cancelliere, per effetto della cedola contenuta ne’ precedenti atti è comparso

Michele Ferrante

fu Ferdinando, di anni 21 di Miranda, contadino – Indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito che ha ritenuto, e le opportune domande

Ha dichiarato che egli ignora ogni circostanza attenente all’omicidio in persona di D. Giuseppe Suriani, e non conosce affatto il luogo ove costui fu messo a morte dagli insorti reazionari nel di 4 ottobre ultimo, per non esservisi affatto trovato presente –

Previa lettura e conferma si è detto illetterato

 

Il Supplente

Scarselli

 

Luigi Zappone Sost.

 

 

 

 

 

Rif. pag. 58

 

Giudicato del mandamento                                                                    Jelsi 9 Sett. 1861

 

 

 

Al Signor Giudice

Isernia

 

 

Signore

Le ritorno il foglio di posizione datato a 26 Agosto ultimo di unita alla dichiarazione di D. Michele Franchi di Campodipietra

 

Il Giudice

Gaetano Cascella

 

Rif. pag. 59

Stessa lettera di pag. 52

 

Rif. pag. 60

 

cedola per

Michele Franchi

 

 

 

 

 

Rif. pag. 61

 

L’anno 1861 il giono 6 Sett. in Campodipietra

Noi Gaetano Cascella Giudice del Mandamento di Jelsi, assistiti da Cancelliere Sostituto –

Seduto d’ufficio del Signor Giudice Istruttore d’Isernia che precede volendo quindi raccogliere la deposizione del Signor Franchi, previa citazione abbiamo fatto venir costui alla nostra presenza, il quale ha detto chiamarsi

  1. Michele Franchi fu D. Gennaro di anni 21 proprietario domiciliato in Campodipietra

L’indifferente

Richiesto analogamente ha risposto:

Che nel mese d’ottobre dello stesso  anno 1860 sventura volle che la  schiera dei volontari Garibaldini dovettero ritirarsi da Isernia,  perché sopraffatti dalla truppa borbonica. Che esso dichiarante faceva parte delle prime, piegò con il suoi compagni verso il Macerone, precisamente sulla montagna che domina un tal fiume. Giunto alla sommità del stessa  vidi che una carrozza con entro alcuni individui  diriggevasi verso il ponte sottoposto alla ridetta Montagna; ma prima di arrivare al ponte medesimo cinque individui due dei quali gli sembravano appartenenti alla classe civile,  e tre o i tre contadini, aggredirono la ridetta Carrozza trassero fuori da essa tre galantuomini, ed a furia di pugnalate li freddarono. Che accorsero propria in quel medesimo luogo vari altri contadini armati di ronche, e scuri si riunirono agli aggressori sud.i spogliarono le di loro vittime –

Che dei primi aggressori i due che gli sembravano civili erano armati di schioppi. e tra i secondi arrivati ve  n’era anche uno armato di fucile, che tutti gli altri contadini che presero parte ad un tale assassinio affrontavano i’ tormenti rurali, cioè, zappe, scuri

Ad altra domanda ha risposto che trovandosi esso dichiarante, come ha già detto alla sommità della Montagna, a circa due tiri di schioppo lontano dal punto menzionato, potetti appena distinguere dagli abiti il contadino dall’uomo civile, ne conobbi mai chi fossero tanto le vittime che gli aggressori

Che quelle campagne adiacenti eran piene di  cotesti reazionari.

Che appena si soffermò per osservare la trista scena, ed indi andò via prendendo altra vicina montagna, e dirigendosi alla volta degli Abruzzi,  onde congiungersi alla Truppa italiana colà stanziata –

Ad ogni altra domanda è stato negativo –

Dietro lettura e conferma si è sottoscritto

Michele Franchi

Il Giudice

Gaetano Cascella

 

Rif. pag. 64 – 64 bis

 

Perquisizioni

 

Riscontrati i registri penali sistenti nel Giudicato del Mandamento di Isernia, in essi si sono trovate le seguenti notate sul conto di D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino e Vincenzo Celli di Miranda –

A carico del Franceschelli

 

  1. 46 del registro dei misfatti 1860

 

Arresto arbitrario eseguito in Miranda in persona del Giudice di Bojano D. Giosuè Ciafardini, e di costui figlio D. Francesco il di 5, ottobre 1860. Il processo fu spedito al suo destino

 

  1. 66 del registro dei delitti 1848.

 

Ferita grave per gli accidenti commessa a 17 marzo 1848, in persona di Pietro Ferrante. Con sentenza del dì 27 maggio detto anno fu condannato a due mesi di prigionia, e spese

Vi fu prodotto appello, e se ne ignora l’esito

 

  1. 237 del registro dei delitti 1850.

 

Percosse lievi commesse in persona di Michelangelo Franceschelli il dì 22 Settembre 1850. Con sentenza del dì 11 ottobre detto anno fu dichiarato il non costa

 

  1. 278 del detto registro

 

Recisione di due cerri del costo di ducati 9, il dì 26 dicembre 1850, in danno di Raffaele Francischelli. Vi fu la rinuncia all’istanza

 

A carico del Petrino

 

  1. 47 del registro de’ misfatti 1849

 

Tentato omicidio a colpo d’arma da fuoco, con asportazione di dett ‘arma il di 14 agosto 1849, in persona di Emmanuele Franceschelli

 

  1. 15 del registro dei misfatti 1852

 

Furto di tomoli due di grano del costo di ducati 3.60, e di D.ti 2.62, contanti qualificato per lo tempo, e mezzo la notte del 6 a 7 maggio 1852, in danno di Giovanni Petrino

 

  1. 46 del registro dei misfatti 1860

 

Arresto arbitrario eseguito a Miranda in persona del Giudice di Bojano D. Giosuè Ciafardini, e di costui figlio D. Francesco il dì 5. ottobre 1860. Detti processi furono spediti al loro destino

 

  1. 277. del registro dei delitti 1849

 

Asportazione d’arma vietata “schioppo” senza permesso della polizia a dì 14 agosto 1849. Con sentenza del dì 10. dic.e 1849, fu condannato a sette mesi di prigionia e ducati 4 di ammenda correzionale a pro del Tesoro, e spese. Vi fu prodotto appello se ne ignora l’esito

 

Carico del Celli

 

  1. 104 del registro dei delitti 1846

 

Ferita lieve commessa il dì otto maggio 1846, in persona di Lucia Fasano o Farano. Con sentenza del 17. agosto 1846, fu condannato a sei mesi di esilio correzionale. Vi fu prodotto appello, e se né sconosce l’esito

 

  1. 22 del registro dei delitti 1847

 

per cosa grave per gli accidenti a 29. dicembre 1846, in persona di Domenico de Benedictis . Con sentenza del 10  marzo 1847 fu dichiarato il non costa

 

  1. 32 del registro dei delitti 1853

 

Contusione lieve il dì 18 (errore) gennaio 1853, in persona di Mariantonia Spugnardi. Con sentenza del 16. gennaio detto anno fu condannato ad un mese di esilio correzionale. Vi fu prodotto appello e si ignora l’esito.

 

  1. 289 del registro dei delitti 1859

 

 

Recisione di quindici faggi del costo di ducati 9.60, commessa il dì 20 marzo 1859, in danno del Comune di Miranda Con sentenza del dì 15 dicembre 1859, fu dichiarato nullo il verbale redatto dal guardaboschi

 

Isernia 20 Settembre 1861

 

Luigi Zaappano Sost. Canc. ?

Visto

Dal Supplente

Scarselli

 

 

 

 

 

Rif. pag. 65

 

Certifico io qui sotto scritto Cancelliere Comunale di Miranda, che avendo perquisiti i registri di nascita, ho rinvenuto Domenico Petrino di Felice, e Maddalena Apollonio esser nato ai  24 Aprile 1840

Miranda lì 28 Settembre 1861

 

Il Visto del Sindaco

 

Il Cancelliere

Ludovico Gentile

 

 

Il Sindaco di Miranda, certifica che Domenico Petrino di do Comune, non ha industria visibile, ne semoventi. Non ha rendite provvenienti da contratto mutuo, ne censi enfiteutui, nè bollari, nè possiede capitali. Non è mercante trafficante, nè capo d’orti: non esercita mestiere lucroso. Non possiede beni sotto altro nome, ne partato nei pubblici registri. Si certifica che all’epoca del reato il nominato aveva oltrepassato gli anni diciotto, ne possedeva i beni enunciati

 

Miranda 28 Settembre 1861

 

Il Sindaco

 

Ludovico Gentile Canc.

 

 

 

 

Rif. pag. 66

 

Certifico io qui sotto scritto Cancelliere Comunale di Miranda, che avendo perquisiti i registri di nascita, ho rinvenuto D. Domenicantonio Franceschelli figlio di Vincenzo e D. Angela Sabella esser nato ai  23 Gennaio 1827

Miranda lì 28 Settembre 1861

Il Visto del Sindaco

 

Il Cancelliere

Ludovico Gentile

 

Il Sindaco di Miranda, certifica che Mariano del Decca, contadino domiciliato in do Comune, non ha industria visibile, ne mobili, nè semoventi.. Non ha rendite provvenienti da censi enfiteutui, nè bollari, nè possiede capitali nascenti da contratto di mutuo.. Non è mercante, trafficante, né capo d’orti: non esercita mestiere lucroso. Non possiede beni sotto altro nome, ne è portato nei pubblici registri. Si certifica che all’epoca del reato il nominato aveva oltrepassato gli anni diciotto, ne possedeva i beni enunciati

 

Miranda 28 Settembre 1861

 

Il Sindaco

 

Ludovico Gentile Canc.

 

Rif. pag. 67

 

 

Certifico io qui sotto scritto Cancelliere Comunale di Miranda, che avendo perquisiti i registri di nascita, ho rinvenuto  Vincenzo Antonio Celli di Francesco esser nato ai  16 Aprile 1814

 

Miranda lì 28 Settembre 1861

 

Il Visto del Sindaco

 

Il Cancelliere

Ludovico Gentile

 

 

Il Sindaco di Miranda, certifica che Vincenzo Antonio Celli di detto Comune, non ha industria visibile, ne mobili, semoventi. Non ha rendite provvenienti da  censi enfiteutui, né bollari, né possiede capitali nascenti da contratto di mutuo. Non è mercante trafficante, nè capo d’orti: non esercita mestiere lucroso. Non possiede beni sotto altro nome, ne portato ai pubblici registri. Si certifica che all’epoca del reato il nominato aveva oltrepassato gli anni diciotto, ne possedeva i beni enunciati

 

Miranda 28 Settembre 1861

 

Il Sindaco

 

Ludovico Gentile Canc.

Rif. pag. 70

 

Giudicato Regio d’Isernia                                                 Isernia 21 Gennaio 1861

 

Al Signore

Sig. Proc. del Re presso la Gran Corte C. di Molise in Campobasso

 

Settimale de’ misfatti

 

Eccitamento alla guerra Civile tra gli abitanti di una stessa popolazione, e parte attiva nell’omicidio di D. Giuseppe Suriano di Lupara, avvenuta ai 5 8bre 1860

 

+ D. Domenico Franceschelli

+ Domenico Petrino fu Felice

+ Vincenzo Celli fu Francesco

 

 

Signore

  1. Luigi Sariani di Lupara per mezzo del suo procuratore D. Gennaro Albino, ha denunziato che nel dì cinque 8bre del passato anno il di lui figlio Giuseppe essendosi qui recato colla Colonna del Sig. Governatore de Luca nel fuggire da q. (abbr) Capo Luogo all’arrivo delle truppe Borboniche era stato barbaramente ucciso in tenimento di Miranda dai rivoltosi indicando autori di tale misfatto D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino fu Felice e Vincenzo Celli fu Francesco del detto Comune di Miranda Il reat è stato piazzato sul registro corrispondente colla rubrica al margine, e se nè sta istruendo il corrispondente processo –

 

Il Giudice

  1. Manfredi

 

Rif. pag. 71

 

Giudicato Regio d’Isernia                                                       Isernia 30 Settembre 1861

 

al Signor

Sig. Procuratore Generale del Re

presso la G.C. Criminale

Campobasso

 

 

Signore

Le rimetto istruito il processo portante il n. 2 dei Crimini del passato esercizio a peso di D. Domenico Franceschelli, ed altri

 

Il supplente

  1. Scarselli

 

Pervenuto a’ 25 Ottobre 1861

 

 

 

 

A’ 14 novembre 1861

Il P.M.

 

Visti i precedenti atti  a carico di D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino e Vincenzo Celli di Miranda imputati come dagli atti

Chiede

 

 

che contro Petrino si spedisca mandato d’arresto, e che per Franceschelli e Celli si conservino gli atti in Archivio fino a nuovi lumi

 

?  Cadagnone

 

Viglione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 72

 

VITTORIO EMMANUELE II°

PER GRAZIA DI DIO, E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE

RE D’ITALIA

 

 

l’anno mille ottocento sessantuno il giorno 23 del mese di Novembre  in Campobasso.

La Gran Corte Criminale, composta da’ Signori Viglione Presidente di G. C. Criminale, Leone e Cirillo Giudici

Con l’intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal Giudice V. Cadagnone

Ed assistita dal Cancelliere V. Giaccari

Veduti gli atti a carico di D. Domenico Franceschelli, Domenico Petrino e Vincenzo Celli di Miranda imputati di eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione, e parte attiva presa nell’omicidio di D. Giuseppe Suriano di Lupara.

Veduta la requisitoria del P.M. del dì 14 corrent. mese, richiesta spedizione di mandato d’arresto contro Petrino-  Conserva?  d’atti in archivio per gli altri due.

 

Sul rapporto del V. Viglione

Udito il P.M. nelle sue orali conclusioni uniformi alla presente deliberazione

 

LA GRAN CORTE

 

Poichè la istruzione offre indizi di verità sufficienti a peso di Domenico Petrino

Poichè lo stesso non può dirsi per D. Domenico Franceschelli e Vincenzo Celli

 

A VOTI UN.

 

Ordina spedirsi mandato di arresto contro Domenico Petrino –

 

E che gli atti a carico di D. Domenico Franceschelli, e Vincenzo Celli si conservino in archivio fino allo acquisto di nuovi lumi.

  1. Viglione

 

  1. Viglione

Leone

Cirillo

 

Giaccari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In nome di Sua Maestà

Vittorio II° Per Grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia

 

La Corte di Assise Circolo di Campobasso composta da’ Signori Sannia Cav. Errico – Belli Gaetano.—————————————-

Altimari Pietro                          Giudici

Con l’intervento del Pubblico Ministero, rappresentato dal Procuratore del Re Sig. Capaldo Cav. Roberto

Ed assistita dal Vice Cancelliere Sig. Nobile Federico

Nella causa del Pubblico Ministero

Contro

Petrino Domenico fu Felice di anni 26, contadino del Comune di Miranda

Accusato

Di omicidio volontario, accompagnato da sevizie, in persona di Giuseppe Soriani, commesso a colpo di palo nel 5 ottobre 1860, sulla via che mena al Macerone_

Vista la sua sentenza della data di oggi segnata nel verbale di udienza, mecè cui è stata dichiarata la contumacia legalmente incorsa da Petrino Domenico

La Corte

Si è ritirata nella camera del Consiglio, ove il Vice Cancelliere ha data lettura della deposizioni scritte dei testimoni, riguardante il processo di che trattasi_____

Udito indi il Pubblico Ministero nelle sue orali requisitorie, con le quali ha chiesto volersi dalla Corte dichiarare l’accusato Petrino Domenico convinto che o de reato in accusa e condannarsi esso Domenico Petrini alla pena de’ lavori forzati a vita ed alle conseguenze di legge______________

Dietro ciò ritiratisi il Pubblico Ministero e Vice Cancelliere, si sono dal Presidente proposte sul merito le seguenti quistioni_________

  1. Può dichiararsi colpevole Petrino Domenico del reato ascrittogli ?
  2. Nell’affermativa quale sarà la pena da commisurarsi contro il colpevole ?
  3. Spese ?

 

Sulla 1=a

 

Attesoché  sta in fatto che una colonna di Garibaldini comandata dal Governatore della Provincia di Molise  Sig. de Luca nei primi giorni di ottobre 1860 accorse in Isernia per sedare la reazione, e di la dovette piegare, perché investita da una colonna di truppa Borbonica nel dì 5 ottobre dello stesso anno, la detta colonna batteva in ritirata verso gli Abruzzi pel la via del Macerone, ed una carrozza con quattro Garibaldini la seguiva. Giunta questa Carrozza nel luogo detto Sterparo, tenimento di Miranda, ad un miglio distante dal Macerone, fu sorpresa da contadini, i quali dopo di avere depredati ed uccisi que’ quattro Garibaldini tagliarono loro le teste ed infilzatele ad un palo le andarono a deporre in Isernia innanzi al Palazzo Jadopi, che per opera d’ reazionari andava in fiamma. Tra questi quattro sacrificati vi fu il Sig. Giuseppe Soriani ucciso e seviziato dal prevenuto__________

Attesochè questo maleficio addebitato al Petrino e luminosamente provato tanto dalla generica, quanto dalla specifica. Ed in vero con la pruova generica si è assodato che realmente il Soriani venne ucciso , ed indi gli fu tagliata la testa che poi fu legalmente riconosciuta, come furono riconosciuti gli abiti che egli indossava. (fol. 4 e 15 V. 3°)

Attesochè dalla specifica chiaramente viene comprovato che tale reato fu consumato dal Petrino. E per fermo i testimoni Celli e de Benedictis ( fol. 17 e 22 Vol. 3°) dichiarano positivamente  aver veduto il prevenuto percuotere con un palo l’infelice Soriani, per effetto delle quali percosse rimase cadavere_____

Per tali motivi la Corte dichiara convinto Domenico Petrino di omicidio volontario accompagnato da sevizie in danno del Sig. Giuseppe Soriani, reato commesso addì 5 ottobre 1860_____

Sulla 2° = e 3 a=

 

Attesoché il reato in esame previsto dall’articolo 534 N.3.° Cod. Pen. va punito coi lavori forzati a vita________

Attesoché tal pena tra seco la perdita dei dritti politici, e la interdizione patrimoniale_______

Attesoché il ristoro del danno, e le spese del giudizio vanno sempre a carico de’ condannati______

 

Per tali motivi

 

Letti ed applicati gli articoli 534, N.°3. 13, 21, 22, 23, 72 Cod. Penale, e 568, 569 Cod. P.P._____

La Corte condanna esso Domenico Petrino in sua contumacia, alla pena dei lavori forzati a vita__

Lo dichiara incorso alla perdita dei dritti politici, e nella interdizione patrimoniale___

Lo condanna infine al ristoro del danno, ed alle spese del giudizio_____

Ordina che la presente sentenza sia stampata, affissa, e pubblicata ne’ modi di Legge_____

Giudicata e pubblicata a Campobasso oggi lì ventisette Dicembre milleottocentosessantanove=Firmati Errico Sannia = Belli Gaetano = Altimari Pietro = Nobile Federico

Per copia conforme

Il Vice Cancelliere

Federico Nobile

 

 

  1. 81 del repertorio

 

L’anno 1870, il giorno tredici Marzo in Miranda ed Isernia

Sulla istanza del Pubblico Ministero –

Io sottoscritto usciere presso il Tribunale civile, e correzionale d’Isernia ove domicilio, certifico di avere affisso copia dopo collazionata e firmata da me usciere dell’intestata sentenza della Corte d’Assise di Campobasso nel lò Dicembre ultimo l’una alla porta d’ingresso della Casa del condannato, contumace Domenico Petrino fu Felice contadino domiciliato in Miranda, e la seconda nella porta d’ingresso del Palazzo Municipale della Città d’Isernia, a mente (o verte) articoli 527 e 539 del Codice di procedura penale

 

Specifica

 

Due intime, e repertorio                  0,,90

Scritturazione                                  1,,50

Dritto di trasferta                             0,,90

———-

Totale Lire                                  3,,30

 

 

Malecesippo  Paolucci

usciere

 

 

 

 

 

 

 

fascicolo d

 

vol. 6° b. 116

 

Tribunale del Circondario di Isernia

 

  • Domenico Franceschelli di Vincenzo di Miranda non detenuto
  • Nicola Franceschelli fu Nicandro  idem
  • Gaetano sabella di D. Giacinto                                idem
  • Erennio Sabella                                  idem
  • Giuseppe Patriarca fu Filippo                                idem
  • Beniamino Franceschelli fu Giambattista                      idem
  • Clemente Pizzi di Miranda fu Vincenzo                    non detenuto
  • Antonio Pizzi di Clemente di detto Comune                  idem
  • Raffaele Pizzi di Clemente “                                    “
  • Domenico Sabella fu Liborio “                                    “
  • Donato Pizzi fu Giovanni “                                detenuto
  • Domenico petrino fu Felice “                                latitante
  • Vincenzo Celli fu Francesco       “                                detenuto

 

Titolo del reato

1° Cospirazione ed attentato per cambiare la forma del governo ed eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione nel 1° ottobre 1860

 

Più per quelli a’ n: 1, 12 e 13

 

2° Parrte attiva nell’omicidio di Sig. Giuseppe Soriani di Lupara nel 3 ottobre 1860

 

Più pel n. 7, 8, 9 ed 11

 

3° Arresto arbitrario e grassazione di denaro contante ed altri oggetti del valore in tutto di D. 51,,20 in danno di Luigi Brunetto di Bojano

 

Contiene foglio istruttorio a carico di Domenico Petrini ed altri di Miranda con indicazione dei fatti dell’omicidio di Suriani   e successive testimonianze rese al Giudice del Mandamento di Carpinone Giuseppe di Giuseppe. Inoltre il Giudice G. di Giuseppe chiese di sentire amici e confidenti di Giuseppe Giacchetta di Niccola, i di costui vicini di abitazione e quattro persone probe tutti di Sessano. La stessa richiesta di indicazione fatta al sindaco di Sessano fu fatta per Giovanni Antonelli fu Luigi al sindaco di Carpinone ( nome del detentore del cavallo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giudicato Regio del

Mandamento di Carpinone

Carpinone 30 Settembre 1861

 

Signore

Interessa alla giustizia liquidare il nome e cognome di quel naturale di questo Comune Capo luogo, il quale nel giorno 5 Ottobre scorso anno venne in paese dal Macerone, cavalcando un cavallo, non mai da lui tenuto, epperò la prego indicarmi al margine della presente le persone intese de’ fatti pubblici, le quali specialmente potessero deporre sull’enunciato avvenimento –

 

Il Giudice

  1. di Giuseppe

 

nome del detentore del cavallo

Giovanni Antonelli fu Luigi

 

Persone intese de’ fatti pubblici

 

Andrea Maitino

Domenico di Maggio di Giovanni

Tommasino Iamurri  di Luigi

Raffaele di Giovanni

Domenico Venditti di Nicola

Berardino di Silvio

 

Rif. pag. 30

 

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno dieci ottobre in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli, si è presentato –

 

Andrea Maitino

 

fu Francesco, di anni 60, proprietario qui domiciliato – L’indifferente –

Dietro avvertimenti di rito

Interrogato analogamente –

Ha risposto

Nel giorno 5 Ottobre 1860 a circa le ore 22 Giovanni Antonelli venne in paese con un cavallo a tutta corsa, dal Macerone – Osservai che l’Antonelli tenea il petto della camicia intrisa di sangue, e lo stesso menavasi il vanto aver ucciso un prete Porta Bandiere, ed avergli tolto il cavallo –

Ad altra dimanda è stato negativo

Precedente lettura, e conferma a’ detto sapere scrivere ed  a’ firmato

Andrea Maitino

 

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Salvatore Morelli

 

 

Giovanni Antonelli  detto Cioccaro

Giovannangelo Antonelli fu Luigi, e Semenza o Sementa Fabrizio nato 5 /11/1819 in Carpinone

 

Rif. pag. 56

Il Pro.re del Re

 

Visto gli atti del procedimento instruttosi

 

Contro

 

D,, Domenico Franceschelli

Domenico Petrino fu Felice

Vincenzo Celli fu Francesco tutti domiti  Miranda

 

Imputati

 

Di grassazione con omicidio in persona di diversi individui aggregati alla Legione del Generale Garibaldi fra i quali un S. Giuseppe Soriani da Lupara per avere nel giorno cinque 8bre 1860 mentre uniti in banda armata con molti altri stavano in agguato sul macerone aggredito una carrozza che col predetto Soriani trasportava negli abbruzzi altri quattro o cinque individui, e dopo di averla spogliata assieme a tutti quei passeggieri di quanto suo loro cose  avevano, ucciso barbaramente i medesimi a colpi di strumenti contundenti recidendo a tutti il capo che condussero in trionfo fino ad Isernia ove gittarono tutte quelle teste d’avanti al palazzo Jadopi che ardeva.

Ritenuto che il reato in genere vedasi legalmente accertato in processo colla ricognizione e visita della testa del Soriani, e colle dichiarazioni di tutti quelli che videro il trasporto di esse teste.

Che sull’ cui specie luminose prove si ottennero che altri di geni   grassatorì ed assassini siano i tre  sopra espressi  imputati.

Che un tal reato sarebbe possibile di pena criminale a termini dell’art. 596 del Codice Penale

Visti i 184 e 187 della  P a P le

 

Dichiara e piaccia al Sig. Giud. Istruttore  spiccare contro i  tre  su espressi imputati mandato di cattura passando indicatamente al loro interrogatorio, quelle risultanze agli atti.

 

Isernia addì 1° Luglio 1862

Il proc. del Re

Silvio Carbone

 

segue mandato di cattura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif..  pag. 58

 

Carabinieri Reali

Luogo tenenza di Isernia

  1. 1619 Div. 3

———————-

risposta alla lettera N. 431

del 4 Luglio 1862

Carte annesse N. 1

===============

Oggetto

 

Ricerche infruttuose e

carcerazione del Celli

 

 

 

All’Ill.mo Sig. Procuratore

del Re presso la Gran Corte

di Isernia

Isernia lì 20 Luglio 1862

 

Furono praticate le ricerche nel Comune di Miranda la mattina del 17 and i all’oggetto di ridurli in potere alla Giustizia i sotto descritti; cioè

Domenico Franceschelli

Domenico Petrino fu Felice

Vincenzo Celli fu Francesco,

tutti di Miranda, imputati di grassazioni con omicidio, che i primi due sono latitanti, ed il Celli trovasi nelle Carceri di Campobasso fino da Dicembre 1861.

E per conseguenza si rimette il verbale di ricerche infruttuose e di quello che trovasi in Carcere, l’arma non mancherà di seguitare le indagini per il fermo dei medesimi e per conseguenza si rimette il verbale alla detta Ill.ma per l’uso di giustizia

Per il Comand. la L. Tenenza

  1.    Tafani Maresc.

 

seguono i connotati degli imputati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comando

della Guardia nazionale

di

Miranda

N:8

 

Al Signore

Il. Sig: Procuratore del Re

presso il Tribunale Circondariale

D’Isernia

 

Miranda lì 18 Gennaio 1863

 

Signore,

Avendo messo in attenzione il sottoscritto il detto di Macchiavelli; che i nemici bisogna, o accarezzarli, oppure distruggerli; ed avendo veduto che accarezzati ricalcitrano, ho creduto conveniente e giusto distruggerli. Per il che le invia l’accluso contenente molti lumi sul processo della Reaz. e: di Miranda di Ottobre 1860 con annotazione di fatti posteriori.

E’ mestieri di finirla una volta per sempre con questi nemici della patria; per il che la prega di far subito istruire processo sui fatti esposti, e di far tener sempre celato il nome di colui che li significava affine di evitare conflitti fra le famiglie e sono con tutta stima.

 

Il Capitano

Croce  Pollice

 

 

Nuovi lumi sul processo della reazione di Miranda di Ottobre 1860. Fatti posteriori che sono legittima conseguenza della reazione istessa, e che hanno le loro relazioni col brigantaggio che prendeva il nome da Cazzitti , Raffaele d’Agostino, e bande che infestavano il macerone ed assalivano diversi paesi del Circondario d’Isernia ed altri luoghi.

===================================================================

Finita la reazione di ottobre 1860 in questo infelice Circondario per opera del valoroso Cialdini e del magnanimo Rè Vittorio Emmanuele, tutti i buoni cittadini ch’erano scampati alle straggi dei cannibali ritornavano nelle loro patrie; e poiché l’animo di costoro fu sempre generoso e grande, pensarono a perdonare, per quanto era in loro potere, tutti coloro che v’avevan preso parte non come agentiprovocatori, ma come istrumenti o strumenti passivi, e che non sapevano quello che farsi.

Intando la Giustizia verso i primi giorni di marzo 1861 si recava in Miranda per istruire processo sui nefandi fatti ivi succeduti in ottobre dell’anno passato. In quel tempo i borbonici reazionarii non potendo combattere il Governo del Glorioso Re Galantuomo a fronte scoverta, avevano ordinate bande armate col nome di ladri che avevano corrispondenze con tutti i borbonici dei paesi, e facevano in questo modo attentare alle sostanze ed alle vite dei buoni patrioti e pacifici Cittadini;; e talvolta penetrare nei paesi e mettere a sacco ed a fuoco le case dei liberali.. Il Capitano di Miranda allora, onde tener lontano dal proprio paese tanta sciagura raccolse a parlam:o i suoi più cari; cioè gl’affezionati al Governo del Re Vittorio, e loro fece comprendere in quanto pericolo si versava se presso il Giudice Istruttore si deponevano i veri fatti, e quindi si avesse simulato per allora per poi a suo tempo dire tutta la verità. Ciò fatto i nemici comuni restavano per qualche tempo, fino a che il ridetto Capitano non ismembrò le interne falanci coll’arresto di undici di essi in una sol notte, e quindi i borbonici briganti sgominati da un tal fatto non ebbero più agio ad organizzarsi all’interno del paese, e gl’esterni briganti non ebbero più coraggio di assalirlo atteso il contegno e l’energia della Guardia Nazionale che non solo li teneva lungi, ma li batteva e sparpagliava, ed anzi annullava sulla propria montagna dopo averli seguitati per aspre e lunghe vie ( Banda Cozzitti 9 Luglio 1861)

-Vincenzo di Pinto alias Cozzitto-

Oggi poi questi stessi borbonici per le relaz: che hanno da Napoli e da Roma han rialzata la cresta, e minacciano ributtarci in quei luttuosi giorni di Ottobre 1860; per il che è mestieri richiamare a novella istruzione il processo di quella reazione affinché quei che si tacquero dican il vero, ed aggiungervi i seguenti fatti d’allora e posteriori.

X 1° Angelo Petrino fu Felice asserisce che D. Dom o: Franceschelli di Vincenzo, Beniamino e Domenico Franceschelli fu Giovanbattista avevan relazione colla banda Cozzitti, la quale in un certo ceato o ceoto, o notte doveva penetrare in Miranda ed assassinare tutti i liberali rubandoli e bruciando le loro case, e che venendo D. Domenico Franceschelli regalava loro 50:00 ducati e fingeva di farsi rubare anch’esso per aversi la cassa Comunale di circa un migliaio e mezzo di D., trovandosi egli allora Cassiere, e che quei briganti sarebbero stati  sostenuti all’interno da Beniamino Franceschelli e Dom:o da altri che essi armavano con nove fucili che avevano in serbo, dai qui sotto reaz:i che segneremo e da quei undici che furono dal Capitano arrestati e che ora trovansi nelle carceri, menno Mariano del Duca che evase dalle carceri in marzo del p.p.? anno. Che poi, essendosi rotte le relaz:i per l’arresto siccome è detto di sopra i fucili in N°: di 20 furono mandati dai tre Franceschelli alla banda Cozzitti in Colle Melucci di notte. Lo stesso contesta che D. Gaetano Sabella, e Dom°::Sabella fu Liborio facevan parte della banda reazionaria in Ottobre 1860 –

2° Carmine Pizzi Cistariello confirma la deposiz e: del Petrino.

X 3° Rachela Franceschelli fu Giovanbattista confirma la deposizione di Angelo Petrino, ed aggiunge che Domenico Sabella fu Liborio attuale Sindaco ha conversato col brigante Palmerino Cifolelli di Miranda, ed ha partecipato dei furti del medesimo, ed asserisce che i segnati 17 furono i più accaniti reazionari di Ottobre 1860 –

4° Costanzo Cifolelli fu Dom°: confirma la deposizione di Angelo Petrino, ed aggiunge che D. Gaetano Sabella, Erennio Sabella di Giacinto, D. Nicola Franceschelli, Dom°: Sabella fu Liborio, Clemente e Raffaele Pizzi; Beniamino e Dom°: Franceschelli di Giovanbattista; Nicolantonio Fasani fu Giuseppe; D. Dom°: Franceschelli di Vincenzo; Giuseppe Guglielmi; Francesco Valerio; Domenico Rampone di Emiddio; Giovanni Cafardo; Giuseppe Patriarca fu Filippo, Ant°: Pizzi di Clemente, e Ludovico Gentile fecero parte della reaz: di Ottobre 1860; che i capi n’erano D. Nicola Franceschelli, D. Dom°: Franceschelli di Vincenzo, D. Gaetano Sacerd e: Sabella e Ludovico Gentile; che D. Dom°: Franceschelli di Vincenzo; Beniamino Franceschelli, Nicola Fasano, Erennio Sabella con altri venti individui tutti armati, dopo d’aver assistito o fatto parte dei massacri del 5 Ottobre di detto anno sullo Sterparo con bandiera Borbonica ci portarono in fornelli e fomentarono ivi la reaz:e che D. Nicola Franceschelli mandava in Carovilli 15 reazionari armati ad arrestare quel giudice che poi mediante danaro fu salvo; che D. Dom°: Franceschelli, D. Nicola Franceschelli, D. Gaetano Sabella e Ludovico Gentile pagavano 20  reazionari al giorno, e gli mandavano in Isernia, in Pettorano ed ovunque quell’orda infame doveva apportare strage, rapine ed incendi.

5° Antonio Cifolelli confirma i fatti della reaz: che dice Costanzo Cifolelli

6° Gaetano Gentile confirma la Deposiz e di Angelo Petrino, ed aggiunge che il Sindaco Domenico Sabella fu Liborio ha fatto gran Camorra sulle rendite Comunali, sui poveri Cittadini, trascinadoli nelle carceri con calunnie, e poi mediante danaro gli fa uscire.

7° Giuseppe de Benedictis Caiola asserisce che il Sindaco Dom°: Sabella senza niun motivo lo arrestava e poi mediante danaro lo faceva uscire.

8° D na Erminia della Croce dice che avendo i Reali Carabinieri nei primi giorni del corrente mese perquisite le casi di D. Gaetano Sabella, e Beniamino Franceschelli per corrispondenze borboniche venne visitata da Ludovico Gentile il quale le disse  in presenza di Antonio Casciano di Dom°:e d’suo marito che la corrispondenza v’era stata ed era forte ma che fu bruciata; che essi aspettavano miglior tempo per farne la vendetta

X 9° Antonio Casciano di Dom°: dice pure che il Sindaco Sabella con gl’assessori Beniamino Franceschelli e Giuseppe Patriarca e Segretario Ludovico Gentile si han divisi centocinquanta ducati dei luoghi pii –

X 10° : Pasquale Ferrante conferma che i 17 segnati fecero tutti parte della reazione di Ottobre 1860.

X 11°: D. Nicola Guglielmi di D. Geremia dice che Clemente Pizzi e suo figlio Raffaele furono i più accaniti nella reaz. 1860; che il Sindaco Dom°:Sabella nel 28 Dicembre 1862 fece intrighi nella votaz: per la scelta dei Consiglieri Comunali, e così fece succedere per Consiglieri i suoi compagni di Camorra dopo un concerto tenuto con D. Gaetano Sabella, Ludovico Gentile e Beniamino Franceschelli che il ridetto Beniamino fece parte della banda che si portò in fornelli

X 12°: Domenico di Benedetto conferma la deposiz. di Nicola Guglielmi ed aggiunge che i 17 segnati fecero parte della reaz. di Ottobre 60, con accanimento; e che ora persistono con quei principi, e che Dom°: Sabella Sindaco insinuò a molti la scelta dei Consiglieri, e che in Ottobre 1860 andà a combattere l’esercito italiano sul macerone.

13°: Costanzo Apollonio confirma la deposiz:e di Nicola Guglielmi e di Dom°: di Benedetto.

14°: Antonio Nucci deporrà che per ordine di D. Domenico Franceschelli  andò a disarmare nella reaz e: di Ottobre 60 Francesco Milano, e che un certo Angelo Bucci fece sempre testimonianza falsa

X 15°: Giuseppe Nucci afferma che il Sindaco Dom°: Sabella rilasciò la carta di passaggio al latitante e ladrungolo Celli Angelo per carlini 14. Lo stesso attesta gentile gaetano, e Milano Francesco: dice pure che Clemente Pizzi e Raffaele, D. Dom°: Franceschelli, Beniamino Franceschelli e Nicolant°: Fasano fu Giuseppe furono i più pronunziati nella reaz:

0(spaccato)16°: Dom°: Pizzi di Amodio confirma la deposiz:e di Giuseppe Nuccio

17°: Dom°: Pizzi di Egidio dice che i 17 reazionari nel 1860 furono quegli che abbiam segnati; e che il Sind°: Dom°: Sabella ha rifugiato il brigante Palmerino Cifolelli ed altri, ed è Camorrista.

X 18°: Dom°: Franceschelli di Aureliano asserisce che D. Dom°: Franceschelli e Clemente Pizzi rubarono 40 piastre a Luigi Brunetti di Boiano dopo che questi fu arrestato dal Sin°: attuale Dom°: Sabella sul luogo della fontana e da Francesco Valerio. Lo stesso conferma Pasquale filoteo e Dom°: Mancini nonchè D. Croce Pollice dice pure che il Sindaco fece intrighi per le elez: dei Consiglieri Comunali.

19°:Vincenzo Milano di Roccasicura dichiara che il brigante Raffaele d’Agostino in quello che faceva parte della banda Cozzitti ebbe una vettura carica di fucili dai borbonici Mirandesi.

20°: Aug°: Milano di Roccasicura confirma la deposiz: di Vincenzo.

X 21°: Pasquale Mancini contesta la setta borbonica nel n°: dei 17 segnati, e dice che D. Dom°: Franceschelli avevagli detto  quando vigea la banda Cozzitti che doveva irreparabilm e: piombare in Miranda; dice pure che  la reaz: di Miranda fu concertata nelle vigne del teniment. denominato piane, o propriamente: nel Casino di D. Nicola Franceschelli, ove v’assistevano D. Dom°: Franceschelli; D. Gioacchino Laliccia d’Isernia D. Angelo del Fulgaro segretario di de Lellis d’Isernia, D. Gaetano Sabella, ed Erennio Sabella: dice pure che Beniamino Franceschelli si porto con la banda reaz a: in Fornelli –

X 22°: D. Filoteo Mancini confirma la deposiz e: di Pasquale Mancini, ed aggiunge che le sostanze Comunali vengono sciupate dalla sudetta setta Camorrista, onde accrescere il malcontento del popolo verso il Governo giusto del Re Galantuomo –

X 23°: D. Damaso Milano confirma la deposiz e: di Mancini, quella dei Milano di Roccasicura, quella di Antonio Casciano di Dom°:, ed aggiunge che il Sind°: Dom°: Sabella nella votaz e: del giorno 28 Dicembre 1862 cambiava le schede con gl’altri due scrutatori Beniamino Franceschelli e Giuseppe Patriarca per sotto della tavola per far scegliere questi  due Camorristi suoi compagni, e così fu fatto: che Giuseppe Patriarca e, Francesco Valerio erano i più accaniti reaz i: nel 1860; e che D. Gaetano Sabella, D. Nicola Franceschelli, Ludovico Gentile e D. Dom°: Franceschelli pagavano i reazionari nel 1860 per quindi animarli alle sevizie ed alla rapina che poi dividevan con essi –

X 24°: D. Dom°: Mancini confirma la riunione dei 17, e che in Ottobre 1860 venne arrestato per mezzo di Dom°: Rampone che lo indicò agl’altri reazionari.

X 25°: Pasquale Pizzi dice che la setta dei 17 v’è stata sempre fin dal 1860 e che questi cercano sempre di spogliare chi primo loro capita cominciando dalle rendite Comunali ed accrescendo le loro sostanze ed opprime i liberali: confirma pure gl’inbrogli del Sind°: nella cselta dei Consiglieri Comunali:

X 26°: Aureliano Fasano dichiara che i reazionari venivano pagati da D. Nicola Franceschelli, D. Domenico Franceschelli e Ludovico Gentile; e che Beniamino Franceschelli fece parte della banda che si portò in Fornelli –

27°: Macrina Nucci confirma in parte la deposiz e: del Fasano –

X 28°: Maddalena Patriarca confirma in parte la deposiz e: del Fasano ed aggiunge che quandotornarono i reazionari Mirandesi da Fornelli tutti armati portavano bandiera borbonica, ed il più che si distingueva era Beniamino Franceschelli –

X 29°: Francesco Milano confirma la deposiz e: di Pasquale Mancini, di Nicola Guglielmi, di Aureliano Fasani, e di Dom°: Franceschelli di Aureliano –

X 30° Gioacchino Mancini non ignora la setta e gl’approvecci del Sid°: Sabella

X 31°: Fortunato Pizzi dice che D. Gaetano Sabella in Ottobre 1860 alla testa dei reazionari si portò in sua casa e vi fece perquisiz e: se v’erano carte contro del borbone –

X 32°: Raffaele Apollonio fu Angelant°: dichiara che il giorno dell’ infame concerto dovette amministrare e portare nel casino di D. Nicola Franceschelli a premura di D. Gaetano Sabella e D. Dom°: Franceschelli vino e carne, e che  Clemente Pizzi ed altri nella reaz e: lo fecero uscire a forza armato: che D. Gaetano Sabella accompagnò gl’arrestati liberali fino all’uscita di Miranda il giorno 4 Ottobre 1860. Dice altro ancora –

33°: Giovanni Petrino Tiuffolo dice che D. Dom°: Franceschelli col Sindaco Dom°: Sabella fu Liborio tenevano nascosta una cassa di fucili pronta per armare i briganti, e cospiratori borbonici –

X 34°: Mariantonia de Benedittis confirma la deposiz e: di Antonio Cifolelli

X 35°: Carolina Franceschelli confirma la deposiz e: del Cifolelli –

X 36°: Felice Cifolelli fu Angelant°: dichiara che fra quei che andarono ad arrestare le carrozze della Colonna dell’ottimo Governatore de Luca vi fu per più pronunciato Giuseppe Patriarca : dice pure che fra i più pronunziati reazionari vi fu Clemente e Raffaele Pizzi –

X 37°: Illuminato Milano confirma in parte la deposiz e: di D. Damaso Milano, e soggiunge che il Sindaco Dom°: Sabella fu Liborio armava il brigante Palmerino Cifolelli, e che spesso rifigiava in sua casa , e specialmente quando veniva inseguito dalla G a: Nap : –

X 38°: Antonio Pizzi fu Pietro dichiara che il Sindaco Dom°: Sabella  in Agosto ultimo gli mandò come guardia Nap : ad impedire un sequestro legale, e ciò per prendersi egli stesso quel grano che doveva sequestrarsi, siccome fece; abusando così di potere –

X 39°: Egidio Fasano fi Francesco e Giuseppe Cifolelli di Felice confermano la deposiz e: di Antonio Pizzi –

40°: Giovanni Corrado asserisce che la reaz e: del 1860 veniva comandata e pagata da D. Nicola Franceschelli, Ludovico Gentile, D. Dom°: Franceschelli e D. Gaetano Sabella: che Erennio Sabella era il più pronunziato, e che non ci mancava mai Dom°: Sabella fu Liborio

41°: Felice Fasano fu Giulio confirma la deposiz e: del Corrado –

X 42°: Michelangelo Gentile fu Giuseppe contesta la setta reazionaria, e dichiara che Beniamino Franceschelli fece giurar falso ad un certo Angelo Bucci.

X 43°: Maria di Felice asserisce che il Sindaco Dom°: Sabella fe rubava cinque piastre, e che aveva relaz i: col brigante Cifolelli Palmerino

X 44°: Angelo Franceschelli di Aureliano confirma la deposiz e: di Dom°:Franceschelli di Aureliano, e che Erennio Sabella fece giurar falso ad Angelo Bucci –

X 45°: Salvatore Bonanni dichiara che tanto Erennio Sabella, quanto Beniamino Franceschelli fecero giurar falso ad Angelo Bucci –

X 46°: Andrea Tortola confirma la deposiz e: di Buonanno, ed aggiunge che dovè dare g 50:00 a D. Gaetano Sabella e Beniamino Franceschelli per evitare il figlio da una calunnia; e che tal danaro gli fu mutuato da D. Vincenzo Cimorelli –

47°: Dom°: di Girolamo di Roccasicura dichiara che in una notte del passato Agosto s’imbattè in 15 briganti che calavano dalla nostra montagna ed entrato in discorso con essi dissegli che per diversi giorni gli era stato loro somministrato da vivere da D.Dom°: Sabella fu Liborio –

48°: D na Emilia Falconi d’Isernia moglie del Notaio Milanese dice aver veduto il giorno 5 8bre 1860 Erennio Sabella, e D. Nicola Franceschelli a capo di una masnada di cafoni armati fare delle sevizie a diversi cadaveri –

X 49°: Domenico  Nardantuono?, Dom°: di benedetto e Nicola Guglielmi dichiarano che l’attuale Sind°: si prendeva sei ducati da un povero di Miranda di cui non ricordo il nome a cui era morto un figlio nella milizia –

50°: Oltre dalle su esposte delucidazioni e querele il sottoscritto querela tanto Beniamino Franceschelli che Ludovico Gentile per aver presentati falsi documenti per farsi dichiarare elettori Comunali e nell’istesso tempo querela anche l’Esattore Clemente Pizzi per aver certificato falso per costoro –

 

Miranda lì 18 Gennaio 1863

 

Croce Pollice

 

 

Si raccomanda al Sig: Procuratore Regio di far tener celato quanto s’è esposto, affine d’evitare conflitti ed altre più triste conseguenze.

 

 

 

All Ill.mo Signor Procuratore Generale presso la Corte di Appello

 

( rimessa anche al Procuratore del Re d’Isernia)

 

Domenico Franceschelli di Miranda in Molise , espone a V. S. Ill.ma che dopo calunniose denunzie fu prima incarcerato e poi riconosciuto innocente dal Generale Villarey, posto in libertà, ora trovasi latitante, e lontano dai suoi affari per altra denunzia.

Si ordinò un prosieguo d’istruzione ma sono decorsi lunghi mesi  senza frutto – Sollecita la giustizia di V.S. Ill.ma perché voglia affrettare l’istruzione , onde si conosca se il ricorrente sia colpevole, o innocente.

 

Napoli 24 Sett.e 1863

 

  1. La Cecilia Av.to

 

 

Al Signor

Sig. Regio Procuratore presso il Tble Circondariale d’Isernia

 

Signore

Domenico Franceschelli gentiluomo del comune di Miranda, con umili suppliche rassegna alla Signoria Sua –

Non è, a rivocarsi in dubbio, che nei sconvolgimenti politici la forza delle private vendette mette in opera ogni mezzo per far cadere la colpa di un fatto criminoso sull’innocente, perché il vero reo sia sottratto alla giustizia – E d’ordinario è a deplorarsi in danno dell’uomo onesto, la calunnia e la persecuzione –

Tale si è avverato per lo esponente: dopo lo eccidio dell’Ottobre 1860, di dolorosa rimembranza, indagando la giustizia su i colpevoli dei fatti criminosi, surse immantinente la voce dei denunzianti Giuseppe Gentile, Giovanni Nucci e Damaso Milano, a far supporre lo esponente causa delle uccisioni di un tal Soriani – Un processo veniva compilato sul riguardo, e dopo lunghe sofferenze da lui patite, venne la già Corte Criminale a decidere su di esso , ed in Camera di Consiglio deliberando, dispose la conservazione degli atti in Archivio per la insufficienza delle pruove, e lo esponente libero ritornava alla famiglia e società  –

Non soddisfatta la denunzia e la calunnia, si fan presentire all’oratore delle novelle indagini sul suo conto per il medesimo reato, ed opera tutta degl’individui cennati –

Non giova qui cennare le estorsioni dai medesimi commesse, e le richieste fatte al rimostrante di pagar loro delle somme non lievi se vivere volea in pace, perché basta sol considerare come il secondo di essi, cioè il Nucci, quantunque Sacerdote, venne per estorsione ristretto in carcere ed ivi ne moriva – Del pari è noto il famoso denunziante Gentile come il Milano, per ritenerli di ogni calunnia capaci –

Intanto lo esponente è obbligato vivere ramingo, senza conoscere il perché, e senza aver commesso reato alcuno, potendo sul suo conto andar esaminata la popolazione intera non solo, ma anche gente dei limitrofi paesi, e si vedrà rilucere la sua innocenza, come la lodevole e pietosa condotta verso quelli, che asilo chiedevano nel suo paese nella terribile epoca dell’Ottobre 1860 –

Si è perciò che si prega la nota bontà e giustizia della Signoria Sua, richiamare gli atti a di lui carico forse fatti compilare, ed emettere quelle provvidenze di giustizia che saranno opportune, onde ogni incertezza sul suo conto venghi a cessare, ed una vita libera venghi a respirare sotto l’ombra della legge e garentia delle Autorità costituite –

 

L’avrà –

Isernia 7 ott-e 1862 –

 

(intagando)

 

note:

Si comunica al Sig. Giud.e istruttore presso il quale ritrovasi il relativo processo in attesa della cattura.

Il Proc. del Re

  1. Carbone

 

N.B.

Manca altro processo sui cui si fonda la req a del P.re del Re, poiché fu questi due val. pronunziò la abolita G. Corte – Si riurché per provvedere –

 

pag. 77 – Napoli 12 Ottobre 1863 – Sollecito Istruzione a carico di Domenico Franceschelli della Procura Generale del Re presso la Corte di Appello al procuratore del Re in Isernia

Note : Verificare lo stato del processo per affrettarne l’istruzione-Quindi si riscontri al Proc: Generale

N: 202 Il processo è in corso d’Istruz.e

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 78

 

Isernia 12

 

Al Procuratore del Re perché solleciti la istruzione e le pendenze

 

Signor

Commendatore Procuratore Generale

presso la Corte di Appello di

Napoli

 

 

Domenico Franceschelli del Comune di Miranda rassegna alla sua giustizia quanto segue——–

Più volte fui fatto segno ad una calunniosa denuncia promessagli dai nominati Giuseppe Gentile, e Giovanni Nucci per insussistenti accuse di reazione; e più volte la falsità della denuncia fu proclamata con decisione dell’autorità Giudiziaria della Provincia di Molise. Gli stessi denunzianti furon catturati pel loro malfatto, e subirono la lor pena dalla Giustizia eterna, essendo trapassati, e l’un di essi in prigione. Intanto l’ultima delle loro denunzie,  riproduzione delle precedenti, operava l’effetto della spedizione di un mandato di arresto contro l’esponente, senza ponderarsi che illegalmente si procedeva per fatti giudicati altra volta, e dichiarati falsi. Fù necessità per questo che il Franceschelli si ponesse in latitanza, aspettando dal corso regolare della procedura una pronta rivocazione di quell’atto spedito fuori i casi della legge, ma per contrario sono più mesi che la istruzione anziché continuarsi, e compiersi, rimase affatto sopita, forse principalmente per i medesimi ostacoli, che le vengono dall’indole della denuncia, e della insussistenza delle pruove, ed accuse.

Si prega quindi la sua autorità, e giustizia di voler disporre che il Giudice Istruttore in Isernia affretti senz’altro indugio il compimento degli atti, e rivochi gli ordini di cattura emessi con tanta legerezza contro un’onesto cittadino__________

Per la parte

L’Avvocato Francesco ?Ba

 

pag. 80

 

Procrua Generale

del Re

Presso la Corte di Appello

4° Divisione 1° Sezione

  1. 11717

 

Sig. Procuratore del Re

presso il Tribunale Circondariale di

Isernia

 

Napoli 27 Ottobre 186 3?

 

Non posso astenermi dall’esprimere il mio rincrescimento pel lungo indugio messo da cotesto Istruttore nella compilazione del processo a carico di Domenico Franceschelli di Miranda, per lo quale cominciaron le premure di questo generale ufficio sin da Aprile dell’anno in corso – Ciò prova la poca diligenza del detto Inquisitore, ed il niun conto che fa dalle Superiori esigenze, e quindi nel fargli da mia parte i debiti richiami, praticherà col medesimo novelle insistenze, perché senz’altra esitanza porti a termine la istruzione in parola, attendendomi per ora  di saperne lo stato.

 

Pel Procuratore Generale del Re

Il Sost. Procuratore Generale

Firma non leggibile

 

note:

Si verifichi lo stato del processo e si proponga subito

Si comunichi subito colle debite osservazioni all’istruttore

Il processo è nell’Istruz.e fin dal dì 10 Febbraio 1863 – A’ 5 nov. 63 – Si risponda come dal barro (baro)

 

Rif. pag. 81

Isernia 30 Dicembre 1863

 

Noi Errico Nolè giudice Istruttore del Tribunale d’Isernia –

Vist’i presenti atti a carico di Domenico Franceschelli di Vincenzo ed altri del Comune di Miranda

Vista la requisitoria del Pubblico Ministero de’ 10 Febbraio dello spirante anno 1863 –

Poiché necessario si rende nell’interesse della giustizia e della finanza di compiersi la istruzione di che trattasi sopraluogo –

Ordiniamo

Che sabato due dell’entrante mese di gennaio 1864 si acceda nel comune di Miranda per procedersi a tutti gli atti necessari a rendersi completo il procedimento a carico del suddetto Sig. Franceschelli ed altri, ed all’uopo comunicarsi la presente al Pubblico Ministero

Errico Nolè

 

 

 

Rif. pag. 82

 

Si attesta da noi sottoscritti che partiti quest’oggi dal capoluogo d’Isernia siamo giunti in questo comune di Miranda, avendo percorsi oltre i cinque chilometri di strada a cavallo.

 

Miranda 2 Gennaio 1864

Il Giudice Istruttore

Errico Nolé

 

Il Cancelliere Sostituto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 83

 

Si certifica da noi qui sottoscritti Sindaco es assessori componenti la giunta municipale del Comune di Miranda che  D. Domenico Franceschelli di Vincenzo, D. Nicola Franceschelli fu Nicandro, D. Gaetano Sabella di D. Giacinto, Erenio Sabella, e Giuseppe Patriarca  fu Filippo del medesimo Comune sono tutti uomini probbi rivestiti di tutte le qualità politiche, e morali anzi lo specchio del paese attaccati tutti perfettamente all’allora Governo

In fede della verità si rilascia il presente a richiesta della Giustizia

 

Miranda 6 Gennaio 1864

 

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

La Giunta Municipale

Beniamino Franceschelli

Clemente Pizzi

 

Rif. pag. 84

 

Si certifica da noi sottoscritti Sindaco e componenti la Giunta Municipale del Comune di Miranda, che Beniamino Franceschelli fu Giovanbattista di questo Comune di Miranda, e rivestito della carica di 1° Assessore Municipale, gode buona condotta, cioè politica, e morale, ed attaccato ancora all’attuale Real Governo –

In fede del vero ne rilasciamo il presente, da valersi per uso di giustizia penale –

 

Miranda lì 6 Gennaio 1864

 

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

La Giunta Municipale

Clemente Pizzi

Rif. pag. 85

 

 

Si certifica da me qui sottoscritto Sindaco e componenti la Giunta Municipale del Comune di Miranda, che Clemente Pizzi, e suoi figli Antonio, e Raffaele godono buona condotta rivestiti di tutte le qualità politiche, e morali attaccato attual Governo perfettamente

In fede della verità si rilascia il presente

Miranda 6 Gennaio 1864

 

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

La Giunta

Beniamino Franceschelli

Felice Cifolelli

 

 

 

Rif. pag. 86

 

Si certifica da me qui sottoscritto Assessore funzionante da Sindaco, e componenti la Giunta Municipale che  Domenico Sabella fu Liborio attuale Sindaco e stato sempre un’uomo probo di buona morale, rivestito di tutte le qualità politiche e morali senza che avesse dato nessuno motivo di lagnanza a questa popolazione, attaccato perfettamente all’attuale Governo, e che nella sua carica di Sindaco attualmente a’ renduto contento questa popolazione col suo ben operare della sua carica –

In fede della verità si rilascia il presente

 

Miranda lì 6 Gennaio 1864

 

Il Sindaco f.f.

Beniamino Franceschelli

 

La Giunta Municipale

Clemente Pizzi

Fortunato Pizzi ?

 

Rif. pag. 87

Duplicato

Ufficio d’Istruzione

presso

Il Tribunale del Circondario

d’Isernia

 

Signor Sindaco del

Comune di  Miranda

 

 

Miranda 6 del 1864

 

Signore

la prego farmi tenere un attestato di questa giunta municipale sulle relazioni tra l’arciprete di questo comune Sig. Damaso Milano e sua famiglia con D. Domenico Franceschelli di Vincenzo di Miranda –

Gradisca i miei ringraziamenti –

Il Giudice Istruttore

Errico Nolè

 

Rif. pag. 88

 

Miranda 6 Gennaio 1864

 

Noi Errico Nolè giudice istruttore del Tribunale d’Isernia –

Visti gli atti a carico de’ Signor Domenico Franceschelli di Vincenzo ed altri del comune di Miranda

Lette le deposizioni de’ testimoni sinora uditi –

Poiché sufficienti sono le pruove raccolte per potersi provvedere sullo interesse della giustizia, ed in atto non ricorebbe altro a praticare in questo comune, onde ben può farsi ritorno in residenza—

Ordiniamo

Che domani sette del volgente mese si faccia ritorno nel capoluogo d’Isernia –

Rif. pag. 89

Si attesta da noi sottoscritti che partiti questa mattina da Miranda siamo giunti in Isernia avendo percorso oltre cinque chilometri di strada a cavallo __ In Fede

 

Isernia 7 Gennaio 1864

 

IL Giudice Istruttore

 

Il Cancelliere Sost.

Illegibile ?

 

Rif. pag. 90

 

Al Signor

Signor Giudice Istruttore presso il Tribunale del Circondario d’Isernia

 

 

Signore

Domenico Franceschelli imputato di aver preso parte attiva nell’omicidio di un tal Suriani vien perseguitato dalla forza pubblica per mandato di cattura che contro di lui è spedito –

Il tempo ed una scrupolosa istruzione rivelerà la sua innocenza- Ora il Franceschelli non desidera che togliersi ad una vessazione continua, ed evitare una cattura da lui non meritata –

La imputazione che a lui si addebita anche vera non costituirebbe che una complicità sull’omicidio di Suriani: questa idea almeno risulta dal titolo del reato – questa complicità  a misura della sua intensità non potrebbe essere punita che con uno due e forse anche con tre gradi di meno dalla pena dovuta all’autore principale del reato, e quindi la pena sarebbe sempre tra i limiti segnati dall’art:° 4 Num. ? del decreto del 17 Febbraio 1861 – E perciò che il Franceschelli per mezzo del Sottoscritto suo difensore vi fa a dimandare dalla Signoria Sua la libertà provvisoria con dispensa dalla cauzione, a quale oggetto si alligano alla presente dimanda i documenti di moralità e di indigenza

Isernia li 8 Gennaio 1863

Alessandro Delfini Pat –

 

Rif. pag. 91

 

Il Sindaco del Comune di Miranda, certifica che avendo perquisito il Catasto provvisorio del Comune suddetto non ha rinvenuto ascritto il nome di D. Domenico Franceschelli di Vincenzo

Per la verità si rilascia il presente

 

Miranda lì 29 Dicembre 1863

 

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

Ludovico Gentile Segret.°

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 92

 

Si certifica da me qui sottoscritto Sindaco e Componenti la Giunta municipale del Comune di Miranda, che Domenico Franceschelli di Vincenzo di detto comune ha goduto sempre di una buona condotta politiche, e morale attaccato all’attuale Governo; benché trovasi latitante per una nera calunnia addossatagli da taluni malviventi

In fede della verità si rilascia il presente a richiesta del ? illegibile

Miranda 29 Dicembre 1863

 

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

 

La Giunta Municipale

Clemente Pizzi

Beniamino Franceschelli

 

 

 

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

N° 7

Miranda 8 Gennaio 1864

 

 

Al Signor Giudice Istruttore

del Tribunale del Circondario

d’Isernia

 

 

Visto

si unisca al processo

Isernia 9 Gennaio 1864

L’Istr.

  1. Nolè

 

Signore

volendo soddisfare la richiesta che ella mi faceva con uffizio del 6 andante mese fui sollecito riunire  sotto la mia presenza la Giunta municipale, alla quale reso assuntivo il lodato suo uffizio, rendeva sul suo tenore analoga deliberazione in data del 7 di questo mese istesso, che mi pregio farla pervenire a lei qui infogliato

Il Sindaco

Domenico Sabella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 94

 

L’anno 1864 7 Gennaio – Riunitasi la Giunta Municipale del Comune di Miranda composta dagli assessori Sig.ri Beniamino Franceschelli e Clemente Pizzi sotto la Presidenza del Sindaco Sig. Domenico Sabella, ad oggetto di deliberare su affari concernenti la giustizia penale –

Di fatti il Sig. Sindaco ha ostensivo o offensivo un ‘ufficio del Sig. Giud. Istruttore presso il Tribunale di questo Circondario d’Isernia della data del 6  andante mese, concepito ne’ seguenti termini.

,, La prego farmi tenere un attestato di questa Giunta municipale, sulle relazioni tra l’Arciprete di ,,questo Comune Sig. Damaso Milano e sua Famiglia con D. Domenico Franceschelli di Vincenzo ,,di Miranda – Il Giudice Istruttore Errico Nolè,,

 

La detta Giunta interpellata in affare di tanta importanza e non potendo prevedere lo scopo cui mira, ha con tutta scrupolosità minato le relazioni che ripassano tra questo Arciprete Sig. Damaso Milano e sua famiglia con D. Domenico Franceschelli, prendendosi a giuda i fatti più annosi che meglio possano portare ad un giudizio certo – Ciò posto ha rilevato in fatto

Che nell’occasione del 1848, in materia di opinione il Sig. Franceschelli venne come liberale bastantemente perseguitato dal passato Governo, e gli elementi di perseguizioni venivano fornite dall’Arciprete Sig. Milano e Giuseppe gentile, i quali collegati hanno rimasto di loro un nome troppo odioso al paese per le calunnie saggiate tanto in danno del Sig. Franceschelli che di altri ancora –

Che per siffatte denunzie di liberalismo la Polizia del tempo delegava una istruzione a carico del Franceschelli eseguita dal Sig. Federico del Monaco, nella quale molta mano l’Arciprete ed il Gentile si ebbero in guisa che il Franceschelli non limitate persecuzioni si ebbe ?re, e solo trovò ancora di salvezza nel defunto Vescovo Saladino, che per salvare i due Sacerdoti Sig. Lucci, complicati né medesimi fatti, dovette necessariamente liberare da ulteriori punizioni il Sig. Franceschelli – Dal pari non è ad omettersi che per rifatto istinti di denunziare nel ripetuto Arciprete, i defunto vescovo l’obbligò rimanersi in castigo per più tempo nel Monistero di Venafro –

Che una tale Luisa Monti, cugina del ripetuto Sig. Franceschelli, storpia  ed in condizioni fisiche da non poterle permettere il matrimonio, l’Arciprete fecele prendere in marito un suo Nipote, in guisa che la roba della stessa, non maritandosi sarebbe ricaduta al Sig. Franceschelli, ed oggi certamente no, perlocché questo fatto fu ragione di novelle inimicizie –

Che per gli avvenimenti del 1860 contra il Sig. Franceschelli fu elevato il grido di  reazionario, quando nel 1848 lo era per liberalismo.

Ed è pubblicamente noto come il denunziante  Croce Pollice abbia il tutto ordito nella casa dell’ Arciprete Sig. Milano, tanto contra il Sig. Franceschelli che di altri ancora, di tal che la prima processura  venne dall’abolita G.C. Criminale di Molise  messa in non cale, e rinnovatesi le denunzie dal Pollice, queste, per sostenerle in quasi tutte vengoni indicati come testimoni il Sig. Arciprete e suoi nipoti –

Per siffatte ragioni, e per altre ancora

a voti unanimi

La Giunta, rispondendo alle inchieste del Sig. Giudice Istruttore, sul suo onore e coscienza dichiara ripassare tra il Sig. Arciprete D. Damaso Milano e sua famiglia con D. Domenico Franceschelli la più implacabile inimicizia, di tal che gli uni contro dell’altro, e l’altro contra gli uni non possono che operare nel fine di dare sfogo ad una vendetta personale, perlocché niuna fede i detti e scritti dell’Arciprete e sua famiglia contro Franceschelli, e di questi contra quelli possono meritare –

Di tutto ciò si è redatto la presente deliberazione da rimanere allegata nel corrispondente registro, rimanendo a carico del Sindaco  lo invio di una copia al Sig. Giudice Istruttore – Il Sindaco Domenico Sabella – Beniamini Franceschelli e Clemente Pizzi componenti la Giunta Municipale –

 

Visto del Sindaco

Domenico Sabella

Miranda 7 Gennaio 1864

 

Per copia conforme

Ludovico Gentile Segretario

 

Rif. pag. 96

 

AMMINISTRAZIONE

COMUNALE

N° 20

Miranda lì 17 Gennaio 1864

Signore

Le rimetto l’apoca dette nosicte     giusta il notamento ricevuto dagl’individui di questo Comune, meno in esso Clemente Pizzi che si fa tenere l’estratto; come pure i Certificati di fortuna dei medesimi per l’uso convenevole

Il Sindaco

Domenico Sabella

Al Signor

Sig. Giudice Istruttore

del Tribunale del Circondario

d’Isernia

 

segue estratto di nascita in latino di Clemente Pizzi 17 Novembre 1796

 

Rif. pag. 98

 

Si certifica da me qui sottoscritto Segretario Comunale di Miranda, che avendo perquisito i registri di nascita dagli atti dello Stato Civile di questo Comune ho rinvenuto D. Domenico Franceschelli figlio di Vincenzo, ed Angela Sabella, esser nato il giorno 23 Gennaio 1827

2 D. Nicola Franceschelli figlio di Nicandro, e Maria Gentile esser nato il giorno 10 Aprile 1815

3 D. Gaetano Sabella figlio di Giacinto e Domenica Mucci, esser nato il giorno 11 Febbraio 1832

4 Erennio Sabella figlio di Giacinto e Domenica Mucci esser nato il giorno 12 Aprile 1838

5 Giuseppe Patriarca figlio di Filippo, e Teodora Franceschelli, esser nato il giorno 17 Gennaio 1813

6 Beniamino Franceschelli figlio di Giambattista e Concetta gentile, esser nato il  giorno due Novembre 1825

7 Antonio Pizzi figlio di Clemente, e Felicia Tortola esser nato il giorno 11 Maggio 1835

8 Raffaele Pizzi figlio di Clemente, e Felicia Tortola, esser nato il giorno 20 Gennaio 1827

9 Domenico Sabella figlio di Liborio e Teresa Cassiano o Cofriano, esser nato il giorno 29 Gennaio 1820

10 Donato Pizzi, figlio di Giovanni e Pia Fasano, esser nato il giorno 24 Novembre 1818

11 Domenico Petrino figlio di Felice e Maddalena Apollonio, esser nato il giorno 24 Aprile 1840

12 Vincenzo Celli, figlio di Francesco e Maria Tortola, esser nato il giorno 16 Aprile 1814

In fede del vero ne rilasciamo il presente, da valere per uso di giustizia penale

Miranda 17 Gennaio 1864

Per copia conforme

Visto del Sindaco

Domenico Sabella                                                         Il Segretario comunale

Ludovico Gentile

seguono i certificati di fortuna ( catasto provvisorio di

Giuseppe Patriarca fu Filippo

  1. Domenico Franceschelli di Vincenzo

 

 

 

Rif. pag. 101

 

Si comunichi al Pubblico Ministero

 

Isernia li 2 Feb. 1864

Errico Nolè

 

 

Visti gli atti

Ritenuto che dal processo risultano gravi indizi di reità contro Clemente e Raffaele Pizzi, e per conseguenza è indispensabile interrogarli

Il Procuratore del Re

Richiede spedirsi contro i medesimi mandato di cattura

 

Isernia 14 Febbraio 1864

firma illegibile

 

 

Rif. pag. 102

 

Mandato di Cattura

 

Noi Errico Nolè Giudice del Tribunale Circondariale d’Isernia, Applicato all’Ufficio d’Istruzione

Visti gli atti del procedimento, e le conclusioni del Pubblico Ministero date de’ 14 Febbraio 1864 –

A tenore dell’art. 184 del Codice di Procedura Penale –

 

Ordiniamo

 

La cattura di Clemente Pizzi fu Vincenzo, di anni 67, contadino nato e domiciliato in Miranda, e del di lui figlio Raffaele, di anni trentasette contadino nato e domicilia in Miranda, come imputati di cospirazione ed attentato per cambiare la forma di Governo, eccitamento alla Guerra Civile tra gli abitanti della stessa popolazione, arresto arbitrario e grassazione in danno di Luigi Brunetti di Bojano, reato avvenuto in Miranda in Ott.e 1860, e contemplato dagli art. 156, 157, 596, 597, e 598 Codice Penale –

A tale effetto richiediamo l’arma de’ Reali Carabinieri di condurli avanti di Noi, uniformandosi alla Legge per essere i medesimi interrogati su i fatti loro addebitati

Richiediamo pure tutti i depositari e gli agenti della Forza pubblica di prestare man forte per l’esecuzione del presente mandato –

 

Isernia lì 17 Febbraio 1864

Il Giud. Ap.to all’Istr.e

Errico Nolè

Nota: Rimesso in doppio il mandato di cattura ai Carabinieri

 

 

Rif. pag. 103

 

Al Signore

Sig. Giudice Istruttore del Tble Circondariale d’Isernia

 

Signore

Clemente Pizzi, ed i suoi figli Raffaele, ed Antonio;

Giuseppe Patriarca, e Beniamino Franceschelli proprietarii domiciliati in Miranda sentendosi imputati per non so qual crimine, domandano di presentarsi alla Giustizia –

 

Isernia 21 Febbraio 1864

 

Giacomo Marrucino    Patrocina

 

 

Visti gli atti e la domanda

Visto il Decreto del 17 Feb.° 186 N° 4 °

Ritenuto che pel titolo del reato può essere applicata una pena superiore al primo grado dei lavori forzati, e per conseguenza la domanda di libertà provvisoria è inammissibile

 

Il Procuratore del Re

 

Chiede dichiararsi non esser luogo a deliberare sulla domanda

 

Isernia 29 Febbraio 1864

  1. Del Allocato ?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rif. pag. 104

 

Carabinieri Reali

7 Legione

Luogotenenza d’Isernia

N° 934 Div  3

Risposta alla lettera N° 521

del 17 Febbraio (abbr p° p°)

Carte ammesse

N° 1

OGGETTO

Invio processo verbale di

vane ricerche di Clemente e

Raffaele Pizzi da Miranda

 

 

All’Illmo Signor Procuratore

del Re presso il Tribunale

Circondariale d’Isernia

 

Isernia, 21 Marzo 1864

 

Qui soccartato pregiami trasmettere alla S.V. Ill.ma il processo verbale di vane ricerche dei nominati Clemente e Raffaele padre e figlio Pizzi da Miranda, colpiti da mandato di cattura da Codesto Sig. Giudice Istruttore come imputati di cospirazione ed attentato per cambiare la forma del Governo ed eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti dello stesso comune ed altre, rimessami coll’emarginata riverita di lei nota, i quali risultano latitanti nei d’intorni di quel comune dove furono mai sempre stati ricercati infruttuosamente siccome protetti dai loro compaesani.

 

Il Luog,,te Comand,,te la Luog za

firma illegibile

 

Rif. pag. 105

 

Divisione di Benevento

Compagnia di Campobasso

Luogotenenza d’Isernia

Stazione d’Isernia

N° 124

 

Processo Verbale di vane

ricerche delli nominati

Clemente e Raffaele Pizzi

 

Carabinieri Reali

7 Legione

 

L’anno mille ottocento sessantaquattro alli venti del mese di Marzo verso le ore 10 ante nel comune di Miranda / Isernia

Noi Isolato 1° Antonio Vice Brigadiere, e Riva 4° Bartolomeo guardiano entrambi dell’arma assudi oapudi addetti alla qui contro ??tro stazione dichiariamo che vestiti della nostra divisa nell’ora e luogo su indicato si riunivano infruttuosamente al proprio domicilio ?? nominati Pizzi Clemente fu Vincenzo d’anni 70 , ed il di lui figlio Raffaele d’anni 26 entrambi di professione sarti nati e domiciliati in detto Comune, assieme colpiti da mandato di cattura spiccato da questo Sig. Giudice Istruttore in data 17 Febbraio 1864, trasmesso dal Sig. Comandante la Luogotenenza al Comandante la Stazione con ufficio del 18 p,,° p,,° Febbraio N. 515 siccome i suddetti individui trovasi imputati di cospirazione ed attentato per cambiare la forma di governo ed eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti dello stesso comune ed altro, dalle indicate ricerche risulta che i medesimi sono latitanti nel tenimento comune proprio. Di quanto sopra abbiamo compilato il presente processo verbale di vane ricerche in duplice copia una da trasmettersi all’autorità richiedente ed alla ai nostri Sig. Superiori

Fatto e chiuso in Isernia data come sopra e siamo sottoscritto

 

Isoloato 1° Antonio V. Brigadiere

Riva 4° Bartolomeo ?????????

 

 

 

 

 

Connotati di Clemente

Statura alta, capelli misti

Ciglia ed occhi  castagni

Naso grosso, bocca media

Mento Tondo, viso ovale

Colorito naturale

 

di Raffaele

statura alta, capelli ciglia neri

barba crescente, occhi castagni

Naso Bocca regolare, mento

oblungo, viso ovale, colorito

naturale

 

Rif. pag. 106

Nota: Si comunichi al Pubblico Ministero per favorire le sue conclusioni in merito

Isernia lì 25 Marzo 1864

Il Giud. Ap.

Errico Nolè

Rif. pag. 107 in bollo da C.50

 

Al Sig. Giudice Istruttore

presso il Tribunale Circondariale d’Isernia

 

Signore

Clemente, e Raffaele Pizzi di Miranda inputati di crimine chieggono essere abilitati alla presentazione previa cauzione

Lo Sperino

Isernia 24 Aprile 1864

Gaetano Fazio difensore

 

Nota: Si comunichi insieme al processo al Pubblico Ministero

Il Giud.

  1. Nolè

 

Vista la sottoscritta domanda e gli atti

Ritenuto che la grassazione di cui sono imputati i petenti è quella deffinita dall’art.° li (dall’art. 4) dell’art. 596 Codice Penale, e per il a.li (N. 4°)del’art.597 vien punita coi lavori forzati a tempo ostensibile ad anni 15

Ritenuto in forza del Decreto dei 17 Febbraio 1861 tt li il beneficio della libertà provvisoria può essere accordato a tutti gl’imputati di crimine che ponno essere puniti con il 1° grado dei lavori forzati a tempo, quando il mandato di cattura non si trovasse eseguito: or nella specie concorrono tutti gli estremi indicati dallo accennato Real Decreto.

Ritenuto che la cauzione deve essere proporzionata alla fortuna dell’imputato, alla qualità del reato, ed ai danni che ha prodotto.

Visti gli articoli 197 e seguenti Codice di procedura penale

Il Procuratore del Re

Chiede farsi diritto alla domanda previa cauzione di L. 400 da prestare nei modi legali compresa la cifra di L. 100 per multa, ove non si presentassero all’esecuzione della sentenza, e fatto obbligo di eligere domicilio nella residenza di questo Tribunale

 

Isernia 26 Aprile 1864

firma illegibile

 

Rif. pag. 108

L’Istruttore

Visti gli atti contro

Clemente e Raffaele Pizzi di Miranda

Imputati di

Grassazione ne’ sensi del n° 4° dell’art° 596 cod. pen.

Letta la requisitoria del P.° M° di questo giorno

Vista la domanda di essi Pizzi, i quali hanno chiesto di spontaneamente presentarsi e rimanere in libertà provvisoria dietro cauzione –

Poichè il reato è punibile ne’ termini del citato articolo da meno del 2° grado dei lavori forzati dei lavori forzati –

Poichè la cauzione di quattrocento lire chiesta dal P° M° può equamente ricevere una minauzione

Ordina

Uniformemente alla requisitoria del P°M° che Clemente e Raffaele Pizzi sieno ammessi a spontanea presentazione con la cauzione di lire trecento, dietro obbligo di presentarsi ad ogni richiesta del Magistrato, ed eleggendo domicilio nella residenza di questo Tribunale

 

Isernia lì 26 Aprile 1864

? de Sanctis

 

note: Scritto ai Carabinieri pel richiamo del mandato di cattura

X

richiamandoli i mandati di cattura

? de Sanctis

 

 

 

 

 

Rif. pag. 109

 

in bollo C. 50

N: 590 del Reg. Mod°. vol:1° – fol:60

Clemente e Raffaele Pizzi di Miranda hanno depositato la somma di lire trecento per ottenere la libertà provvisoria, giusta l’ordinanza del Sig. Giudice Istruttore d’Isernia de’ ventisei andante num°. 244

Isernia lì 27 Aprile 1864

Il Ricevitore

 

 

V° per la validità del deposito e per la esecuz- della citata ordinanza

L’Istr.

? de Sanctis

 

 

 

fascicolo e

Tribunale del Circondario di Isernia – Corte d’Assise di Campobasso

Vol 7°

Volume delle deposizioni dei testimoni

 

Generalità degli imputati

Clemente Pizzi ed altri imputati nello annesso elenco

 

Titolo e data del reato

Cospirazione ed attentato contro il Governo e grassazione

 

Data dell’arresto

Fuori carcere

 

Indicazione della parte lesa

Luigi Brunetti

 

fino a pag. 179 non trascritte

 

FATTO STORICO ( Per gli avvenimenti del 17 e 18 ottobre 1860 a Castelpetroso)

Tribunale del Circondario di Isernia

 

Giudicato Regio di Carpinone                          Mandamento di Carpinone

 

Processo

Contro

 

Cosmo Armenti ed altri di Castelpetroso giusta il notamento annesso al volume 1°

 

Imputati di

 

Cospirazione ed attentato diretto a cangiare e distruggere la forma del governo e di altri reati, giusta il suddetto notamento annesso al Vol. 1° = avvenuti in Castelpetroso dal 6 al 18 ottobre 1860

 

Ben sei crudel se tu già non ti duoli

…………………………………………………

E se non piangi di che pianger suoli?

Dante

Fatto storico

 

“Moviamo taciti e rispettosi, orme leggiere stampiamo, giacché umana polve in questo suolo calpestiamo!

“Chi son desti?

“Seguaci del prode di Montevideo, del Varese, Marsala, Milazzo, Capua……..

“Come moriano e qui insepolti rimanevano?

“Il fratello da’ tristi sedotto

“Il fratello infelice svenò!

“E perchè?………. e quando?……..

“ed……. in………qual modo?

“Sperarono quelli un caduto trono rialzare e la sera del 17 ottobre 1860

“i secondi a colpi di pietra, o scure

“o fucile massacrarono ed uccisero.

 

Tale dolorosa storia narravaci amica voce, ma ben più funesta tragedia approfondimmo dalle seguenti pagine.

Si avvanziamo mesti, si orme leggiere stampiamo, chè troppo di questo suolo biancheggia di ossa di fratelli! Si una lagrima ed una prece di riposo a quelle anime sorelle a cui è amor tomba la valle, al par del calvario santificata, dal ruscello fiancheggiata e dalla solitudine circondata: la Valle che atteggiata a dolore non più produce la mesta viola, non più rallegra col canto dell’usignuolo, non più imparadisa coll’azzurro del cielo; il ruscello che non più mormora quasi a rispetto del riposo degli estinti, la solitudine che non più risponde colla dolente eco! Possa cittadina carità di gentile anima fare in modo da additarti ai lontani nepoti con modesta pietra ed umile croce! Chè, se il vederli ancora insepolti fa dispetto, anzichè attribuirlo ad umana neguizia, facciamolo dipendere dagli altissimi voleri di Dio che forse nell’avello medesimo non vuole uniti e l’uccisore e l’ucciso.

Ma i prodi di colui che fece rivivere gli Argonauti sotto Giasone, i 300 alle Termopoli, il pugno di Normanni sotto Guaimario e che riputavano tai cose o esagerazioni dell’antica favola, o finzioni del fervido intelletto de’ Greci, o slancio della delicata poesia italiana sino a tanto che non vedemmo ciò possibile colla spedizione de’ mille, com’erano sopraffatti in queste contrade? Vi furono Eroi che li superarono? No. Mirate gli sciagurati sedotti, vedeteli appiattati e dietro la quercia e dietro la rupe: aggrediscono l’inerme, son sopra a chi non ha compagni, ed uccidono e spogliano,e spogliano ed uccidono con aguato e prodizione!

Infelice de Sanctis! Sventurato Caropreso! I vostri carnefici son noti: la notte non ricopria col suo denso velo le mani che si rendeano impure col macchiarsi dello innocente vostro sangue! D’Uva Fiore, Forte Martino, Giancola Cosmo, Notte Isidoro, Vecchiarelli Addolorato e Vincenzo,

Zappitelli Amodeo, Carmine e Marino, di Francesco Domenico ed altri risponderanno alla Giustizia della vostra vita; ma voi cento altri a noi ignoti, e che pur mesti avete fatti o genitori o figli, o madri o spose, ed in mancanza di tutto noi vostri fratelli, la Patria, Deh sorgete, almeno per poco, ed additate di chi cadeste vittime, poichè a stento la giustizia potè liquidare Armenti Innocenzo, Bertone Domenico, Cicchino Fiore Michele, Cifelli Giovanni, Cifelli Nicola, D’Uva Giovanni, Follieri Giovanni, Follieri Celidonio, Follieri Nicola, Giancola Celidonio, Giancola Ginesio ed Agostino, Giancola Diamante, Ricci Liberato ed Alessio, Tamburro Nicola, Tamburro Domenico,Tamburro Giovanni, Toto Candido Zappitelli Domenico dal perchè il mistero della notte, come dicemmo, ricoprì, a nostro dispetto, i fraticidi, che l’un l’altro si celarono, si scusarono,                si difesero; e le vittrici truppe italiane, so pravvenute ? per vendicarvi, maggiormente fecer chiuder la bocca a’ colpevoli: e se i sopradetti con altri si scopriano o fu perchè appena consumato il reato ebbero la impudenza vantarsene nella lusinga d’un premio, come s’era lor fatto sperare da’ tristi, o perchè nel dì consecutivo non cessarono d’essere feroci, disumani.

Ma fu la speme di rialzare un trono che spinse le masse contro quest’infelici? No, tre volte no, già il dicemmo:

Il fratello da’ tristi sedotto

Il fratello infelice svenò

E noi spogliandoci da ogni prevenzione, da cronista imparziale dir dobbiamo che ne’ tre volumi del processo altro non vediamo che l’ingordigia della preda, il pregiudizio, il fanatismo religioso. Maledetto chi seppe profittare della ignoranza delle masse per inspirare a queste tali sentimenti! Il centesimottavo salmo è poca cosa per costui e più di questo s’abbia il disprezzo della posterità, l’abborrimento della Patria! I Garibaldini furono designati spogliatori delle sostanze, rapitori delle donne altrui, nemici di Dio e della Religione sua, ma chi leggerà queste carte ch’è vera storia, perche storia contemporanea, franca e scevra di passioni, si persuaderà che i borboni difensori non ebbero, o che almanco se indirettamente questi esseri negativi credettero giovarli non agirono co’ mezzi ch’ha l’uomo che appoggia la giusta causa, la causa del diritto. Gli atroci misfatti che si consumarono da’ pretesi difensori di chi si dice discendente di S. Luigi, non hanno neppure uno sdrucito lembo della veste politica; non onoriamo di tanto le belve in forma umana, saressimo simili alla Curia Romana che elevò a Santo un Gusman che la Società ebbe ribrezzo chiamare uomo!

Ma ancora Tranguggiamo sino all’ultima stilla il calice delle amarezze.

Il disgraziato Caropreso il 18 ottobre, giorno successivo alla disfatta della Colonna Nulli, è trovato seminudo, semivivo tra le campagne, E’ recato su di un asino in Castelpetroso: vuolsi menare in Isernia con altri compagni suoi, ma giunto al Cimitero S. Giuseppe / orribile e fatale coincidenza / cade spossato: domanda l’ultima parola del conforto dal ministro della Religione dell’Uomo-

Dio, e nel raccomandarsi l’anima, implora pel corpo, e forse si avea la vita ma sopraggiunge un tigre= Di Francesco Domenico= questi lo percuote, lo strazia: gl’impone gridare Viva Francesco 2  ,colla fede del martire cristiano grida Viva Vittorio Emmanuele  .   è ucciso……….là muore!

Pace all’anima tua, diletto fratello, il nome tuo da oggi prende onorato posto nel martirologio italiano, ed a me resta dire

“Bella immortal benefica

Fede ai trionfi avvezza

Scrivi amor questo…………

E troppo affranto l’animo nostro per occuparci di Armenti Giacomo che piucchè tristo stolto, ed anzichè stolto ebbro tentò promuovere una reazione nello stesso Comune di Castelpetroso il 6 ottobre. Lo seguirono chi per tema, chi per buona disposizione e chi benanco per frenarlo Martella Angelo, Felice Cifelli, d’Uva Nicola pel primo motivo, pel secondo Orfano Giovanni Cifelli Nicolangelo, Cifelli Giovanni, Cifelli Arsenio, d’Uva Cosmo, d’Uva Giovanni, Mancini Giuseppe d’Isernia, pel terzo Armenti Cosmo ed Armenti Fiore.

Spacciandosi lo stesso tener carta bianca e cariche concede e disarmi eseguisce, ed arresti consuma, che per buona ventura tristi conseguenze non produssero, poichè un uomo si trovò che tanto frastornò, quello stesso che da vero ministro della vera Religione cristiana tanti uccisi sepellì, vogliam dire Armenti Sacerdote Giovanni. 

Ma tacer possiamo di chi suscitò l’allarme contro i Garibaldini?  Elementi gravi contro Forte Tommaso, da denuncia presentata, risultavano. Fu questa sviluppata, e se gravi rimaser le pruove o svanirono; se idea di giustizia spinse il denunciante o privata vendetta, a chi giudicherà l’ardua sentenza. Fosse la seconda cosa chè ripugnerebbe il pensiero che pur l’uomo culto si fosse D’infamie macchiato, e questa nostra speranza è avvalorata quando vediamo ch’ il Forte co’ figli Ettore ed Ernesto furon bersaglio de’ tristi nel 6 ottobre detto anno.

Il Giudice

  1. di Giuseppe

Processo di Castelpetroso-La sentenza della Corte di Assise Circolo di Campobasso

 

 

Processi Politici

 

Fonte: Archivio di Stato di Campobasso b. 125 f. 1-2 e 126/1-7

 

Cosmo Armenti, Fiore Arcaro e altri sono accusati di cospirazione, furti, arresti arbitrari e uccisione di Garibaldini – Castelpetroso 1860.

 

 

Moviamo taciti e rispettosi, orme leggiere stampiamo, giacché umana polve in questo suolo calpestiamo!

 

Trascrizione a cura di Gennaro Trivisonno

In nome di Sua Maestà

Vittorio Emmanuele II

Per la Grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d’Italia

 

La Corte di Assise Circolo di Campobasso composta dai Signori

Carlo Adinolfi       Consigliere Presidente

Zaccaria Conti

Giudici  del  Tribunale  per  i  Signori  Falcone  e  Viola, Giudici  della  Corte, il

primo infermo, ed il secondo in congedo

Federico Cinque

 

Con l’intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal Sig. Biagio Russo Procuratore del Re ff: da Procuratore Generale

Ed assistita dal Commesso Sig. Francesco de Socio

 

– Nella causa del Pubblico Ministero –

Contro

 

1°.  Amodio Zappitelli fu Antonio di anni quarantanove, contadino povero di Castelpetroso.

2°.  Fiore d’Uva fu Filippo di anni ventinove bracciale povero di Castelpetroso.

3°.  Vincenzo Vecchiarelli di Pasquale di anni venticinque calzolaio povero di Castelpetroso.

4°.  Diamante Giancola di Celidonio di anni trentacinque, bracciale possidente di Castelpetroso.

5°.  Domenico Zappitelli fu Gabriele di anni trentatré bracciale povero, coniugato di Castelpetroso

6°.  Addolorato Folliero fu Antonio di anni ventisette bracciale, coniugato povero di Castelpetroso.

7°.  Domenico di Francesco alias Santantuono fu Antonio di  anni  cinquanta  contadino  povero  di Castelpetroso.

8°.  Addolorato Vecchiarelli di Pasquale di anni trentatré,  ferraro, celibe, povero di Castelpetroso.

9°.  Giovanni Cifelli fu Giuseppe di anni trentuno, contadino possidente coniugato di Castelpetroso.

10°. Celidonio  Giancola   fu   Gennaro   di   anni   sessanta   contadino   coniugato, possidente  di Castelpetroso.

11°. Domenico Bertone di Tobia di anni trentuno sarto coniugato, povero di S. Angelo in Grotte.

12°. Nicola Cifelli fu Generoso di anni trentadue contadino possidente di Castelpetroso.

13°. Nicola   Folliero   fu    Domenico   di   anni   sessantaquattro   contadino   vedovo,  povero   di Castelpetroso.

14°. Michele   Giancola   fu   Cassiodoro   di   anni   trentuno   contadino  coniugato,  povero,  di Castelpetroso.

15°. Ginesio Giancola fu Pasquale di anni cinquantuno contadino coniugato, povero di Castelpetroso.

16°. Giovanni Ruoto fu Filippo di anni trentasei, guardaboschi, coniugato povero di Castelpetroso.

17°. Agostino Giancola  fu  Pasquale  di  anni  cinquantaquattro  proprietario, coniugato con  figli di Castelpetroso.

 

Accusati

 

  1. Di attentato avente per oggetto di cambiare la forma del Governo, e portare la strage contro una classe di persone (tutti).
  1. Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonché d i furto, in persona  ed  in  danno di  D. Nicola de Sanctis.
  1. Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonché di furto in  persone ed  in  danno  di  un Garibaldino.
  1. Di complicità in  grassazioni  accompagnate  da  omicidi, in  persona  di  trentatré  Garibaldini.
  1. Di omicidio volontario in seguito di sedizione in persona del medico Sig. Salvatore  Caropreso .
  1. Di recidiva.

 

Udita in pubblica udienza la lettura del Verdetto dei Giurati

Udito il Pubblico Ministero

Udito il rappresentante della parte Civile

Udita la difesa e gli accusati che ultimi hanno avuta la parola

Poiché dalla dichiarazione dei Giurati risulta che lo accusato Amodio Zappitelli è colpevole di aver commesso la sera del diciassette ottobre milleottocentosessanta omicidio volontario nella persona di  D. Nicola de Sanctis.

Che gli accusati Fiore d’Uva e Giancola Diamante sono colpevoli di complicità necessaria nell’omicidio sudetto.

Che l’accusato Vecchiarelli Vincenzo è colpevole di complicità non necessaria nello stesso omicidio.

Poiché dal Verdetto stesso risulta, che gli accusati Fiore d’Uva, Amodio Zappitelli, Giancola Diamante, Zappitelli Domenico, Folliero Addolorato, sono colpevoli come esecutori materiali di furto di varii oggetti a danno dello stesso de Sanctis.

Ch’essi d’Uva Fiore, Zappitelli Amodio, Giancola Diamante, Zappitelli Domenico, Folliero Addolorato, nonché Vecchiarelli Vincenzo sono colpevoli di complicità necessaria nel furto a danno di de Sanctis per aversi prestato vicendevole aiuto ed assistenza.

Poiché dallo stesso Verdetto risulta che gli accusati di Francesco Domenico, Vecchiarelli Addolorato, Giancola Celidonio, Bertone Domenico, Cifelli Nicola, Cifelli Giovanni, Folliero Nicola, Giancola Michele, Giancola Ginesio, Ruoto Giovanni, e Giancola Agostino sono colpevoli di avere nella notte del diciassette a diciotto Ottobre milleottocentosessanta fuori Castelpetroso, presso l’aia della Sig.ra Ferrara, prendendo parte attiva in rissa insorta tra più persone, portata la mano sopra alcuno dei più Garibaldini in quella contrada rimasi uccisi, ciascuno pel complesso di più ferite.

Che gli accusati di Francesco Domenico, Cifelli Giovanni, Bertone Domenico, Cifelli Nicola, Giancola Michele, Giancola Ginesio, Ruoto Giovanni e Giancola Agostino sono colpevoli di avere, nella suddetta notte del diciassette a diciotto Ottobre milleottocentosessanta, fuori Castelpetroso, presso l’aia della Signora Ferrara, commesso furto di vestimenta, di danaro, di armi e di altri oggetti a danno di uno o più dei suddetti Garibaldini uccisi.

Che tale furto fu commesso in tempo di grave calamità.

Che l’accusato Domenico di Francesco è colpevole di avere, nel giorno diciotto Ottobre milleottocentosessanta, commesso omicidio volontario nella persona di Salvatore Caropreso.

Poiché i reati suddetti furono commessi nel tempo, in cui erano in vigore le Leggi Penali del 1819 di poi abolite, e per la disposizione compresa nell’articolo terzo Codice penale vigente debbonsi applicare le pene più miti tra quelle stabilite nei due Codici.

Visti gli articoli trecentocinquantacinque, settantaquattro, settantacinque, quattrocentonove, quattrocentoventiquattro, trecentonovanta, trecentocinquantasei, ventisei, quattrocentoundici, quattrocentodiciasette, ottantasette Leggi penali del milleottocentodiciannove, cinquecentotrentaquattro, centotre, centoquattro, cinquecentosessantaquattro, seicentosei, seicentootto, seicentoventidue, centonove, quarantacinque, quarantasei, cinquantaquattro, cinquantasei, sessantasei, ventuno, ventidue, centododici, centodiciasette, settantacinque Codice penale, cinquecentocinquantatre, cinquecentocinquantaquattro, cinquecentocinquantasei Codice di Procedura Penale ( dei quali si da lettura ).

Poiché l’esecutore di omicidio volontario, per le leggi penali del 1819, è punito col 4°= grado dei ferri, cioè per anni venticinque a trenta e pel Codice ora vigente è punibile con la pena dei lavori forzati per anni venti.

I complici necessari, per ambedue i Codici, sono puniti al pari degli autori principali del reato; mentre i complici non necessari, per le leggi del 1819, sono puniti con uno a due gradi meno e pel nuovo Codice la pena può essere diminuita di uno fino a tre gradi secondo le circostanze.

Poiché il furto qualificato pel valore, per ambedue i Codici è punito con la pena della reclusione.

Poiché la reità di aver preso parte attiva in una rissa offendendo una persona, che rimanga uccisa, per le Leggi penali del 1819 è punita con la pena della ferita grave pericolosa di vita, cioè col secondo a terzo grado di prigionia: e pel codice ora vigente, tale reità è punita con la pena della relegazione non maggiore di anni dieci o anche col carcere.

Poiché, per le Leggi del 1819, non era qualificato pel tempo il furto ammesso in tempo di grave calamità  e però tale circostanza non qualifica pel tempo i furti commessi a danno dei Garibaldini nella notte del diciassette a diciotto Ottobre milleottocentosessanta.

Poiché, nel concorso di due o più crimini importanti più pene temporanee dello stesso o di diverso genere, devesi applicare la pena più grave aumentata secondo il numero dei reati e la qualità delle pene incorse, ed ove occorra di aumentar la pena, oltre il maximum, l’aumento deve avere luogo entro il limite di anni cinque.

Poiché il giudizio presente è relativo a fatti avvenuti nell’Ottobre milleottocento sessanta, e Bertone Domenico fu condannato a pena di carcere nel milleottocentosessantadue, per lo che esso Bertone non è recidivo, ma invece è reiteratore – E poiché la reità contro di lui dichiarata per le Leggi del 1819 costituisce delitto ed è punibile con una pena del carcere, non è applicabile la disposizione compresa nella seconda parte dell’articolo centodiciasette e la condanna, che si va a pronunziare, contro esso Bertone, nella presente sentenza, dev’essere scontata dopo la pena pronunziata con la precedente sentenza del milleottocentosessantadue.

Sull’azione civile

Poiché la dichiarazione del Sig. d’Onofrio, genero del fu D. Nicola de Sanctis, che costui, partendo da questa Città, nel giorno sedici Ottobre 1860, avesse portato nel valiciotto militare ducati cinquecento, cioè ducati quattrocento ricevuti dalla Ricevitoria Generale per le spese occorrenti alla colonna dei Garibaldini, e ducati cento di particolare danaro di esso de Sanctis, è confermata dalle dichiarazioni di due testimoni Zarrelli, secondo le quali uno di essi pose la somma suddetta nel valiciotto, e l’altro fu presente a tale operazione.

Poiché gli stessi testimoni assicurano, che dalla partenza fino al tempo della uccisione del de Sanctis, nessun pagamento fu fatto, e la somma di dicati cento di particolare peculio è mancata agli eredi pel furto commesso.

Poiché gli altri ducati quattrocento erano stati consegnati dalla Ricevitoria Generale al de Sanctis nella qualità di Quartier Mastro della colonna, e la erede parte civile non avrà sofferto danno, pel furto di questa somma, insino a che non sarà molestata dalla cassa pubblica.

Poiché dalla discussione appare, che esso de Sanctis altra somma di danaro portava nella cinta – Nessuna spesa si è provato, che egli avesse fatto dalla partenza da Campobasso insino alla uccisione, e però devesi ammettere la seconda partita nella nota specifica.

Poiché; giusta il Verdetto, il de Sanctis fu derubato dell’orologio, della carabina, di due pistole e dell’uniforme, ch’egli indossava e questi oggetti si valutano, arbitrio boni viri, nella somma di lire cinquecento.

Poiché; secondo la dichiarazione del Sig. d’Onofrio, il Signor Nicola de Sanctis non esercitava alcuna professione, ne alcuna industria, che avesse portato lucro pecuniario alla famiglia – Egli aveva invece un patrimonio immobiliare del valore di lire centotrentamila circa.

Per l’amministrazione delle sue proprietà immobili egli aveva un agente, il quale era investito pure del mandato di convenire gli affitti.

Esso Signor de Sanctis vigilava le sue proprietà, recandosi a Monacilioni, ove quelle son poste, una o due volte l’anno, e si occupava in questo suo domicilio della vendita dei generi, che riceveva per gli estagli.

Questa cura personale di lui, si ammette pure, che avesse recato un lucro, al patrimonio della famiglia, di cinquecento lire l’anno; ma le spese necessarie per la sua persona per fermo superavano di gran lunga questo lucro – Laonde non è dimostrato, che avesse la erede sofferto alcun danno, nei materiali interessi, per la morte del Signor de Sanctis e col danno materiale non devesi confondere il danno gravissimo morale, che non può avere estimazione pecuniaria.

Poiché la competenza attribuita al Giudice penale, nei casi di condanna e dello esercizio dell’azione civile contemporaneo a quello dell’azione pubblica, di liquidare, nella sentenza, i danni domandati dalla parte civile, se la istruzione offra gli elementi necessarii per determinarne la quantità non ha derogato alle norme stabilite nel Codice di procedura civile per la liquidazione del compenso dovuto all’avvocato.

Poiché; quando non si domanda il compenso minimo, è necessario lo esperimento di conciliazione innanzi il consiglio degli avvocati o innanzi il Presidente del Tribunale di Circondario.

Poiché la domanda della parte civile sulla quantità del danno viene per piccola parte accolta.

 

 

Per tali considerazioni

       1°

Condanna

 

  1. Zappitelli Amodio alla pena dei lavori forzati per anni ventidue
  2. d’Uva Fiore e
  3. Giancola Diamante alla pena dei lavori forzati ciascuno per anni venti
  4. Di Francesco Domenico alla pena dei lavori forzati per anni ventitré
  5. Vecchiarelli Vincenzo alla pena della reclusione per anni sei
  6. Zappitelli Domenico
  7. Folliero Addolorato alla pena della reclusione, ciascuno per anni tre
  8. Bertone Domenico
  9. Ruoto Giovanni alla pena del carcere ciascuno per anni cinque a contare dalla esecuzione della presente sentenza
  10. Giancola Michelangelo alla pena del carcere per anni cinque a contare dal dì del suo arresto
  11. Vecchiarelli Addolorato
  12. Cifelli Nicola
  13. Cifelli Giovanni
  14. Folliero Nicola
  15. Giancola Ginesio
  16. Giancola Agostino alla pena del carcere, ciascuno per anni tre, a contare dal giorno del rispettivo arresto
  17. Giancola Celidonio alla pena del carcere per anni due, a contare pure dal dì del suo arresto_

 

– Condanna –

 

Zappitelli Amodio, d’Uva Fiore, Giancola Diamante,Zappitelli Domenico e Folliero Addolorato alla sorveglianza speciale della Pubblica Sicurezza, ciascuno per  anni tre dopo la pena prinicipale

 

 

 

– Dichiara incorsi –

 

Zappitelli Amodio, Zappitelli Domenico, d’Uva Fiore, Giancola Diamante, vecchiarelli Vincenzo e Folliero Addolorato nella interdizione legale durante la rispettiva pena.

 

Condanna inoltre essi Zappitelli Amodio d’Uva Fiore, Giancola Diamante, Vecchiarelli Vincenzo, Zappitelli Domenico, e Folliero Addolorato solidalmente al pagamento di lire milleventisette a favore della parte civile Sig. a= Elisabetta de Sanctis e ad un terzo delle spese del giudizio a pro della stessa parte civile liquidate in Lire sette, cent. 30 e 3/5 di cent.mo gli altri due terzi li dichiara compensati.

 

Riserva alla parte civile qualunque diritto nel caso sarà molestata dalla pubblica amministrazione per i ducati quattrocento consegnati al Sig.= Nicola de Sanctis nel dì sedici Ottobre milleottocentosessanta per le spese occorrenti alla colonna dei Garibaldini.

Per la liquidazione del compenso dello Avvocato della parte civile non trova allo stato luogo a deliberare.

Condanna infine tutti essi colpevoli solidalmente alle spese del procedimento a favore del Regio Erario.

Giudicato a Campobasso, oggi li dieci Aprile milleottocentosessantacinque

 

CAdinolfi

Zaccaria Conti

Federico Cinque

Francesco de Socio

 

 

 

Collazionata

Gui… Stinziani

 

Colonna Mobile in Isernia Colonnello Nullo

                  

Certamente  la  legittima   curiosità   di  conoscere   la  verità  sulla Colonna Mobile del Col. Nullo in Isernia  c’è, non accontentandoci semplicemente  del  racconto  fatto  dai  “vincitori”.      Purtroppo i documenti, sempre  di parte, non  ci sono  almeno  per tre semplici motivi:                                                                                                                                        1) non  sono   stati  prodotti   documenti  di   tipo politico  in quella    occasione;                                                                                                                                2) i  documenti  compromettenti  vengono  fatti  sparire  da  chi  ha questo interesse;                                                                                                                  3) i documenti sono in qualche collezione privata.                                              In  conclusione,  di    questa    spedizione,  ci    ritroviamo    solo    dei  documenti contabili  perché prodotti  dal  Corpo  dell’Intendenza  e          che, malgrado tutto, ci svelano i loro segreti, vediamoli un pò!

Archivio di Stato di Torino – Esercito Meridionale – Corpi vari Colonna Mobile in Isernia (Nullo)  Mazzo 227

Colonna Mobile 1° Reggimento Cacciatori dell’Etna – Buono per piastre 72 e tari 3

 

pagina in costruzione

Foto-Ritratti-Monumenti e Lapidi

Giuseppe Garibaldi (1807-1882)Francesco Nullo -Tenente colonnello di cavalleria – aiutante di campo del Dittatore (1826-1863Alberto Mario – Capitano dello Stato Maggiore di Garibaldi       (1825-1883)Vincenzo Caldesi – Maggiore di fanteria- Ufficiale d’Ordinanza   Stato Maggiore del Gen. Garibaldi (1817-1870)Emilio Zasio – già Capitano – Guide a cavallo di Garibaldi              (1831-1869)Pietro Lavagnolo (Il ragazzo al centro della foto)Giovanni GhirardiniPietro GottiGiuseppe Taschini Brescia 12 maggio 1829 M. 1865Giuseppe Cesare AbbaVincenzo CarboneliFrancesco de Feo

Girolamo PallottaAchille CampofredaLeopoldo CannavinaDomenico Trotta

Gioacchino Toma-Legione del Matese-PittoreLapide ad Antonio BettoniRosalia MontmassonLapide ai caduti 1859-1866  – Temistocle Mori – Castelpetroso 1860Lapide a Emilio ZasioGiuseppe Babini – Capitano GaribaldinoMichele Massa – Lapide Tombale – Cimitero di Monacilioni CBTabacchiera d’oro donata da Vittorio Emanuele II a Vincenzo Cimorelli per averlo ospitato nella notte del 23 Ottobre 1860 nel Palazzo Cimorelli di Isernia prima di recarsi ad incontrare Garibaldi a Taverna Catena di Teano.

Bibliografia

Molise- Settembre / Ottobre 1860

Cronologia sintetica degli eventi risorgimentali del 1860

P R O L O G O

5 maggio 1860
I Mille si imbarcano a Quarto, a poca distanza da Genova, su due piroscafi della compagnia Rubattino, il Piemonte e il Lombardo.

11 maggio 1860
Garibaldi sbarca a Marsala e subito si dirige verso l’interno

15 maggio 1860
Si combatte a Calatafimi il primo scontro della spedizione: Garibaldi deve affrontare circa 3000 soldati napoletani comandati dal generale Francesco Landi che, stupito della inattesa combattività garibaldina, ordina la ritirata.

27-30 maggio 1860
Garibaldi entra a Palermo dopo una serie di finte per ingannare i napoletani sulle sue intenzioni e conquista la città dopo duri combattimenti, anche grazie all’insurrezione popolare.

25 giugno 1860

Francesco II, seguendo i consigli dei francesi e nell’ultimo disperato tentativo di salvare il <<traballante>> trono, con atto sovrano del 25 giugno ripristina la costituzione del 1848.

5 luglio 1860

Francesco II, richiamando l’articolo 12 della costituzione, con legge provvisoria istituisce la Guardia Nazionale con lo scopo di tutelare l’ordine pubblico e di sostituire ed integrare, all’occorrenza, le truppe regolari e la gerdarmeria nell’azione di difesa contro l’avanzata dell’esercito garibaldino.

 

20 luglio 1860
Battaglia di Milazzo: a costo di pesanti perdite, superiori a quelle degli avversari, i garibaldini costringono forze napoletane superiori all’interno della fortezza.

27 luglio 1860

Il processo di rinnovamento si realizza con la sostituzione di uomini di stampo reazionario con uomini meno compromessi con il vecchio sistema e più aperti alle nuove idee . In Molise all’intendente Giuseppe Tortora Brayda posto in quiescienza subentra Domenico Trotta.

Nel breve periodo dell sua caricaTrotta cerca,con avvedutezza, di vigilare sulla sicurezza della Provincia.

 

Ieri, in occasione della festa di San Mercurio, si è rigirato il coltello nella piaga, mettendo a disposizione degli interessati la cartolina celebrativa con lo speciale annullo filatelico riguardante il preteso garibaldino Trotta. Sul retro della cartolina, si legge che Trotta “accettò di collaborare con lui [cioè con il nuovo governatore Nicola De Luca] come Delegato di Governo”. Niente di più falso. Il De Luca aveva invitato sì il Trotta a collaborare, ma don Domenico con moto di legittimo orgoglio non accettò ne allora né mai più, preferendo rientrare a Toro e ritirarsi a vita privata.

Fine luglio 1860

Nicola de Luca, su proposta dell’intendente Domenico Trotta, è il nuovo sindaco di Campobasso in sostituzione di Cesare Palombo: un incarico che egli accetta, dopo aver rifiutato quello di intendente della Provincia cui Liborio Romano l’aveva chiamato.

Ad Isernia viene nominato sindaco Stefano Jadopi (7 settembre) e sottointendente

1 agosto 1860

L’intendente Trotta in una circolare indirizzata ai Sottointendenti, Capi di compagnia delle Guardie Nazionali, Giudici Regi, Parroci e Sindaci rimarca significatamente di essere informato di come alcuni che io dichiaro nemici del Paese, vanno insinuando nelle menti de’ balordi che lo Statuto autorizzi ad occupar una parte della proprietà altrui. Esorto – aggiunge Trotta – “ogni impiegato ed ogni gentiluomo ed ogni sacerdote a concorrere ad eliminare dalla mente di ognuno questa idea trista.”

 

2 agosto 1860

I contadini del paese di Bronte insorgono e uccidono una ventina di nobili. Il 6 agosto alcune compagnie di garibadini guidate da Nino Bixio occupano il paese e dopo un processo sommario fucilano cinque supposti capi della rivolta.

19 agosto 1860
Dopo alcuni tentativi falliti, Garibaldi riesce a passare lo stretto di Messina e a sbarcare in Calabria. Dopo alcun scontri le forze napoletane, agli ordini del generale Ruiz, si arresero consegnando le fortezze sullo stretto.

Nonostante l’invito di Garibaldi, Campobasso tarda all’insurrezione.

Nei primi giorni di settembre giunge in Molise  il colonnello Teodoro Pateras (esercito meridionale) che spinge per la costituzione a Campobasso di un governo provvisorio, ma è costretto a recedere per l’opposizione del governatore de Luca e del comitato molisano, preoccupati per i rischi che correrebbe la cittadina per la presenza rilevante di  truppe borboniche e per la posizione strategica troppo esposta al nemico.

Basta un giorno e, a Isernia, si cambiano bandiere: il fresco Sottointendente Giacomo Venditti, insediatosi solo il 26 agosto, ammaina quella gigliata dei Borboni e issa lo scudo savoiardo;

LA STORIA ATTRAVERSO I DOCUMENTI

Antologia cronologica

Archivio di Stato di Torino – sez Riunite

Archivio di Stato di Campobasso

Legione Volontari del Sannio (de Feo) ASTo – Mazzo 230 1860-1861

 

1- Lettera di Vincenzo Carbonelli  – Avellino 24 Agosto 1860:                 “Vi prego amici carissimi stare pronti a l’altra mia chiamata, che sarà l’ultima in parola, e la qualificatrice di fatti

   3- Lettera di Vincenzo Carbonelli – Ariano 31 Agosto 1860                        “La provincia di Salerno, Cosenza sono in armi e fanno belle cose, ora tocca a noi dare il colpo di grazia alla tripla tirannia”

4-Istruzioni del Comitato centrale di Molise de’ due settembre 1860

Notizie della Provincia “Il Sannita n. 2 1860”  2 Settembre Partenza  dei volontari    PDF 

5- Lettera del Capitano Pallotta circa lo invio de’ volontari

6- Lettera del Capitano Pallotta circa lo invio de’ volontari

7- Lettera del Capitano di Fragneto l’Abbate

9-10- Uffizio del Comitato di Campobasso de’ 4 Settembre 1860

11- Lettera relativa ad invio di volontarii – Monacilioni 5 Settembre 1860

 

Processi Politici

Archivio di Stato di Campobasso – Processi Politici – b.125/1-2 e   126/1-7 – Cosmo Armenti, Fiore Arcaro e altri sono accusati di cospirazione, furti, arresti arbitrari e uccisione di garibaldini.  L’orribile notte di Castelpetroso 17-18 ottobre 1860

LA SENTENZA

 

FATTO STORICO

Per gli avvenimenti del 17 e 18 ottobre 1860 a Castelpetroso

 

Archivio di Stato di Campobasso – Processi Politici – b.125/1-2 e   126/1-7 – Cosmo Armenti, Fiore Arcaro e altri sono accusati di cospirazione, furti, arresti arbitrari e uccisione di garibaldini.  L’orribile notte di Castelpetroso 17-18 ottobre 1860

 

Palmerino Cifolelli, Domenico Petrino e altri sono accusati di reazione, saccheggio, arresti arbitrari e omicidio- Miranda1860 Busta 131/1-5 fasc.b  GIUSEPPE SURIANI 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

Processi Politici