PER VINCENZO CALDESI

Di

Giosuč Carducci

OTTO MESI DOPO LA SUA MORTE

Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria,

Dormi, Vincenzio mio:

De' subdoli e de' fiacchi oggi č l'istoria

E de i forti l'oblio.

Deh non conturbi te questo ronzare

Di menzogne e di vanti!

No, s'anco le tue zolle attraversare

Potessero i miei canti

E su 'l disfatto cuor sonarti come

La favolosa tromba,

No, gridar non vorrei di Roma il nome

Su la tua sacra tomba.

Pur, se chino su 'l tumolo romito

Io con gentile orgoglio

Dir potessi – Vincenzio, risalito

Abbiamo il Campidoglio, –

Tu scuoteresti via da le fredde ossa

Il torpor che vi stagna,

Tu salteresti su da la tua fossa,

O leon di Romagna,

Per rivederla ancor, Roma, a cui 'l verbo

Di libertŕ gittasti,

Per difenderla ancor, Roma, a cui 'l nerbo

De la vita sacrasti.

Dormi, povero morto. Ancor la soma

Ci grava del peccato:

Impronta Italia domandava Roma,

Bisanzio essi le han dato.

Marzo 1871